LIPSTICK TRACES Storia segreta del XX secolo – Greil Marcus

“Lipstick traces” (tracce di rossetto) è uno di quei saggi che riconciliano con la critica e ti fanno smettere di pensare che questa possa essere un’attività secondaria, ridondante.

LIPSTICK TRACES
LIPSTICK TRACES

Io amo la critica. La amo perché ce n’è disperato bisogno, soprattutto oggi che sembra scomparsa, almeno nelle forme in cui la conoscevamo. Questo vale per la letteratura, per il cinema ma forse ancor di più per la musica (rock in particolare). Per qualche decennio gli appassionati di musica hanno letto riviste come se fossero state bibbie, per trovare consigli, notizie, recensioni, discussioni, storie. E alcune riviste hanno creato vere e proprie tifoserie (in Italia eri del Mucchio o contro il Mucchio.

The Slits
The Slits

Oggi, 28 giugno, ho saputo che il Mucchio termina le sue pubblicazioni). Poi, con l’arrivo del web tutto è imploso. E con l’implosione di tutto, anche le riviste e con loro la critica. Considerando che nei quotidiani si fatica a distinguere una recensione da un comunicato stampa pubblicitario e nel web tutto è frammentato e la diffusione dell’atto critico è dispersa e depotenziata in migliaia di blog e canali youtube, che non esiste selezione, tutto è sullo stesso piano, ecco che forse non è così esagerato affermare che la critica è scomparsa. Scomparsa, però, non morta. Infatti c’è un mezzo attraverso il quale ci sono stati dei significativi passi in avanti nella ricerca ma anche solo nel piacere dell’analisi della musica. Quel mezzo è il vecchio e amato libro! E questo “Lipstick traces” (tracce di rossetto) insieme a “Storia del rock in dieci canzoni” (pubblicato l’anno scorso sempre dal Saggiatore) è uno di quei saggi che riconciliano con la critica e ti fanno smettere di pensare che questa possa essere un’attività secondaria, ridondante. Che basti ascoltare la musica.

Greil Marcus
Greil Marcus

Greil Marcus, nato a San Francisco 1945 è sicuramente uno dei più importanti studiosi del rapporto tra musica e cultura popolare e uno dei più grandi critici rock viventi. Un decano della critica, come si usa dire. Ha lavorato per «Rolling Stone», «New York Times», «Esquire», «Interview», Pitchfork e insegna alla University of California di Berkeley e alla Princeton «University». Ogni suo libro è un viaggio multiforme e prismatico, mille vie in una sola, continuo mutare di prospettiva in una miriade di riferimenti.
Greil Marcus ha uno stile personalissimo e immediatamente riconoscibile, cosa non da poco in un panorama saggistico che spesso è caratterizzato da una forma anonima. Marcus è autore di alcuni libri importantissimi. Il primo, “Mistery train. Visioni d’america nel rock” (1975) è un libro capitale, forse il primo studio che abbia posizionato correttamente e profondamente il rock and roll nella storia della cultura, anche letteraria, americana. È attualmente esaurito e mi auguro che venga riproposto in Italia, possibilmente nell’ultima edizione aggiornata del 2015. Fondamentali anche i suoi libri su Dylan: “Quella strana, vecchia America.” “I Basement Tapes di Bob Dylan”, “Like a rolling stone e Bob Dylan“. Scritti 1968-2010.”

“Lipstick traces” è davvero fedele al suo sottotitolo (Storia segreta del XX secolo). Non credo esistano molti libri che da un singolo evento, l’esordio del gruppo inglese che nel 1976/1977 creò il fenomeno del Punk, siano riusciti a far diradare e diffondere un così fitto intrico di riferimenti, riprese, citazioni, ritorni, influenze (ringraziatemi per il fatto che non ho usato la parola “rizomatico”). La sola bibliografia commentata è di cinquanta pagine! Sarò vecchio ma un saggio si giudica per prima cosa dalla bibliografia!

Gil J Wolman – Untitled, Ca. 1966

Il libro racconta il XX secolo artistico, sociale e politico attraverso i movimenti d’avanguardia come il Dada, il Lettrismo e l’Internazionale Situazionista e la loro, soprendente, suggestiva ed esaltante influenza sul Punk e la controcultura dei secondi anni settanta. È un libro dalla struttura incredibile, apparentemente senza una logica ferrea, sembra sempre vagare, di breve capitolo in breve capitolo, tra tutte le tentazioni di connessione (davvero stupefacenti) che suggerisce il tema. Un libro sprawling, come è stato definito da qualcuno: tentacolare. Non si può che definire tale un libro che riesce a tenere desta la nostra attenzione per 500 pagine partendo da un singolo evento musicale e culturale: nel novembre 1976 una band rock and roll pubblica il suo singolo di esordio cambiando per sempre la musica pop e la cultura mondiale: il 45 giri era “Anarchy in the U.K.” La band i Sex Pistols.

