IL LIBRO DEI GATTI IMMAGINARI – Antologia a cura di Gianfranco de Turris

il libro dei gatti immaginariAmo i gatti perchè ispirano più l’amore per se stessi che quello per gli altri.
Questo pensiero forse scomodo, fondato sull’assioma che il giusto egoismo è in ultimo il miglior altruismo, mi è venuto alla mente cercando di riassumere il motivo per cui ammiri così tanto i felini. La loro eleganza, la loro indipendenza, la loro assoluta presenza a se stessi, il loro equilibrio, la loro naturale aristocraticità sono caratteristiche che attraggono e hanno attratto da sempre l’uomo. Senza citare il loro lato misterioso ed imperscrutabile che ha reso il gatto tra i più ricchi simboli nella storia dei miti e delle religioni antiche nonché animale caro per un numero incalcolabile di pensatori e artisti, scrittori, pittori, scultori.
Il gatto come mitologia vivente e l’amante del gatto come costituzionalmente attratto dal simbolo, dalla bellezza, dallo studio e dalla filosofia.
A riprova di non essere l’unico a pensarla così in fatto di gatti, recentemente ho ritrovato uno straordinario brano di Giorgio Manganelli.

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Philip Dick e il suo gatto

 “Mi pare del tutto evidente che i gatti, intesi come felini da studiare in laboratori di naturalisti, non esistono.
I gatti non sono gatti. Sono miniaturizzate figure mitologiche che entrano nelle nostre case, percorrono le strade, qui a Roma alloggiano in mezzo alle rovine, affollano i vicoli della città vecchia. Già questo amore dei luoghi intimi o antichi, cioè dei luoghi sottilmente umani, non può non insospettire; i gatti amano insieme la mollezza e la selvatica grazia dei luoghi affranti dal tempo; praticano i vizi colti della gola e del sonno, ma insieme sono eremitici, forastici, diffidenti, taciturni.
L’uso che l’uomo fa del gatto è del tutto fantastico, e insieme devoto.
Chi ha gatti cade in una forma di gattodipendenza che non conosce disintossicazione. L’uomo avverte la qualità mitica del gatto, e a questa oscuramente si rivolge, e ubbidisce alla qualità nobile, araldica di quell’essere dai grandi occhi e senza sorriso.
Ma il rapporto è misteriosamente binario: il gatto a sua volta sviluppa un atteggiamento che mescola assurdamente uno stile di possesso e riti di sudditanza; ma una fondamentale distanza, una sorta di mimetica trascendenza, fa sì che la signoria sia meramente recitata, accade per disposizione dell’essere umano, non è imposta; e la sudditanza è un gioco infantile e forse un gesto di mera cortesia.
Da qualche parte Konrad Lorenz ha scritto a proposito degli animali domestici – temo che questo empio linguaggio alluda anche ai gatti – che costoro credono di essere umani; poiché è chiaro che l’uomo aspira a farsi gatto, si ha uno scambio di ruoli; e non è impossibile che gatti e uomini costituiscano ciascuno la mitologia dell’altro.”

William Burroughs e il suo gatto
William Burroughs e il suo gatto

Se è vero che i gatti credono di essere uomini (o di diventare tali, come nello stupendo racconto di Fritz LeiberSpazio-tempo per saltatori”) e che gli uomini desidererebbero essere gatti (io confermo) diventa piacevole immaginare cosa vedano queste creature elegantissime con i loro grandi occhi luminosi e cosa pensino davvero. Ecco che allora è una bella sorpresa scoprire che il sempre attivo Gianfranco De Turris ha confezionato una pregevolissima antologia di racconti proprio su queste creature straordinarie intitolata “Il libro dei gatti immaginari ed edita a ottobre 2016 da Jouvence.

De Turris ha convocato venticinque autori italiani dando loro il compito di narrare le innumerevoli sfumature di questi animali in altrettanti racconti fantastici, realisti, onirici, storici, fantascientifici, polizieschi, orrorifici, surreali, romantici, tragici, umoristici, tristi e lieti nello spazio e nel tempo, nel passato e nel futuro. Sono venticinque storie diverse per genere e impostazione che hanno una grande costante: protagonista è il gatto.

