ICONE ANNI 80 – parte 1

Anche se il mio spirito è più legato agli anni ‘70, è negli anni ‘80 che sono cresciuto. Quindi ho cercato di risalire alle icone che secondo me hanno contraddistinto quel decennio e hanno plasmato il nostro immaginario. Allora non tutte queste icone mi sembravano così potenti, però, ripensandoci oggi, è innegabile che mi hanno tutte influenzato, in un modo o nell’altro.
ICONE ANNI 80 - parte 1
ICONE ANNI 80 – parte 1

I BRAND

ICONE ANNI 80: il matrimonio di Lady D e Carlo

La favola della principessa dei rotocalchi, Lady Diana, dalla bellezza trasognata; il culto dei brand (le scarpe “Timberland”, gli occhiali “Ray Ban”, Enrico Coveri, il look dei paninari…) e quello dell’alta moda (la Milano delle grandi sfilate, il successo degli stilisti italiani, le giacche femminili con le spalline oversize…); il lusso sfrenato e ostentato sia dai potenti criminali di “Scarface” (regia di Brian De Palma) sia dai poliziotti di “Miami Vice”, con Don Johnson che veste Armani e guida una Ferrari bianca, e Tom Selleck che alle Hawaii è “Magnum P.I.” e guida una Ferrari rossa… Per non parlare di “American Gigolo”, diretto da Paul Schrader, dove Richard Gere è tutto firmato Armani, dall’intimo al cappotto. In contrasto, ma forse neanche troppo, i look trasgressivi di Madonna, con catene, borchie e crocifissi, e George Michael, elegante ma con orecchini così grandi che non passano certo inosservati.

GLI YUPPIES RAMPANTI

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ICONE ANNI 80: Michael J. Fox

Le icone sexy del periodo sono Kim Basinger e Mickey Rourke, protagonisti di “9 settimane ½” (regia di Adrian Lyne). La copertina dell’album “Rio” dei Duran Duran (artista Patrick Nagel) rappresenta perfettamente la patinata società del successo. Sono gli anni degli yuppies rampanti che raggiungono giovanissimi l’apice della carriera e altrettanto velocemente ricadono al suolo come meteore (il romanzo “Le Mille Luci di New York” di Jay McInerney insegna). Ma sono anche gli anni della disillusione, dei sogni che non si sono avverati, delle battaglie perse e dei compromessi: “Il Grande Freddo” di una generazione che si rende conto di aver barattato gli ideali della contestazione giovanile con la tranquillità di una vita agiata, ma terribilmente vuota. Regia di Lawrence Kasdan.

IL PUNK

ICONE ANNI 80: il punk dei Clash e il tormentone “Should I stay or should I go?”

Forse il punk estremo che esplode in quegli anni è una reazione provocatoria al mondo del lusso e del successo. Film come “Mad Max” di George Miller e “1997 Fuga da New York” di John Carpenter ci regalano una nuova estetica, trash e post-apocalittica. Anche il videoclip di “The Wild Boys”, singolo dei Duran Duran (la band più famosa del momento) ispirato all’omonimo romanzo di William Burroughs (“Ragazzi selvaggi”), è intriso dell’estetica punk fantascientifica di “Mad Max”. Proprio il regista del clip (Russell Mulcahy) aveva suggerito ai Duran Duran il tema della canzone.

La società globalizzata si affaccia in “Blade Runner” (regia di Ridley Scott), con il suo melting pot (o melting “pop”?) di etnie assembrate in una metropoli ipertecnologica e decadente: un caleidoscopio di disparità e contrasti, avvolto nelle musiche di Vangelis (che aveva già composto l’indimenticabile colonna sonora del film di Hugh Hudson “Momenti di Gloria”).

GLI EROI

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ICONE ANNI 80: Tom Cruise in Top Gun

E gli eroi? Da una parte c’è Tom Cruise che in “Top Gun” (regia di Tony Scott) incarna il sogno degli adolescenti di diventare il miglior pilota di F-14 della U.S. Navy e di far impazzire d’amore la bella istruttrice Kelly McGillis: tutto molto cool! Dall’altra parte c’è “Rambo” (interpretato da Sylvester Stallone e diretto da Ted Kotcheff)), Berretto Verde reduce del Vietnam, unico sopravvissuto della sua unità, duro, solitario ed emarginato, che ha imparato le tecniche di guerriglia e da solo, pieno di ferite, è capace di tener testa a polizia, militari e servizi deviati. Poi c’è Tony Manero in “Staying Alive” (interpretato da John Travolta e diretto da Sylvester Stallone), reduce dalla “Febbre del Sabato Sera”, eroe della disco music in cerca di riscatto che, come Rambo, non si piega davanti a niente e nessuno, ma vuole “restare vivo” ad ogni costo, fra coreografie epiche e allenamenti massacranti che ricordano quelli di “Rocky”. Sul versante femminile, indimenticabile Jennifer Beals, la ballerina operaia di “Flashdance” (regia di Adrian Lyne), che danza sulle note travolgenti di Giorgio Moroder, che ci aveva già regalato la colonna sonora di “American Gigolo”, con la canzone di culto “Call me”, cantata da Deborah Ann Harry dei Blondie.

