LA SUCCESSIONE – Jean-Paul Dubois

La successione
La successione

 

Ho un rapporto complesso con il caso, quando si presenta nella mia vita. Ci sono momenti in cui lo temo e vorrei controllare, scegliere, decidere. Altri invece in cui abbandonarmi a ciò che viene, alla carta che esce, è liberatorio e intensamente piacevole. Sono un essere umano, ma guarda! Questo libro si è presentato a casa mia senza che lo volessi. È davvero raro, se non impossibile, che mi metta a leggere qualcosa che già non facesse parte del, seppur gigantesco, reticolo di riferimenti e affinità che cresce dentro di me.

Questa volta, grazie alla Gremese, con cui ho la fortuna di avere un piacevole rapporto di lettore/recensore, ho ricevuto un libro di cui non conoscevo nulla, se non l’esistenza della collana di cui faceva parte. Gremese ha infatti, meritoriamente, dedicato a partire dal 2012 una bellissima serie ai nuovi narratori francesi, cosa che se non erro non ha analoghi in Italia.

Beh (in francese si direbbe “bon”), che bel romanzo questo! Che bello essere sorpresi! Non sapete quanto sia piacevole iniziare a leggere un libro di cui non si sa nulla, nessuna idea, nessun pregiudizio (ciò è molto difficile per uno che legge da sempre di tutto e per di più lavora in una libreria…). Mi sono fidato, ed ho fatto bene, della Gremese e un po’ anche della sovraccoperta verde e soprattutto, della sobria e molto elegante grafica di copertina da essa celata! Jean-Paul Dubois è un autore non molto conosciuto in Italia, c’è un solo altro libro pubblicato nella nostra lingua nel 2006 per Rizzoli, “Una vita francese“, che ora dovrò recuperare assolutamente. Ma ne ha scritti venti! È nato nel 1950 a Tolosa ed ha ricevuto molti riconoscimenti letterari importanti: i premi Femina e Fnac per “Una vita francese“, il premio Alexandre-Vialatte per “Le Cas Sneijder” (L’Olivier, 2011,) e il premio France Télévisions per “Kennedy et moi” (Le Seuil, 1996).

Jean-Paul Dubois
Jean-Paul Dubois

Che cosa dire di questo romanzo, che è l’ultimo pubblicato dall’autore in Francia nel 2016, senza rischiare di ridurre il vostro piacere nella lettura (che, scommetto, sarà grande come il mio)? Forse in primo luogo si può dire che il libro è scritto in prima persona da un uomo giovane, Paul Katrakilis, laureato in medicina ma giocatore di pelota, che racconta la sua vita e la sua famiglia fuori dall’ordinario, incredibilimente attratta dal suicidio, eseguito in modalità diverse e non prive di una punta di comicità. È davvero straordinaria la commistione di tragico e comico, orchestrata con eccezionale bravura e naturalezza. Anche la struttura narrativa, senza ordine cronologico ma compatta nel ricordo e nell’intimità psicologica del protagonista, concorre a creare un’umanissima e credibile tensione man mano che si prosegue con la lettura e aumenta la conoscenza, da parte del lettore, della storia della sua vita e della sua famiglia. Ma parallelamente al racconto di ciò che è stato, scorre imprendibile il racconto al presente di ciò che accade e che mette Paul a conoscenza di alcuni fatti che ignorava riguardanti il padre. Paul piano piano è costretto a fare i conti con la sua famiglia e la sua sempre più pesante eredità. Questo fare i conti è presentato al lettore con leggerezza, con semplicità, in un primo momento. Non si tratta di un romanzo monoliticamente tragico, nonostante tutto. C’è un calore che non si spegne anche dopo eventi terribili. La felicità è eterna come il sole negli occhi del gatto secondo la bella poesia di Maurice Carême citata da Paul[1]. Si tratta di un libro che è difficile dimenticare per alcuni motivi. Il primo è la voce del narratore, sempre evocativa, sempre capace di mettere davanti agli occhi di chi legge un paesaggio, un clima, un animale (stupendo il ritrovamento del cane Watson!), un oggetto, una casa, un’automobile (chi ama le auto troverà quasi commoventi alcuni passi che riguardano la Karmann e la Triumph del protagonista, veri e propri personaggi, come, scopro, anche in altri romanzi dell’autore). Secondo, la storia della famiglia di Paul, assolutamente anomala e folle ma che si incide nella nostra memoria come poche altre. Terzo, e forse decisivo, quello che si presenta come il cuore del romanzo (ma che presenta, non in secondo piano, anche una bellissima storia d’amore, intensa e fuori dai canoni), ovvero l’inevitabile successione, l’esperienza dell’eredità dei propri genitori, quel momento in cui ci si percepisce come colui o colei che deve proseguire la storia, opponendosi o accondiscendendo a quella che è stata la natura di chi ci ha generato.

Oltre a ciò c’è altro in “La successione” di Jean-Paul Dubois ma una certa educazione mi impedisce di approfondire. Questo non è un giallo, ma nel racconto di Paul c’è suspense, anche se per nulla forzata. È una vita raccontata dall’intimo, intensa e lucida come poche altre nella narrativa degli ultimi tempi.

[1]

LE CHAT E LE SOLEIL
Le chat ouvrit les yeux,
Le soleil y entra.
Le chat ferma les yeux,
Le soleil y resta.

Voilà pourquoi, le soir
Quand le chat se réveille,
J’aperçois dans le noir
Deux morceaux de soleil.

IL GATTO E IL SOLE

Il gatto aprì gli occhi
Ci entrò il sole
Il gatto chiuse gli occhi
Il sole ci restò

Ecco perché la sera
Quando si sveglia il gatto
Intravedo nel buio
Due pezzetti di sole

La successione
Jean-Paul Dubois
Gremese Editore – Nuovi narratori francesi
Traduzione di Marcello Oro e Annarita Stocchi
2017 -pp.208 – € 16
ISBN 9788884409229

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