FANTAITALIA – La storia di URANIA: intervista a GIUSEPPE LIPPI

Intervista a Giuseppe Lippi a cura di Stefano Rizzo apparsa sul numero 1630 di Urania (Maggio 2016) disponibile, completo di appendici, come arretrato cartaceo e ebook.

coverIntervista a Giuseppe Lippi a cura di Stefano Rizzo apparsa sul numero 1630 di Urania (Maggio 2016) disponibile, completo di appendici, come arretrato cartaceo e ebook.

B-SIDES: Personalmente sono orgoglioso di poterti intervistare, dato che il tuo nome (o le tue iniziali puntate) sono state una costante delle mie letture fin da ragazzo. Una prima domanda riguarda la gestazione del Futuro alla gola: quando è nato il desiderio di scrivere una storia di “Urania” e perché la ritieni importante?

Giuseppe Lippi: Il desiderio non è nato a me ma a Luigi Cozzi, che oltre ad essere cineasta, scrittore e collezionista di fantascienza è anche editore della Profondo Rosso, la libreria editrice fondata con Dario Argento. È stato lui a volere il libro e a spingermi a scriverlo. L’importanza, ammesso che ne abbia, dipende forse dalla sua unicità.

B-SIDES: Hai raccontato con dovizia di particolari l’origine di “Urania” come una prosecuzione nel genere fantascientifico dell’idea del “Giallo Mondadori”, ma non ho trovato nessun riferimento alla particolare scelta delle due colonne per pagina: puoi spiegarne il motivo?

Giuseppe Lippi: Chi conosce la storia della stampa popolare, ma soprattutto, chi ha avuto per le mani (e per decenni) i fascicoli che uscivano in edicola, sa che il testo non era composto a pagina piena come nella maggior parte dei libri ma su due colonne. Esistono esempi, del resto, anche in campo librario: la Bibbia viene stampata quasi sempre su due colonne e molte edizioni popolari di classici, nel passato, adottavano quel sistema. Personalmente, posseggo una vecchia edizione delle Mille e una notte e una dei Miserabili che graficamente si presentano così. Nel caso dei periodici l’abitudine veniva forse dall’America, dove rotocalchi e pulp magazine erano impaginati su due colonne per affaticare meno la vista (l’occhio può abbracciare una frase compiuta senza doversi spostare attraverso il foglio). È un metodo caro alla stampa giornalistica, oltre che ad alcune edizioni di testi pregiati fin dalle origini della stampa. Dato che si trattava di un’abitudine radicata nell’editoria popolare, Arnoldo Mondadori la trasportò nei suoi gialli economici da edicola e poi in “Urania”, mentre i Libri Gialli da cinque lire dell’anteguerra, distribuiti anche in libreria, erano composti a pagina piena. Venendo al mio libro: non è vero che non abbia parlato di questo aspetto, anche se non mi sono dilungato. Già nel primo capitolo trovo la parte che ti interessa: “A fronte delle iniziative artigianali, e talora coraggiose, degli anni Cinquanta e primi anni Sessanta, i periodici di narrativa Mondadori contrapponevano una veste più dimessa, ma in realtà studiata nei minimi particolari. La carta conserva un’acidità accettabile anche a distanza di decenni, tanto da non risultare particolarmente friabile e da ingiallire lentamente. La stampa del testo su due colonne, con margini relativamente ampi, facilitava la lettura e doppiava i problemi psicologici della pagina di libro tradizionale”.

 

Polvere di Luna Arthur C. Clarke
Polvere di Luna Arthur C. Clarke

B-SIDES: Come consideri una collana periodica di romanzi e racconti come “Urania”? In che modo si differenzia, dal punto di vista della cura editoriale, rispetto ad una collana libraria?

Giuseppe Lippi: Io sono nato nell’era della carta stampata, delle edicole come succursali indispensabili della libreria. La mia è stata una cultura da edicola molto prima che scolastica o libraria. Trovo che sia meraviglioso surrogare il sapere nelle edizioni brossurate da poche lire (o pochi euro). E se non sono rigorose pazienza, non sarò pignolo neanch’io. Una collana come “Urania” è stata, col senno di poi, forse troppo pulp negli anni Cinquanta, ma era giusto che lo fosse, a quell’epoca non eravamo un paese ammodernato e smaliziato, avevamo fame di letture svelte ed economiche, accettavamo di buon grado le copertine neorealiste e cinematografiche di Carlo Jacono, della “Domenica del Corriere”, per non parlare di quelle bellissime di Kurt Caesar… Negli anni Sessanta la modernità è arrivata e “Urania” è diventata, sia pure in edicola, una perfetta rivista pop. Nel 1967 la veste ammiccante con il rombo colorato è stata abbandonata a favore di quella bianca con la banda rossa che, mutatis mutandis, vige tuttora, e abbiamo salutato la fine di un’epoca. Per me non c’è nessuna differenza tra curare “Urania” e la “Bibliothéque de la Pléiade”: sono tutte e due collane di riferimento nei loro settori. L’unica cosa che devo tener presente, nel metterla insieme, è il numero di pagine che nel caso di “Urania” non è quello della “Pléiade”.

B-SIDES: Del “Futuro alla gola” ho apprezzato moltissimo l’analisi che sta dietro le scelte e la mentalità dei curatori che ti hanno preceduto, da Giorgio Monicelli a Fruttero & Lucentini fino a Gianni Montanari. Nei tuoi ventisei anni di “Urania” puoi individuare dei momenti di cambiamento, dei periodi interni? E qual’è la tua identità di curatore rispetto ai predecessori?

