FANTAITALIA – Dieci domande a FRANCESCO VERSO

Dieci domande a FRANCESCO VERSO Scrittore ed editore, uno fra i primi a dare risalto alla fantascienza non anglofona, in particolare a quella cinese.

B-SIDES:          Scrittore, traduttore ed editore. Hai vinto diversi premi come scrittore: Premio Urania con E-Doll (2009), Premio Odessa (2013) e Premio Italia (2014) con Livido, Premio Urania con Bloodbuster (2015). Sei fra i pochi scrittori italiani pubblicati all’estero. Recentemente un tuo racconto è stato inserito in un’antologia curata da Lavie Tidhar: il bellissimo La nave verde. Come editore hai ottenuto vari riconoscimenti, fra cui il Premio Italia come miglior curatore e il premio della European Science Fiction Society per i libri pubblicati da Future Fiction (2019). In Italia, il tuo è un percorso piuttosto originale e sempre in ascesa. Puoi fare un bilancio della tua carriera? E come sei passato da scrittore a fondatore della collana Future Fiction?

Francesco VersoFrancesco Verso: In effetti, l’inizio è stato complicato e ci sono voluti parecchi anni per ritagliarmi un mestiere e una credibilità in questo settore. Nel 2008 l’IBM mi ha messo in mobilità dopo 8 anni di lavoro come IT Specialist; nello stesso anno è nata mia figlia Sofia, ho completato un corso da redattore editoriale presso l’agenzia Oblique e ho vinto il primo premio Urania con e-Doll.
In quell’anno ho deciso di fare il grande salto nel buio e darmi 3 anni per riuscire a convincere me stesso e la mia famiglia di non star buttando via tempo ed energia in un’impresa impossibile.
Quindi ho fatto uno stage di 3 mesi presso la casa editrice Dino Audino, ho collaborato per un paio d’anni con la Kipple Officina Libraria come co-direttore della collana Avatar, e all’incirca nel 2013 ho avuto l’idea del progetto Future Fiction.

All’inizio, un po’ per inesperienza e anche per un lecito timore di fallire, ho proposto la collana a Mincione Edizioni, e per due anni ho lavorato come direttore editoriale di Future Fiction all’interno di questa casa editrice romana.
Poi, i progetti sono diventati così importanti da dover essere gestiti in modo indipendente e così – grazie all’aiuto di Francesco Mantovani e Vito Buda – ho aperto l’associazione culturale Future Fiction nel 2018.
Nel frattempo, ho continuato a scrivere, a organizzare eventi come la FutureCon a settembre 2020, a lanciare progetti in forma di audiolibri e fumetti, e a tessere relazioni con l’estero tanto da arrivare ad essere pubblicato negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Cina.

Cinque antologie Future Fiction, l’intera serie “Storie dal domani” più quella sul Solarpunk, verranno pubblicate in Cina da Bofeng insieme a due miei romanzi, Livido e Bloodbusters. Inoltre sono stato scelto come Presidente Onorario del Fishing Fortress Science Fiction Center di Chongqing dove gestirò un corso di scrittura chiamato Future Fiction Workshop e a dicembre curerò un numero speciale di Apex Magazine dedicato alla fantascienza internazionale.
Direi che il bilancio è estremamente positivo.
A volte, stento a credere di essere riuscito a fare così tanto in così poco tempo. Mi ero dato 3 anni, ne sono passati 13…Francesco VersoB-SIDES:          Penso che in Italia tu sia stato uno fra i primi a dare risalto alla fantascienza non anglofona, in particolare a quella cinese. Inoltre hai fatto conoscere Vandana Singh, una delle più importanti scrittrici indiane (anche se naturalizzata americana), hai pubblicato un’antologia di fantascienza greca e hai scoperto la fantascienza cubana. Come hai maturato questo interesse e quali sono le scoperte editoriali che ti hanno dato più soddisfazione? Come scegli gli autori da pubblicare? Fai personalmente dello scouting?

Francesco VersoFrancesco Verso: La ragione del mio interesse per la fantascienza non-anglofona è duplice: il primo motivo è dovuto al fatto che andando il libreria trovavo quasi sempre (con rarissime eccezioni) lo stesso tipo di libro, scritto da un autore americano/inglese, bianco, eterosessuale, di religione cristiana e sin troppo spesso morto da almeno 20-30 anni, quindi mi sono chiesto che fine avesse fatto il resto del mondo?
Possibile che il futuro venga raccontato soltanto da un unico punto di vista così privilegiato?
Possibile che non esistano altre narrazioni al di fuori di quelle proposte dalla grande editoria in lingua inglese?
Così mi sono messo a cercare, a tradurre e a pubblicare le migliori scrittrici e i migliori scrittori al mondo di fantascienza, i quali, poiché nati in paesi non anglofoni sono stati semplicemente ignorati da oltre 30 anni. Inutile dire che ho trovato centinaia di tesori sepolti, o solo inascoltati.
Ad oggi ho pubblicato oltre 160 storie in traduzione da 10 lingue e 25 paesi diversi.

Il secondo motivo è una diretta conseguenza del primo: pescare storie sempre nello stesso lago consente di prendere sempre le stesse narrazioni mentre andando a pescare nell’oceano è più probabile trovare pesci diversi, spesso fantastici, se non addirittura meravigliosi.
Solo così è possibile mantenere vivo il genere e rinnovarne i canoni sia dall’esterno (per allargamento e ibridazione) sia dall’interno (per competizione).
Se esiste un aspetto della globalizzazione che non ha controindicazioni è proprio quello culturale, laddove altrimenti si rischia la metastasi culturale, una sorta di moltiplicazione commerciale e pigrizia editoriale capace di oscurare qualsiasi altra narrativa che non sia quella dominante.

Quindi, cercando storie fuori dalla lingua inglese, mi sono imbattuto nella fantascienza cinese, che già da alcuni anni stava producendo ottime storie. Sicuramente il libro che mi ha dato più soddisfazioni è stato Nebula, che ancora oggi, a quasi 4 anni dalla sua pubblicazioni rimane il titolo più venduto di tutta la collana.
Poi certamente l’antologia Antropocene, uscita nel 2018 quando ancora erano in pochi a parlarne e anche Solarpunk: Come ho imparato ad amare il futuro, che ha suscitato tanta curiosità e interesse, senza dimenticare le tante antologie sulla fantascienza non-anglofona come quella spagnola, tedesca, indiana, greca e tra poco anche africana.

I best sellers di Future Fiction
I best sellers di Future Fiction

Per quanto riguarda lo scouting, sì, cerco personalmente le storie e le leggo tutte, una per una.
In generale mi interessano le narrazioni che osano sfidare i luoghi comuni, che non hanno paura di superare i cliché, che puntano sull’originalità di un’idea o di una trama invece che sulla moda del momento o sul clamore dell’attualità; spesso sono storie che guardano al futuro prossimo, che non rimasticano le stesse cose viste e sentite in TV centinaia di volte, che forniscono un punto di vista innovativo, magari eccentrico e bizzarro ma unico, evitando il rischio dell’omologazione che è così frequente nel mainstream.
Ecco, per me, la fantascienza deve trovare il modo (per niente facile ai nostri tempi) di provocare e sovvertire il sentire comune…

B-SIDES:          Sei il primo scrittore italiano ad aver sposato il genere Solarpunk: penso ai due capitoli della saga I camminatori. Inoltre, come editore, hai pubblicato Come ho imparato ad amare il futuro, un’antologia solarpunk di autori da tutto il mondo. Una seconda antologia è di prossima uscita. Come sei approdato a questo peculiare sottogenere e quanto ne sei coinvolto?

Francesco VersoFrancesco Verso: Non ricordo di preciso come mi sono imbattuto nel termine Solarpunk per la prima volta, forse è stato in occasione dell’uscita in inglese dell’antologia brasiliana, Solarpunk – Histórias ecológicas e fantásticas em um mundo sustentáve per l’editore Draco, credo fosse il 2015. Comunque, quando pubblicai I camminatori, circa 3 anni, quasi nessuno in Italia aveva sentito parlare di Solarpunk. Oggi invece possiamo contare alcune antologie, dei siti di riferimento, una rete internazionale di riviste interessate al genere, alcuni panel a varie conferenze e sempre più autrici e autori che si cimentano in questo tipo di fantascienza… quindi sono ottimista che la narrazione distopica e quella tipica del post-cyberpunk possano trovare una valida alternativa nel solarpunk, in modo da proporre qualcosa di diverso dalla classica visione mainstream della realtà, che ormai ha difficoltà a generare “sense of wonder” ed è piuttosto disillusa e cinica nei confronti del futuro.

La saga dei Camminatori: I pulldogs e No/Mad/Land
La saga dei Camminatori: I pulldogs e No/Mad/Land

Credo che il Solarpunk possa davvero rappresentare “the next big thing” nei prossimi 30-50 anni, anche perché il dibattito ambientale non può più prescindere da quello economico e politico, è lì che si gioca la partita di quale tipo di sviluppo vedremo realizzarsi in questo secolo.
Lo sviluppo socio-economico proposto dal capitalismo, sebbene abbia da una parte arricchito milioni di persone in occidente nel corso di due secoli, ha impoverito miliardi di altre persone nel resto del mondo e inoltre ha esternalizzato i costi del proprio illusorio progresso a discapito del capitale naturale (già oggi a rischio di rinnovamento) e delle possibilità delle generazioni a venire.
Sono proprio i giovani che dovranno decide se questo sistema economico dovrà essere per forza sostituito da qualcosa di più sostenibile nel lungo periodo oppure cambiarlo in modo radicale o se invece fronteggiare le guerre e i conflitti che si prospettano all’orizzonte se non verrà fatto nulla: guerre per l’acqua, dissidi per la terra, migrazioni climatiche, emergenza ambientale, c’è in ballo la sopravvivenza stessa di miliardi di persone.

Il mio coinvolgimento nel Solarpunk è molteplice, scrivo romanzi e racconti sul genere, pubblico e traduco autrici e autori da tanti paesi diversi su Future Fiction, tengo conferenze online e dal vivo sull’argomento, partecipo a workshop di gruppo e a convegni internazionali e in generale cerco di divulgare in qualsiasi modo i temi del movimento (questo video registrato per la conferenza internazionale Inter-World-View di Hangzhou ne è un esempio!).

Francesco VersoB-SIDES:          Il cibo è un elemento ricorrente nei tuoi libri. In Antidoti umani il mondo si nutre con l’alternacibo, in Bloodbuster le barrette energetiche derivate dal sangue umano sono degli snack che danno dipendenza, nel romanzo I camminatori Nicolas soffre di disturbi alimentari. Puoi parlarci di questa tua attenzione su un argomento così delicato e attuale?

Francesco VersoFrancesco Verso: Forse perché – sin dall’adolescenza – ho sempre avuto problemi di peso!!
Inoltre credo che siamo ciò che mangiamo, e negli ultimi cento anni l’industria alimentare ha trasformato l’alimentazione da un fenomeno naturale a uno totalmente automatizzato e artificiale.
Lo sviluppo tecnologico s’inserisce nella modalità di produzione del cibo che – a leggere le etichette degli alimenti nei supermercati – non ha nulla di proveniente dalla terra bensì da un laboratorio chimico, un impianto industriale e uno studio di designer di prodotto.

L’ingegnerizzazione del cibo, il suo potenziamento molecolare e arricchimento nanotecnologico, senza contare la modellizzazione estetica e rimozione delle imperfezioni, è indice del desiderio di controllo e asservimento del sistema capitalistico alle logiche del consumo e del commercio.
L’istinto a mangiare è così profondo e insostituibile che gli esseri umani sono disposti a tutto per di assecondarlo, e quindi si rivelano anche facilmente manipolabili (specialmente i più giovani) di fronte al cibo.
Se questo bisogno non viene trattato con una giusta dose di buon senso, né difeso in maniera adeguata da chi dovrebbe anteporre la salute al profitto, il rischio è di finire come tante altre società opulente occidentali, dove il cibo è trattato prima come pura merce da ingrasso, e poi come rifiuto da smaltire, una vera e propria droga del palato che non sazia né nutre ma risponde solo a imperativi edonistici.

Per questo sin dal mio primo romanzo, Antidoti umani, ho esplorato – all’inizio in modo quasi inconsapevole e via via più chiaro – il rapporto tra ciò che mangiamo e ciò che siamo, i suoi risvolti psicologici, sociologici, e in ultima analisi antropologici e biopolitici, fino ad arrivare a I camminatori, che rappresenta il punto di arrivo di quasi dieci anni di studi, ricerche e riflessioni sull’argomento, per cui l’uomo si affranca non tanto dal bisogno di mangiare quanto dalla necessità di nutrirsi mediate l’industria alimentare abbassando in modo drastico e indefinito il suo metabolismo grazie all’uso di naniti in grado di assemblare proteine, vitamine e carboidrati da elementi semplici, grezzi e gratuiti che si trovano sul territorio come vegetali, tuberi, semi e frutta secca.

B-SIDES:          Le tue opere le paragonerei più ai romanzi di Wu Ming che a tanti altri romanzi di fantascienza. La dose fantascientifica è moderata, mentre il contesto sociale, politico e urbano è fondamentale. Nonostante le enormi differenze fra te e il collettivo, noto che nelle vostre storie i protagonisti sono persone marginali, perdenti, gente travolta dalle circostanze. L’assedio ai Pulldogs ne I camminatori, per esempio, è la cronaca di resistenza a tanti sgombri di centri sociali. I protagonisti del brevissimo racconto La nave verde sono migranti alla deriva su un gommone nel Mediterraneo. Peter Pains in Livido è un disabile. Da dove nasce la tua simpatia per questi antieroi tutt’altro che cool?

