IL FOTOROMANZO – Intervista a SILVANA TURZIO

Il fotoromanzo è indubbiamente la forma narrativa che più è stata squalificata dalla cultura dominante. Se tutto l’intrattenimento popolare è stato oggetto di giudizi negativi, sicuramente queste “storie per cameriere” sono sul podio dei prodotti giudicati subculturali.
Eppure, il linguaggio del fotoromanzo è ricchissimo e non può essere ridotto alle sole storie d’amore banali a lieto fine.
Silvana Turzio ha scritto uno dei saggi più interessanti e approfonditi sull’argomento: Il fotoromanzo. Metamorfosi delle storie lacrimevoli. L’ho voluta intervistare perchè ci raccontasse uno dei capitoli più in ombra della storia della produzione popolare d’intrattenimento in Italia.

Il fotoromanzo. Metamorfosi delle storie lacrimevoli
Il fotoromanzo. Metamorfosi delle storie lacrimevoli

logo bsidesmagazineB-SIDES: Qual è l’origine di questo libro?
Come sei arrivata a studiare il fotoromanzo?

Silvana TurzioSilvana Turzio: Oh, la storia è lunga ma io sarò breve. A metà degli anni ’90 mi avevano incaricato della parte italiana per il dizionario mondiale (sic!) di fotografia delle edizioni Bordas e avevo inserito una scheda sul fotoromanzo. In una tipografia del settore avevo visto qualche lucido di preparazione per i fotoromanzi, ma il procedimento di messa in relazione testo-immagine non importava a nessuno!  E quindi la scheda non era stata inserita nel dizionario. Da parte mia invece, sono stata interessata da sempre alle funzioni sociali delle immagini sia autoriali che anonime e soprattutto ho lavorato alle implicazioni tra tecnica e estetica fotografica. Non a caso ho fatto ricerche presso alcuni archivi tecnici particolari come quelli della polizia o delle colonie oltremare francesi, il fondo Lombroso, gli archivi della Scala e  quelli industriali. Certo, la fotografia d’autore ha un valore indiscusso, ma è meglio non dimenticare mai che ogni sguardo singolare poggia le sue basi sull’immenso arcipelago delle immagini popolari.

Torniamo al fotoromanzo: nel 2010 Roberta Valtorta, allora direttrice scientifica di MuFoCo, mi chiese di collaborare con la parte storica alla mostra sul progetto del fotoromanzo ‘Ricordami per sempre’ (molto interessante) che sarebbe stato presentato l’anno successivo, il 2011. Per quell’occasione avevo organizzato il convegno ‘Scene da fotoromanzo’ i cui atti purtroppo non sono mai stati pubblicati. Nel 2018 ho partecipato invece alla mostra di Reggio Emilia ‘ Fotoromanzo e poi…’ sempre curando la parte storica. Nel frattempo ‘Progetto Grafico’ e ‘Aracne’ oltre ad alcuni colleghi, italiani e francesi, mi avevano chiesto testi e conferenze sull’argomento. E così, ricerca dopo ricerca, pezzo dopo pezzo, il puzzle ha preso forma. In Università e nelle riviste più aperte ci si accorgeva che il fotoromanzo era degno di nota: una prima proposta di pubblicazione venne da Sandro d’Alessandro che aveva una lunga storia editoriale alle spalle e che da poco aveva da poco dato vita a una casa editrice coraggiosa, Et al.  Purtroppo Sandro è mancato solo qualche mese dopo.  Il progetto è rimasto nel cassetto sino a quando Maurizio Guerri – direttore della collana sulla cultura visuale di Meltemi mi ha convinto a riprovarci.

Insomma, questa lunga vicenda scandita da fermate e riprese, da scoperte e ostacoli  è diventata finalmente un libro nel 2019!

Valeria Ciangottini, fotografia Cesare Carabelli
_040_Valeria Ciangottini, fotografia Cesare Carabelli

logo bsidesmagazineB-SIDES: Quali spiegazioni si possono dare all’incredibile successo di questo medium negli anni cinquanta?

 

Silvana TurzioSilvana Turzio: Tante e cerco di passarle in rassegna nel libro. Nell’immediato dopoguerra si è creato il momento favorevole per un prodotto a poco prezzo. Come sempre succede, un imprenditore editoriale ha colto l’attimo, seguito a ruota da altri editori. Intellettuali, scrittori, fotografi tra i più impegnati e professionalmente bravi hanno seguito.

logo bsidesmagazineB-SIDES: L’origine del fotoromanzo è cinematografica.
Quello che si chiamava cineromanzo.

