L’India Cyberpunk di IAN McDONALD parte 3 – IL CIRCO DEI GATTI DI VISHNU

IL CIRCO DEI GATTI DI VISHNU Vishnu è un Bramino. Sua madre aveva imposto al marito che il loro secondogenito nascesse geneticamente modificato

CIRCO DEI GATTI DI VISHNU
IL CIRCO DEI GATTI DI VISHNU

“Io sono Vishnu e sono stato progettato per essere un dio.”

In effetti Vishnu è un Bramino. Sua madre, per non sfigurare con le amiche, aveva imposto al marito che il loro secondogenito nascesse geneticamente modificato: forte, bello, vigoroso, senza malattie, con una memoria eccezionale e un’intelligenza superiore alla norma. Il dottor Rao, famoso genetista che a Delhi si occupava di queste nascite, le aveva proposto fra gli optional anche la longevità, frutto di una tecnica appena brevettata, che avrebbe garantito al nascituro il doppio della comune aspettativa di vita (quindi circa 160 anni). Cosa non si farebbe per i figli! Peccato, però, che i genitori di Vishnu, entusiasti di fronte a questa pacchetto di leccornie genetiche, non abbiano lasciato spiegare al dottor Rao il fastidioso inconveniente legato alla longevità: il piccolo sarebbe vissuto molto a lungo, ma fisicamente sarebbe cresciuto altrettanto lentamente. Così la straordinaria intelligenza di Vishnu rimase per anni intrappolata in un corpo da bambino. A Delhi tutti i Bramini frequentavano scuole d’élite come l’Istituto Braminico, che teneva lezioni personalizzate a un gruppo ristretto di giovanissimi prodigi, sotto la guida di intelligenze artificiali che facevano da precettori.

“All’età di quattro anni i nostri cervelli modificati geneticamente ci stavano spingendo lungo strade inconsuete e separate verso modi anomali di guardare il mondo”.

All’età di otto anni erano giuridicamente maggiorenni. Gli adulti restavano spiazzati quando vedevano questi bambini fumare sigarette come ciminiere o guidare come pazzi le loro Mercedes dai controlli appositamente modificati. Erano “piccoli bulli”, ricchi e viziati, che scorrazzavano per la città. Alle lezioni scolastiche del mattino seguivano le notti brave in locali strani (quelli frequentati dai neutri: i “freak”, le “nutrie”) fino all’alba, poi il sesso in macchina, più virtuale che reale, grazie al gancio di plastica posizionato dietro l’orecchio, che irradiava il cyberspazio attraverso il midollo. Non è facile trovare un compromesso fra le pulsioni di un adolescente e il corpo di un bambino. Ma Vishnu, “lord Vishnu”, decide addirittura di sposarsi. E’ il primo matrimonio dinastico fra Bramini e le riviste di gossip vanno letteralmente a nozze. Il corteo dei giovanissimi sposi, portati dagli elefanti per le vie della città, attorniati da musicisti e danzatori, creerà un’enorme congestione nell’“eterno, mostruoso traffico di Delhi”. Tutti si fermeranno a guardare e Vishnu ha già venduto i diritti della foto ai giornali. Questo gli ha permesso di coprire buona parte delle spese faraoniche del matrimonio.

Il secondo colpo di testa di Vishnu arriva durante la luna di miele. Sa che le sue linee genetiche modificate, come quelle di sua moglie, verranno trasmesse anche ai loro figli e ai figli dei loro figli. E’ davvero questo che vogliono? Generare una stirpe di Bramini?
“La grandezza esige un prezzo, cioè l’impossibilità di procreare. Si potevano affidare gli imperi agli eunuchi, liberi da esigenze dinastiche.”
Così decidono entrambi di sottoporsi a un’operazione chirurgica irreversibile: non avranno discendenti.

http://www.youtube.com/watch?v=SD6siOUN_so

A nove anni Vishnu entra in politica. Fa tirocinio presso il Ministero dell’Acqua e dell’Ambiente. Ed è il luogo giusto per emergere, perché il monsone tarda ad arrivare e la paura della siccità spinge il governo a parlare dell’acqua e della gigantesca diga che verrà costruita sul Gange per spegnere la sete. Solo che per costruirla ci vogliono i soldi degli Americani, che chiedono in cambio la ratifica degli “Hamilton Acts”, una legge severa contro le intelligenze artificiali. Basta una frase, buttata lì al momento giusto, in un corridoio affollato di segretari e addetti stampa, perché il Primo Ministro si incuriosisca del bambino che ha parlato. E ha parlato con cognizione di causa, perché è stato lui a suggerirgli l’ineccepibile soluzione diplomatica da adottare. Fra la rabbia, l’invidia e l’indignazione di molti, quel bambino prodigio diventerà presto il consigliere Bramino dell’Awadh.
“Non cercavo incarichi importanti. Cercavo il massimo benessere. Ero il consigliere del prefetto. E venivo bene in televisione: il visir nano del Primo Ministro.”