Francesco VersoFrancesco Verso: Forse perché mi interessano i segnali deboli, o forse perché credo nel potere trasformativo delle piccole azioni e nella forza – magari lenta ma inesorabile – delle singole persone di realizzare i propri desideri, se non subito, almeno nel lungo periodo. Spesso il percorso è irto di ostacoli e pieno di traversie, un riflesso della mia stessa vita che, sebbene non sia così avventurosa come quella dei miei personaggi, ha avuto numerose svolte e giravolte, alcuni errori di gioventù, cambi di mestiere, tentennamenti, ripensamenti, aggiustamenti vari prima di approdare a qualcosa di stabile e duraturo.

Del resto, senza conflitti né drammi, le storie sarebbero poco più che gusci vuoti, narrazioni poco reali e molto più banali perché sono proprio i personaggi “normali” (di rado vincenti e più spesso perdenti) i quali, spinti da desideri o necessità inderogabili, ci fanno immedesimare nelle loro sfide e provare empatia per le loro lotte personali.

Livido di Francesco Verso
Livido di Francesco Verso (2013)

B-SIDES:          Bloodbuster è un romanzo molto originale che mi ha spesso infastidito. Il sangue, il plasma, le siringhe… In qualche modo il romanzo l’ho trovato una rivisitazione della figura del vampiro. Se dovessi trarne un film, sarebbe sicuramente più un horror che un film di fantascienza. Hai mai pensato di cambiare genere? Un altro romanzo ambientato nel futuro di Bloodbuster, che viri più sul weird, credo che sarebbe davvero molto interessante. Penso, per esempio, alla figura della donatrice di sangue: metà santa, metà drogata.

Francesco VersoFrancesco Verso: Non cambierei mai genere, la fantascienza è ciò che amo di più in ogni sua forma e, sebbene da lettore legga di tutto, dalla letteratura alla saggistica, quando scrivo so bene cosa mi restituisce più piacere: la capacità di rendere uno scenario plausibile e di riportare un futuro indietro nel presente.
Comunque hai visto bene, perché con Bloodbusters volevo scrivere una storia di vampiri in chiave un po’ diversa e originale: vampiri fiscali per l’appunto.
Il romanzo si discosta molto da tutte le altre storie che ho scritto, ma è stato molto divertente scriverlo. Non ti nascondo che ho pensato anche io a un possibile secondo volume per proseguire le vicende di Anissa Malesano, la donatrice dei Robin Blood, e Alan Costa, il Bloodbuster pentito.
Per adesso non c’è nulla di concreto ma chissà, forse in futuro potrei tornarci sopra. Credo di Bloodbusters abbia il potenziale per diventare una serie TV, magari grottesca e surreale, non troppo lontana dai tempi in cui viviamo.
Ma sicuramente ci saranno delle novità su questa storia, forse già il prossimo anno, quindi aspettati di leggere una graphic novel tratta dal romanzo.

Bloodbusters di Francesco Verso
Bloodbusters di Francesco Verso (2015)

B-SIDES:          I tuoi ultimi romanzi (Bloodbuster e i Camminatori – Pulldogs) sono ambientati a Roma, una città che descrivi minuziosamente. Non parlo delle architetture quanto delle arterie stradali. Un atto d’amore per la tua città oppure la sua urbanistica, e soprattutto le sue vie di comunicazione, sono fondamentali per comprendere i due libri?

Francesco VersoFrancesco Verso: Ho atteso anni prima di avere il coraggio di ambientare un romanzo nella mia città, forse per timore reverenziale nei confronti di un luogo così complesso e antico come Roma o forse perché non avevo trovato ancora la storia giusta. Antidoti umani è un’avventura in giro per il mondo, Livido è un romanzo di formazione totalmente incentrato sul personaggio di Peter Pains e il contesto urbano è volutamente vago perché potrebbe svolgersi dovunque.
Altra cosa per Bloodbusters e I camminatori perché qui invece il paesaggio urbano esprime un proprio carattere, impone delle regole sociali, ed è quasi un personaggio a sé.
Lungo il percorso di scrittura mi sono ritrovato a studiare alcuni testi di psico-geografia e quel “London Orbital” di Iain Sinclair che ne rappresenta l’esempio migliore.
Se l’uomo è in grado di modellare il paesaggio, è altrettanto vero che il paesaggio modella l’uomo, in una relazione simbiotica che definisce entrambi.
Basti pensare che, essendo io nato e cresciuto a Roma, non saprei come riconoscere un olmo da un frassino, né un ginepro da un cedro, eppure riconosco a prima vista decine di modelli di auto e di moto… Banalmente, per mio nonno era l’opposto.
In ogni caso, non serve conoscere Roma per leggere i due romanzi, al contrario, vorrei che la città descritta fosse una Roma diversa da quella turistica, storica e ufficiale e che si presentasse alle lettrici e ai lettori sotto altre vesti, spesso trascurate o neglette.