Silvana TurzioSilvana Turzio: L’origine più accreditata è questa, ma come cerco di spiegare nel libro, al cineromanzo si accompagnano altri elementi che giocano la loro importante parte in questa vicenda. Il fotoromanzo è al crocevia di fattori diversi, tecnici, sociali, estetici e imprenditoriali che finiscono col costruire un nuovo prodotto, squisitamente italiano.

logo bsidesmagazineB-SIDES: Presto, però, dalla trasposizione su carta dei film si passa a storie originali. Rimane sempre, però uno strano sapore, come se quelle immagini derivassero da un film fantasma…

Silvana TurzioSilvana Turzio: Certo, è il fascino eterno della storia per immagini fisse: contrariamente al cinema, come dice giustamente Gianni Amelio, nel cinefotoromanzo  e nel fotoromanzo si può sempre tornare indietro, ci si può soffermare su una pagina o su un’immagine, un po’ come la memoria che isola un’immagine e la riattiva secondo le bizzarrissime ragioni dell’immaginario, ragioni che la sequenza narrativa ignora.

Il Mio Sogno LORIS
Il Mio Sogno – GIANA LORIS

logo bsidesmagazineB-SIDES: Qual è il rapporto tra fumetto e fotoromanzo dal punto di vista storico e linguistico?

 

Silvana TurzioSilvana Turzio: Interessante e intricato.  Molti sono gli elementi in comune: la lettura ‘sonora’, la serialità narrativa, la funzione spazio-temporale della scansione tra le vignette, la costruzione grafica di ogni pagina per imprimere il ritmo della vicenda, il rapporto tra testo e immagine. Ma i due rispondono ad aspettative narrative e visuali molto diverse.

logo bsidesmagazineB-SIDES: Uno degli elementi più interessanti del tuo libro è il fatto che non ricostruisce solamente la storia del fotoromanzo “classico” ma esplora anche i molti casi di fotoromanzo politico, satirico, comico ecc.

Silvana TurzioSilvana Turzio: Bè, è la parte che ho approfondito di più perché era la meno trattata negli altri libri sull’argomento mentre a me interessava molto. Il materiale su cui lavorare è impressionante: tutta la storia italiana sociale, economica, politica e tecnica viene filtrata nei fotoromanzi. Ho fatto parecchie ricerche in varie direzioni e ho trovato delle chicche che purtroppo non ho potuto inserire in toto per via della mole che avrebbe preso il volume. Magari in una seconda occasione…

logo bsidesmagazineB-SIDES: Nonostante gli utilizzi sporadici fino ad oggi, non si è mai formato un fotoromanzo d’autore. Perché il fumetto ha potuto esprimersi a tutti i livelli dando esempi di grande qualità ed invece il fotoromanzo è percepito come un mezzo senza storia ed evoluzione?

Silvana TurzioSilvana Turzio: No, invece, ci sono stati e ci sono fotoromanzi d’autore ma non li si conosce.
E il genere si è in parte evoluto.

logo bsidesmagazineB-SIDES: Quali sono le punte più alte del fotoromanzo? Quali sono i suoi capolavori? Ci sarebbero alcune storie che meriterebbero una riproposta? 

Silvana TurzioSilvana Turzio: Ci sono stati anni nel quali il fotoromanzo era di ottima qualità per i temi scelti, per la sceneggiatura e per la realizzazione fotografica. C’erano budget importanti e vendite planetarie. Molte storie sarebbero da riproporre.

scrivania di Carabellin Mondadori
scrivania di Carabellin Mondadori

logo bsidesmagazineB-SIDES: Tra i molti giudizi negativi degli intellettuali o dei politici sul fotoromanzo quali sono i più significativi? Quali sono stati invece i primi ad intuire il valore di questo mezzo? 