Però il fascino dell’eroe che sembra non appassire neanche nel nuovo millennio è quello di “Indiana Jones” (regia di Steven Spielberg), l’archeologo avventuriero, cacciatore di antichità e di oggetti leggendari come l’Arca dell’Alleanza o il Sacro Graal, che, alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale, viene sballottato tra Il Cairo, Shangai, Venezia, l’India, la Turchia, il Sahara… Con la sua ironia affronta i viscidi avversari e sopravvive a malefici, trappole ingegnose e fughe rocambolesche. La frusta e il cappellaccio di Harrison Ford lasciano il segno.

L’HORROR

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ICONE ANNI 80: Freddy Krueger

Le storie di Indiana Jones (avventura venata di mistero e di apparizioni soprannaturali) mi riportano alla mente un altro mito esploso in quegli anni: “Dylan Dog”, l’investigatore dell’incubo, che ha il volto di Rupert Everett. Nato dalla fertile immaginazione di Tiziano Sclavi, è un fumetto horror dell’editrice Bonelli: paura e ironia hanno decretato il suo successo.

Anche Michael Jackson punta sull’horror e raggiunge il successo con “Thriller” (il videoclip ad alto budget girato da John Landis, regista di “Un lupo mannaro americano a Londra”). David Bowie pubblica un album dal titolo inequivocabile: “Scary Monsters (and Super Creeps)” e scrive “Cat People”, una canzone per il film di Paul Schrader “Il bacio della pantera” (remake del film omonimo che Jacques Tourneur aveva diretto nel 1942).

Si consolida la fama di registi di culto dal fascino sulfureo e inquietante, come David Cronenberg (”Scanners”, “Videodrome”, “Inseparabili”) e David Lynch (“The Elephant Man”, “Velluto blu”).

John Carpenter dirige “La Cosa”, fantahorror agghiacciante (non a caso ambientato in Antartico) che si apre con la fuga disperata di un husky nella neve, inseguito da un elicottero da cui gli sparano senza riuscire a colpirlo. Purtroppo una pericolosa entità aliena si è impadronita del cane e presto si impadronirà degli uomini.

Anche in televisione gli alieni sono particolarmente crudeli e assumono sembianze umane. In “V – Visitors” una razza di rettili extraterrestri vuole sostituirsi agli umani. Si nutrire di animali vivi e la scena della finta donna che si mangia un topo è disgustosa al punto giusto.

Solo Steven Spielberg riesce a bilanciare la paura del diverso che proviene dallo spazio dirigendo “E.T.”, dove l’indifesa creatura extraterrestre, caduta per errore sulla Terra, vorrebbe tornare al suo pianeta di origine (celeberrima la frase “E.T. telefono casa”, diventata un divertente tormentone). Solo un gruppo di ragazzini fa di tutto per aiutare il piccolo alieno. E ci riesce! Fiabesca la corsa notturna in biciletta, quando la bicicletta prende il volo (letteralmente) sullo sfondo di una luna gigantesca. Premio oscar a Carlo Rambaldi per gli effetti speciali.

Non sempre i ragazzini incontrano creature indifese. Wes Craven inventa la figura di Freddy Krueger, serial killer di bambini che, dopo essere stato ucciso, ritorna in vita, manifestandosi negli incubi delle sue nuove giovani vittime, sfigurato dalle ustioni e con guanti dai lunghissimi artigli affilati. Dà vita alla terrificante saga di “Nightmare”.

Anche l’esordio di Sam Raimi è terrificante: ne “La casa” un gruppo di adolescenti trova un libro di formule magiche capaci di evocare spiriti demoniaci. Brividi conditi con molto sangue.

Jack Nicholson aveva aperto le danze all’inizio del decennio con “Shining”, diretto da Stanley Kubrick e tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King. Come dimenticare il bambino che pedala sul triciclo lungo i corridoi deserti dell’Overlook Hotel fino a incontrare i fantasmi delle due gemelline uccise dieci anni prima nella stanza 237?

Vedi anche ICONE ANNI 80 – PARTE 2

https://www.youtube.com/watch?v=JEUhx9NiDGw

 

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