Giuseppe Lippi: Questa domanda mi lascia un po’ perplesso perché non dovei essere io a dirlo, ma tu! Non so mettermi a confronto con gli illustri predecessori, ma posso dire questo: la mia gestione si ispira più a quella di Fruttero & Lucentini che degli altri curatori, sebbene Giovanni De Matteo abbia detto una volta che “è più vicina a Montanari che a F&L”. Ma ripeto, è un po’ assurdo che certe valutazioni le faccia io dall’interno: sono già abbastanza oberato dal lavoro, ci manca solo che mi metta a pontificare. Posso dirti invece che all’interno di questo quarto di secolo esistono dei periodi interni più o meno facilmente identificabili: l’inizio degli anni Novanta con il decollo del Premio Urania, l’apertura agli autori italiani e l’affermazione di Valerio Evangelisti; la fase degli esperimenti, con il cambio di veste grafica e il passaggio al formato tascabile con cui si è concluso il secolo; il ritorno alla veste bianca nei primi anni Duemila, con maggior attenzione ad autori nuovi per il nostro mercato: John Crowley, Greg Egan, le antologie di sf cinese; verso la metà del decennio c’è stato il boom di Urania collezione, vale a dire dei classici. Nel 2012, col ritorno al formato libro e l’abbandono del tascabile, io credo che ci siamo concentrati come non mai sulla qualità dei testi. E questo sia nelle proposte inedite che nelle riproposte, attraverso due livelli di ristampe.

Le copertine di Urania disegnate da Curt Caesar
Le copertine di Urania disegnate da Curt Caesar

B-SIDES: Il tuo amore per la qualità materiale e per quella grafica dei libri è evidente, ho molto apprezzato le considerazioni sulle copertine e i loro illustratori. Se le scelte grafiche fossero nelle tue mani, quali proposte faresti?

Giuseppe Lippi: Punterei a una veste grafica più aggressiva, forse rinunciando allo storico cerchio. E se questo fosse impossibile, impaginerei diversamente la testata, in modo che il nome di “Urania”, quello dell’autore e il titolo non venissero a pesare in verticale sull’illustrazione. Forse tornerei a una veste come quella dell’Urania collezione prima serie, ma dico così per dire: la grafica delle collane è decisa rigorosamente dall’editore.

B-SIDES: Io leggo e considero la fantascienza all’interno del grande genere del fantastico e di conseguenza apprezzo molto sia le commistioni sia gli inserimenti in “Urania” di romanzi di qualità non propriamente sf (vedi ad esempio il bellissimo “Canto di Kalì” di Dan Simmons, sostanzialmente un horror, o “Il Cabalista” di Amanda Prantera recentemente ristampato). Mi sembra che una buona parte dei lettori invece non apprezzi le fughe dal genere. Tu come ti poni?

Giuseppe Lippi: Al tuo stesso modo, perché non le ritengo fughe dal genere. Se il fantastico scaturiva ieri dalla stregoneria, oggi la scienza somiglia sempre più a una conquista faustiana. Non diceva Arthur Clarke che ogni tecnologia, raggiunto un determinato livello di sofisticatezza, è indistinguibile dalla magia? Se una storia si svolge ai nostri tempi ed è sorretta da un buon impianto intellettuale, che sia horror o fantascientifica poco importa: si tratta della stessa fuga, non dal genere ma dalle strettoie di un concetto di realtà opprimente.

Le copertine di Urania disegnate da Karel Thole
Le copertine di Urania disegnate da Karel Thole

B-SIDES: Il blog ufficiale di “Urania” è un luogo in cui è possibile scambiarsi opinioni e consigli ma talvolta degenera in attacchi violenti e poco costruttivi alla collana. Come reagisci a queste critiche?

Giuseppe Lippi: Ne tengo conto, naturalmente, ma se sono distruttive o poco costruttive non commento. In realtà il “blog” così concepito ha fatto il suo tempo: andrebbe trasformato in un vero e proprio sito.

B-SIDES: Parallelamente all’inserimento di ristampe in “Urania” sono state varate due collane molto apprezzate: “Urania” Jumbo, dedicata ai romanzi lunghi recenti e “Urania” Horror, che spazia dal classico al contemporaneo. Sarebbe molto bello che tu potessi anticiparci il prossimo futuro di queste collane.

Le copertine di Urania disegnate da Karel Thole per i classici di Urania

Giuseppe Lippi: Non posso perché il futuro dipende da tirature, periodicità e prezzi. La serie horror sarà d’ora in poi semestrale, i Jumbo invece rimangono come sono e quest’anno proporranno un inedito di Arthur Clarke, “Rama Revealed“.

B-SIDES: Da qualche tempo si riparla di “Urania” Fantasy… finalmente è arrivato il momento di presentare nuovamente in edicola classici e novità di questo genere?

Giuseppe Lippi: Ora come ora non abbiamo progetti ma solo desideri. Però è chiaro che ci piacerebbe molto.

B-SIDES: La scrittura del “Futuro alla gola” ha richiesto molto tempo?

 

Giuseppe Lippi: Sì, perché non mi è stato subito chiaro in che modo impostarlo, quale “voce” adottare. Credo di averla trovata riscrivendolo non una ma due volte e continuando a modificare le bozze. In tutto, considerando una lunga interruzione nel 2010, quasi quattro anni. Luigi Cozzi è stato molto bravo, molto comprensivo: non mi ha messo fretta né io l’ho messa a lui. Ho consegnato il file definitivo nel 2012 e sono passati altri tre anni per arrivare all’uscita. Ora però siamo contenti…

 

Il futuro alla gola
Giuseppe Lippi,
Editore: Profondo Rosso
2015 – pp. 302 – € 29,00

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: