APOCALISSE PERSONALE – capodanno 999
Apocalisse personale (Signal to Noise) è una graphic novel inusuale. Niente supereroi o spettacolari epopee. Solo il flusso di pensieri di un malato terminale. Opera poetica e ambiziosa pienamente riuscita visto che a sceneggiarla è un Neil Gaiman ancora fertile e un Dave McKean lasciato senza guinzaglio.
Un regista intellettuale è alle prese con la sceneggiatura del suo prossimo film ambientato in Europa alla fine dell’anno mille. Il quotidiano del regista si mischia con le sequenze del film che scorrono nella sua fantasia, ma gli viene diagnosticato un cancro. La sua vita cambia e cambiano i suoi personaggi. Tutto si mischia. Le persone reali iniziano a sbiadire, ad avere sempre meno senso. Medici, amici, familiari e colleghi si confondono con i personaggi del suo film in attesa dell’apocalisse promessa.
La scrittura è intimista. Segue i flussi di coscienza del protagonista.
I disegni sono quadri portentosi che mischiano svariate tecniche. McKean usa fotografia, dipinti, schizzi, fotocopie creando un suggestivo e rigoroso collage. Talvolta le vignette sono criptiche e oscure difficili da interpretare. In altre il tratto viene sporcato da interferenze televisive o da pixels. Le tavole a tutta pagina che dividono i 10 capitoli del fumetto, invece, sarebbero da incorniciare. Con i 4 cavalieri dell’apocalisse McKean si confronta con l’arte classica. Malattia sembra un quadro di Anselm Kiefer, Guerra una sorta di Alberto Savinio infernale, Carestia un omaggio a Bill Sienkiewicz (?) e Morte, ovviamente, Pieter Bruegel.
Apocalisse personale è una riflessione sulla morte e sull’arte.
Pubblicato in Italia nel 1993 dalla lungimirante rivista Corto Maltese.