Silvana TurzioSilvana Turzio: E’ una lunga storia. Non saprei dire quando inizia né quando finisce quest’emarginazione. Forse dal primo numero, forse da molto prima!  Da sempre la spada di Damocle del giudizio classista ciondola sul capo delle storie composte da immagine e testo. E per di più, quando si tratta di storie d’amore a lieto fine interviene una strana forma di autocensura. Ancora oggi mi capita di cogliere imbarazzo o più spesso un tono di sufficienza quando ho l’occasione di parlare del fotoromanzo. A sentire la maggior parte delle persone, non lo ha mai letto e chi lo ha fatto si giustifica: lo leggeva mia sorella di nascosto, la cameriera lo nascondeva sotto il letto, lo guardavo dal parrucchiere…. Mi diverte questo ‘bon ton’ ereditato da un’Italia codina. Apprezzo chi mi racconta che invece sì, lo leggeva e gli piaceva, e molto.

Il pregiudizio è stato ed è soprattutto maschile: le storie d’amore sono per donnette di poco peso, salvo nel melodramma operistico perché la musica e i suoi riti sociali giustificano tutto. Stendhal, testimone acuto della mondanità italiana notava quanto il melodramma fosse l’apoteosi rituale della neonata borghesia. La situazione così è rimasta. Quando invece la storia amorosa, foss’anche la vicenda di Tosca, viene stampata su carta da poco prezzo a disposizione di tutti, si attivano immediatamente i criteri di distinzione sociale che fanno scattare i giudizi negativi. Ricordiamoci allora che la nostra classe politica, di destra come di sinistra, dalla fine della guerra era ed è per lo più di origine borghese. Non è quindi un caso se la politica ha considerato il fotoromanzo come un utensile da sgabuzzino da usare all’occorrenza. Tout se tient, a dispetto del successo planetario del genere.

Ci sono state delle eccezioni. Alcune intellettuali più aperte e attente alle pratiche sociali delle donne, soprattutto delle giovani delle provincie e delle isole, lo hanno sostenuto perché hanno capito che dalle storie ‘lacrimevoli’ emergevano le domande e le risposte che le italiane andavano formulando e cercando su sé stesse e sul loro futuro. Il fotoromanzo ha offerto l’immagine di un possibile riscatto classista e femminista.

E poi lo hanno capito e difeso alcuni intellettuali, i più liberi; ma si contano sulle dita di una mano.

logo bsidesmagazineB-SIDES: L’apparato iconografico del libro è prezioso e ricco, cosa purtroppo non scontata per un saggio dedicato alla cultura visuale. Da quali fonti hai tratto le immagini e i documenti del libro?

Silvana TurzioSilvana Turzio: Ti ringrazio della domanda. Il bel libro di Anna Bravo (2003) non aveva illustrazioni: l’autrice, storica, partiva a sua volta da altri lavori che non presentavano immagini. Solo uno, Le carte rosa di Ermanno Detti, è molto ben illustrato ed è stato per me un buon esempio. Questa è stata la parte più lunga e difficoltosa perché la maggior parte dei fotoromanzi è introvabile e poco o male repertoriati nelle biblioteche. Capire quali leggere e pubblicare è davvero una scommessa, è fare archeologia su un campo grande e stratificato senza mezzi.

Un dettaglio del fotoromanzo “Ricordami per sempre”

Silvana Turzio ha insegnato all’Università Statale di Milano e di Bergamo. Saggista e curatrice, ha lavorato in alcuni programmi televisivi e collaborato con numerosi periodici culturali italiani e stranieri. Per il Patrimonio fotografico del ministero della Cultura francese ha prodotto mostre e cataloghi, tra cui “Corps et décors du crime” (1999) realizzata a partire da fondi archivistici istituzionali. Tra le pubblicazioni: Scala Diva (1993), Lombroso e la fotografia (2005) e Gianni Berengo Gardin (2009).

2 thoughts on “IL FOTOROMANZO – Intervista a SILVANA TURZIO

  1. Buongiorno,

    Grazie per l’intervista/l’articolo.

    Io avevo contatti con l’autrice di questo libro, Sig.a Turzio anni fa. Silvana Turzio era una collezionista delle mie fotografie in b/n. Purtroppo il contatto è andato perso e non ho più un email o telefono valido. Per caso e gentilezza mi potreste dare un contatto attuale oppure inoltrare il mio messaggio all’autrice? Grazie.

    Cordiali saluti,

    Andreas Zipperle

  2. Buongiorno, purtroppo non ho un contatto diretto di Silvana Turzio, potrebbe provare a sentire la casa editrice Meltemi o Mimesis.

    Cordiali saluti
    Stefano Rizzo

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