Vishnu è l’uomo della diplomazia. A ventidue anni, ormai segretario parlamentare del Primo Ministro, inaspettatamente  abbandona tutto. E’ il suo terzo colpo di testa. Rassegna le dimissioni, dice a sua moglie (e sua intima amica) che è giunto il momento di divorziare, poi s’incammina solitario per le vie dell’India, con un bastone, come un mendicante. Il più piccolo sadhu mai visto. Perché questa scelta?
L’incontro con Shiva, suo fratello maggiore che viveva a Varanasi e che in gioventù aveva provato per lui una gelosia cosi forte da spingerlo quasi ad ucciderlo, gli apre gli occhi.
Molte cose sono accadute. Le potentissime intelligenze artificiali di generazione 3.0 avevano abbandonato questo universo. L’India era rimasta orfana di “Town and country”, la soap opera bollywoodiana più seguita (interpretata interamente da intelligenze artificiali). In cambio, Varanasi aveva ricevuto in dono dalle IA una tecnologia così avanzata che avrebbe cambiato il futuro dell’uomo. Non serviva più infilarsi una spirale di plastica dietro l’orecchio per vedere la realtà virtuale. La società in cui lavorava Shiva aveva brevettato un biochip proteico, da posizionare come un terzo occhio sulla fronte: un bindi che si interfacciava direttamente con il cervello. Alla base “una proteina modificata, materia della nostra materia, che inviava attraverso la pelle e le ossa i suoi neuroni artificiali per fonderli nei nostri pensieri”.
Vishnu era stato progettato per avere un’intelligenza superiore alla norma, ma ora questo vantaggio era stato annullato: “l’onniscienza divenne la norma”. Chiunque avrebbe potuto accedere a tutta la conoscenza della rete globale con un semplice pensiero. E la nanotecnologia stava sviluppando i “processori polvere”: computer sempre più piccoli, che sarebbero passati dalla dimensione di un chicco di riso a quella di uno spermatozoo e oltre. Sciami di granelli di polvere computerizzati, comunicanti fra loro, avrebbero permeato ogni cellula del nostro corpo. Presto avremmo respirato nuvole di intelligenze artificiali. La visione dell’imminente futuro fu uno choc per Vishnu: era cresciuto come un bambino prodigio e ora, a ventidue anni, si sentiva già obsoleto.
“Tutti i talenti e le abilità che mamma e papà mi avevano donato non valevano niente in un mondo in cui tutti erano connessi, in cui tutti avevano accesso totale a un computer universale, in cui l’identità era malleabile e fluida come l’acqua.”
L’unica soluzione per lui era ritirarsi dal mondo e vivere di piccoli lavori, più o meno umili, lontano dalla ricchezza e dalla tecnologia che permeava le grandi città.
Quanti anni sono passati da allora?
E quanta tecnologia ha plasmato il mondo?
I grattacieli sono stati sostituiti da torri nere di memoria, in cui vengono archiviati i ricordi dei “bodhisoft”: coloro che prima di morire hanno trasferito la propria mente in un computer. Upload di coscienza, “reincarnazione infinita sottoforma di pura informazione”, trasmigrazione dell’anima… Questa è la generazione post-umana, in cui umani e intelligenze artificiali si incontrano e si fondono.
Ma gli eterni poveri…? Chi vive ancora alla vecchia maniera…?
Vishnu ha una storia da raccontare. Andate ad assistere al suo bellissimo spettacolo, dove una decina di gatti si esibisce in brillanti numeri da circo. E mentre si esibiscono, ascoltate quello che Vishnu ha da dirvi. Vi spiegherà del perché il mondo è martoriato da altissime colonne di fiamme che si innalzano verso altre dimensioni. E del perché gli è stata donata una chiave per chiudere quelle dimensioni. Ascoltatelo fino alla fine: potrebbero essere le sue ultime parole. Terminato lo spettacolo, dovrà andarsene. Il suo è il destino del dio di cui porta il nome.

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