Illustrazione di Dalmazio Frau per il racconto "Una notte di gatto Barone"
Illustrazione di Dalmazio Frau per il racconto “Una notte di gatto Barone” (Giorgio Betti)

Anche se sono molti, credo sia giusto citare tutti gli autori dei racconti inclusi nella raccolta: Gloria Barberi, Giorgio Betti, Tullio Bologna, Anna Maria Bonavoglia, Mariangela Cerrino, Ugo Ciaccio, Simona Cigliana, Marcello de Angelis, Luigi De Pascalis, Paolo Di Orazio, Mario Farneti, Bruno Fontana, Dalmazio Frau, Francesca Garello, Augusto Grandi, Francesco Grasso, Giuseppe O. Longo, Giuseppe Magnarapa, Miranda Miranda, Gianfranco Nerozzi, Errico Passaro, Barbara Sanguineti, Antonio Tentori, Alda Teodorani, Nicola Verde.

Neil Gaiman e il suo gatto
Neil Gaiman e il suo gatto

Il gatto, già protagonista di una bella antologia di autori statunitensi (“Artigli e fusa. Diciotto racconti magici sui gatti”, a cura di Jack Dann e Gardner Dozois, Salani 1993), risulta, in questo libro a cura di de Turris, anche per gli scrittori italiani uno spendido portale per infinite possibilità narrative.

Illustrazione di Dalmazio Frau per il suo racconto "La chiave delle Furie"
Illustrazione di Dalmazio Frau per il suo racconto “La chiave delle Furie”

Il volume è arricchito da ben 25 illustrazioni di Dalmazio Frau, molto affascinanti ed evocative.
Nume tutelare della raccolta è H. P. Lovecraft che scrisse nel 1926 un saggio per una conferenza (che poi non lesse in pubblico personalmente) dal titolo Gatti e cani, inclusa in appendice al volume. In quel testo l’autore riuscì a sintetizzare la sua visione, suggestiva, della differenza tra i due animali riassumibile in forma di aforisma:

Il cane dà, il gatto è”. Lovecraft va oltre, però, e spostando l’attenzione dall’animale al tipo di uomo che lo ama, cerca di distinguere colui che ama i gatti da colui che ama i cani. Senza temere di essere politicamente scorretto (e dicendo quello che in fondo pensiamo tutti noi gattofili) afferma che l’ailurofilo (dal greco, amante del gatto) “preferisce ammirare e rispettare piuttosto che essere effusivo e amare svisceratamente, e non cade nell’errore di ritenere che una inutile socievolezza o una devozione e obbedienza da schiavo, costituiscano qualcosa di ammirevole. Gli amanti dei gatti da esseri liberi onorano l’aristocratica indipendenza, il rispetto di sé, e la personalità individualistica unita all’estrema grazia e bellezza esemplificati nell’indifferente, flessuoso, cinico e indomito signore dei tetti.

Illustrazione di Dalmazio Frau per il racconto "The social cat" (Francesco Grasso)
Illustrazione di Dalmazio Frau per il racconto “The social cat” (Francesco Grasso)

Straordinari sono poi i passi in cui il solitario di Providence descrive le differenze fisiche, psicologiche e di comportamento dei due animali. Il saggio è davvero gustosissimo e a tratti addirittura esaltante per quanto faccia chiarezza sulla dicotomia gatto-cane come dicotomia tra due opposte filosofie di vita. Sono pagine davvero illuminanti queste di H. P. Lovecraft, e mostrano quale grande e libero pensatore egli fosse.

H. P. Lovecraft e il suo gatto
H. P. Lovecraft e il suo gatto

Grazie a Lovecraft, quindi e grazie a de Turris ma soprattutto, grazie a voi gatti, portatori leggeri di un inesauribile mistero.

Il libro dei gatti immaginari
A cura di Gianfranco de Turris
Presentazione di Marina Alberghini
Con uno scritto di Howard Phillips Lovecraft
Illustrazioni di Dalmazio Frau
Editore: Jouvence
2016 – pp. 392 – € 24

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Articolo di STEFANO RIZZO

 

 
Charles Bukowski, Cordwainer Smith, Don DeLillo, Ursula Kroeber Le Guin, Jorge Luis Borges, Jack Vance, Allen Ginsberg, Alda Teodorani, Julio Cortázar.
Charles Bukowski, Cordwainer Smith, Don DeLillo, Ursula Kroeber Le Guin, Jorge Luis Borges, Jack Vance, Allen Ginsberg, Alda Teodorani, Julio Cortázar.

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