GIAPPONE ISOLA SADICA – SHUNGA: L’EROTISMO nell’ARTE GIAPPONESE

Al contrario dell’Occidente, la rappresentazione dell’atto sessuale nei paesi asiatici era, in passato, cosa comune.
Le stupefacenti sculture dei templi indiani di Khajuraho, risalenti all’anno 1000 circa, hanno un aspetto educativo e spirituale.
I dipinti erotici cinesi del periodo Ming (1368-1644) sono raffinate opere d’arte in cui gli sfondi dettagliati hanno la stessa importanza dei protagonisti.
In Giappone, nel periodo Edo (intorno al 1600), fiorì la moda delle stampe erotiche chiamate “Shunga”.
Nonostante fossero ufficialmente vietate dalle rigide imposizioni censorie dello shogunato, la loro diffusione e il loro commercio diventò di moda. Le immagini erotiche venivano stampate su blocchi di legno in formato libro, su fogli singoli oppure, le più preziose, su rotoli.

"Le romantiche avventure di Man'emon" di Suzuki Harunobu
“Le romantiche avventure di Man’emon” di Suzuki Harunobu
"Le romantiche avventure di Man'emon" di Suzuki Harunobu
“Le romantiche avventure di Man’emon” di Suzuki Harunobu
“Le romantiche avventure di Man’emon” di Suzuki Harunobu
“Le romantiche avventure di Man’emon” di Suzuki Harunobu

Gli shunga a volte erano solo dei divertimenti a tema erotico, alcuni venivano stampati a scopo etico/educativo, altri sono dei veri capolavori d’arte.

Hokusai

Quasi tutti i più importanti pittori dell’epoca produssero degli shunga a partire da Katsushika Hokusai (1760-1849). Celebre il suo “Sogno della Moglie del Marinaio” che descrive una scena di passione fra una donna e due piovre.

Harunobu

Il più famoso Shunga è il libro “Le romantiche avventure di Man’emon” di Suzuki Harunobu (1725-1770). Man’emon, grazie a una pozione donatagli da due fate, è in grado di rimpicciolirsi tanto da poter entrare inosservato nelle camere da letto dei suoi vicini di casa. Le immagini mostrano i protagonisti impegnati ad amoreggiare mentre il piccolo guardone si nasconde nei dettagli del dipinto intento a deriderli o fare commenti sulle loro prestazioni.

Moronobu e Jihei
Hishikawa Moronobu
Hishikawa Moronobu

Hishikawa Moronobu (1618-1694) e Sugimura Jihei (1681-1703) sono fra i più prolifici e famosi creatori di Shunga. I tratti di entrambi gli artisti sono stilizzati ed essenziali. Le loro composizioni sono spesso in bianco e nero e successivamente solo dei particolari vengono colorati a mano, in genere i vestiti femminili.

Utamaro e Kiyonaga

Anche Kitagawa Utamaro e Torii Kiyonaga, due fra i più grandi artisti giapponesi, dipinsero alcuni Shunga raffigurando l’atto sessuale talvolta  in modo esplicito, altre in modo estremamente raffinato.
Utamaro, in particolr modo, seppe definire la sensualità e l’animo femminile. Esemplare il suo dipinto “Lovers in the Upstairs Room of a Teahouse” in cui gli amanti si fondono in un abbraccio uno nell’altro. L’uomo stringe con impazienza la spalla di lei, lei lo accarezza sensualmente attirandolo a sé, ma il ventaglio della donna riporta una frase scherzosa che rende ambigua la scena: “Il becco intrappolato / in una conchiglia / il beccaccino / non se ne può volare via / una sera d’autunno.

"Lovers in the upstairs room of a teahouse" Kitagawa Utamaro
“Lovers in the upstairs room of a teahouse” Kitagawa Utamaro

Il British Museum di Londra ospiterà fino al 5 gennaio 2014 una mostra sui Shunga: “Shunga – Sesso e Piacere nell’Arte Giapponese” la più completa mostra sull’arte erotica giapponese mai allestita.

Hishikawa Moronobu
Hishikawa Moronobu
Hishikawa Moronobu
Hishikawa Moronobu
Sugimura Jihei
Sugimura Jihei
Torii Kiyonaga
Torii Kiyonaga
Sugimura Jihei
Sugimura Jihei
Sugimura Jihei
Sugimura Jihei
Sugimura Jihei
Sugimura Jihei

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