In particolare durante la stesura di Bloodbusters, io e mia moglie Elena siamo andati in giro per Roma in cerca dei luoghi del romanzo e abbiamo costruito una mappa navigabile su Google Maps, con la possibilità di vedere lo storyboard dei vari capitoli e ascoltare i brani tratti dalla colonna.

B-SIDES:          Ho scoperto di recente che è stata tratta un’opera teatrale da un tuo romanzo. Un’altra esperienza decisamente anomala. Ce ne puoi parlare? Che riscontri hai avuto?

Francesco VersoFrancesco Verso: In realtà è un progetto che si dovrebbe realizzare dopo l’uscita di Livido in Cina la prossima primavera. Poiché sono stato nominato Direttore Onorario del Fishing Fortress Science Fiction Center di Chongqing, una compagnia teatrale di studenti universitari ha espresso il desiderio di adattare il romanzo in forma di musical.
La compagnia teatrale ha vinto alcuni premi in Cina e vorrebbe portare la fantascienza a teatro per rinnovare la drammaturgia e coinvolgere anche i più giovani. Quindi per adesso non ne so molto, anche se sono molto curioso di scoprire come andrà a finire.

B-SIDES:          In questi ultimi anni c’è stato un rinnovato interesse per la fantascienza, probabilmente innescato da alcune riuscite serie TV. Se a livello letterario la fantascienza italiana si sta ritagliando una rispettabile nicchia, stupisce che la televisione e il mercato cinematografico non sembrino ancora interessati ad approfittarne. Cosa ti piacerebbe venisse trasposto di tuo? E di un autore o autrice pubblicato da Future Fiction?

Francesco VersoFrancesco Verso: Credo che sia Livido che Bloodbusters potrebbero diventare entrambi dei film, il primo lo vedrei bene come  dramma fantascientifico, cupo e conflittuale, qualcosa a metà tra Fight Club di David Fincher, Spider di Cronenberg e L’uomo senza sonno di Brad Anderson, mentre il secondo come una satira pungente sul malaffare romano, una specie di Romanzo criminale in salsa grottesca, scanzonata e molto sopra le righe.
Invece I camminatori ha il sapore della saga, con tante voci narranti che si susseguono e vite che s’intrecciano, e si presterebbe a una trasposizione a serie TV.
L’epica dei Pulldogs – con le loro invenzioni a basso impatto ambientale, le soluzioni comunitarie e i viaggi tra Italia, Asia e Africa – renderebbe bene il tono solarpunk della narrazione.

Tra il catalogo Future Fiction, le storie pronte ad essere trasposte in serie c’è sicuramente la collana Storie dal domani per cui un volume potrebbe diventare la stagione di una serie con i vari racconti a formare gli episodi su temi antologici come ad esempio: intelligenza artificiale, amore/sesso futuro, immortalità digitale, cambiamenti climatici, il tutto declinato attraverso i tanti paesi e le varie culture che compongono la narrazione.

L'antologia di Clelia Farris recentemente tradotta in inglese
L’antologia di Clelia Farris recentemente tradotta in inglese

B-SIDES:          Se non sbaglio l’unica scrittrice italiana pubblicata da Future Fiction è la bravissima Clelia Farris. Come mai solo lei?

Francesco VersoFrancesco Verso: In realtà abbiamo pubblicato anche Nicoletta Vallorani, Giovanni de Matteo e Andrea Viscusi, oltre a Clelia Farris (la cui antologia La consistenza delle idee è stata da poco pubblicata negli Stati Uniti da Rosarium Publishing con il titolo Creative Surgery per la traduzione di Rachel Cordarso e Jennifer Delare).

E tra qualche tempo pubblicheremo dei racconti di Linda De Santi, Romina Braggion e Stefano Tevini. Poiché pubblichiamo così tante autrici e autori da tutto il mondo, può sembrare che trascuriamo l’Italia, ma non è così.
Crediamo nell’equa distribuzione di futuro e l’Italia è presente e fa sicuramente la sua parte.

Grazie per l’ospitalità e buon futuro! Ne abbiamo davvero bisogno.

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