La MENNULARA il libro di Simonetta Agnello Hornby e il fumetto di Massimo Fenati

La Mennulara è morta. E questo è un sollievo per molti, che in paese non sopportavano il suo carattere scontroso, la sua arroganza, la sua permalosità.

La Mennulara
La Mennulara

La Mennulàra è morta.
E questo è un sollievo per molti, che in paese non sopportavano il suo carattere scontroso, la sua arroganza, la sua permalosità.

La Mennulàra è morta senza lasciare un testamento.

E questa è una tragedia per chi faceva affidamento sulla sua eredità. Un’eredità imponente, secondo alcuni, e per certi versi inspiegabile, dato che lei in fondo non era altro che una serva. Da sempre al servizio della famiglia Alfallipe, ragazzina analfabeta, con padre in fin di vita e madre e sorella da mantenere, ma così intelligente e curiosa da imparare presto a leggere e a far di conto. Le venne affidata l’amministrazione dei beni degli Alfallipe, che preferivano disinteressarsene e vivere con leggerezza, dilapidando così il loro patrimonio fino a sfiorare la bancarotta. Li aveva salvati la cautela e l’intuito e della Mennulàra e la sua assoluta devozione nei loro confronti.

La Mennulara
La Mennulara

Adesso la Mennulàra è morta. E’ il 23 settembre 1963, aveva 55 anni e aveva previsto la sua morte. I tre figli del defunto avvocato Alfallipe (Gianni, Lilla e Carmela) si aspettano che la severa domestica che li ha cresciuti abbia pensato a loro per l’eredità.

E la Mennulàra lo ha fatto davvero! Anzi, in assenza del testamento, ha trovato il modo di comandarli anche da morta. Una serva-padrona potente e demoniaca, furba, ladra e bugiarda, che architetta beffe e tranelli a loro discapito: così ne sparlano i giovani Alfallipe.

Forse dovranno ricredersi, ma quando sarà ormai troppo tardi, perché i pettegolezzi si diffondono nel borgo in modo virale, nonostante ai tempi non esistessero né smartphone social network. Inutile nasconderlo: tutti sanno sempre tutto di tutti. O così credono, perché è più facile accettare le menzogne urlate o sussurrate che non la verità, soprattutto se questa affiora in modo discreto, sfatando dicerie, preconcetti e ribaltando luoghi comuni.

Ambientato nella Sicilia degli anni Sessanta, Simonetta Agnello Hornby ci regala un affresco familiare ironico e impietoso.

La Mennulara
La Mennulara

La grettezza dei figli dell’avvocato Alfallipe e la loro immaturità vengono descritte in modo esilarante e spietato, a tratti quasi imbarazzante. L’episodio in Posta o la scoperta dei vasi greci sono emblematici: “Gli Alfallipe, mi dispiace ammetterlo, sono quello che sono: inetti, avidi, presuntosi e ignoranti, triste esempio di una famiglia che avrebbe potuto contribuire positivamente alla vita del paese, e non l’ha fatto.

La Sicilia è uno scrigno prezioso per la letteratura e Simonetta Agnello Hornby con questo romanzo si aggiunge ad autori del calibro di Federico De Roberto (“I Viceré“), Giovanni Verga, Luigi Pirandello, Giuseppe Tomasi di Lampedusa (“Il Gattopardo“), Angelo Maria Ripellino (“Praga magica“), Stefano d’Arrigo (“Horcynus Orca“), Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino (“Le menzogne della notte“), Andrea Camilleri

Bella e fedele anche la graphic novel che Massimo Fenati ha tratto dal romanzo.
Uno stile chiaro e diretto, impreziosito da dettagli raffinati come le tappezzerie d’epoca che ricoprono le pareti delle stanze nobili.
Utilissimo l’albero genealogico dei numerosi personaggi.

Morirò tranquilla perché ho fatto il mio dovere verso i vivi e i morti.

Parola della Mennulàra.

Simonetta-Agnello-Hornby
Simonetta Agnello Hornby

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