Tristan Tzara

Se credete assurdo che Guy Debord abbia dialogato con Johnny Rotten senza neanche che quest’ultimo abbia sentito parlare di lui, dovete leggere questo libro.

Non è possibile riassumere l’impervio e vastissimo territorio culturale che Marcus esplora. Sappiate che leggendo questo libro la vostra curiosità aumenterà sia nei confronti del Punk e dei molti gruppi che lo espressero musicalmente, sia nei confronti degli incredibili atti, performances, scritti e opere del Dada, del Situazionismo e del Lettrismo.

Marcus ama trovare eventi isolati, singole canzoni, singoli attimi dentro i quali può ravvisare una rivoluzione o evocare un’intero sistema di valori, un’universo culturale e ne coglie e ne commenta molti. È il suo modus operandi nell’analisi della cultura del rock and roll.

Ne voglio raccontare uno io, di questi eventi. Se c’è nella storia dei Sex Pistols (ma forse di tutta la televisione inglese di quegli anni) una singola azione che può a mio parere rappresentare la loro irruzione nella cultura inglese (e poi mondiale) e che ha da sempre esercitato fascino su di me è l’apparizione a Today, tranquilla trasmissione pre-serale condotta da Bill Grundy. È il 1 dicembre 1976 e alle 18.00 il presentatore conduce in diretta nazionale un’intervista in studio con il gruppo, che ha pubblicato il suo primo singolo il 24 novembre. Al loro posto ci sarebbero dovuti essere i Queen, ma all’ultimo momento hanno dato forfait. Nello studio ci sono alcune altre persone insieme ai Sex Pistols, tra cui Siouxsie Sioux, leader delle Banshees, alla sua prima apparizione TV. In un primo momento il presentatore provoca bonariamente i musicisti ricambiato da alcuni commenti tutto sommato ancora entro i limiti della decenza inglese dell’epoca. Ma l’atmosfera non è tranquilla. Ad una domanda su cosa avevano fatto delle 40.000 sterline del contratto con la EMI Rotten rispose: “We fuckin’ spent it ain’t we?” Bisogna tenere conto che quella parola non era volgare, non era maleducazione. Era un pugno in faccia. Era pura violenza. Dopo “fuckin’” le cose possono solo peggiorare. È Rotten a dire: “shit”. Ma non è finita. Interpellata da Grundy, Siouxsie confessa al presentatore (è ironica?) che ha sempre desiderato conoscerlo e lui ricambia con: “Did you really? Well, meet afterwards, shall we?”. Steve Jones, che ovviamente interpreta la frase come un allusione sessuale, risponde con “Dirty sod!” e “Dirty old man.Grundy è al limite dell’esplosione e, per ridicolizzare Jones esclama: “Say something outrageous!”, ed ecco che Jones lo definice “dirty bastard” e “dirty fucker”. Grundy: “What a clever boy!” e Jones aggiunge “What a fucking rotter!” e tutto viene chiuso, improvvisamente, con la sigla.

Guardate il video, è storia della TV, nonchè del linguaggio londinese…

 

Un ultimo consiglio (mi trattengo, ci sarebbero troppe cose da segnalare, ad esempio: guardate “The filth and the fury” il fondamentale documentario del 2000 sui Pistols di Julien Temple!). Quando tornerete a casa dopo aver preso “Lipstick traces” (o quando vi arriverà per posta, se avete già gettato la spugna), perchè so che lo acquisterete, andate a questo link.

Peter Blegvad -ANATOMY OF A HIT

Grazie al sempre lodato Ubuweb potrete ascoltare una vera e propria colonna sonora del libro, pubblicata da Rough Trade nel 1993 ma da molti anni irreperibile e non presente in nessun servizio di streaming (su Spotify c’è tutto? Bollocks!). Oltre a molti dei pezzi su cui si sofferma Marcus (Slits, Modern Lovers, Adverts, Gang of four, Mekons ecc.) potrete ascoltare le voci di Guy Debord (dai film “Hurlements en faveur de Sade e “Critique de la séparation), Tristan Tzara, Richard Huelsenbeck. Tra le altre cose c’è una gemma pazzesca: Marie Osmond, bellissima cantante country e presentatrice TV, figura lontana anni luce da una qualunque possibilità di connessione con il Dada, che recita “Karawane”, il celebre folle poema sonoro dalla lingua totalmente inventata scritto dal grande Hugo Ball nel 1919! E qui c’è il video!

 

Ah, scusate! Prima ho accennato a “Storia del rock in dieci canzoni”, sempre di Greil Marcus. Beh, dovete comprare anche quello! Un altro capolavoro di ricostruzioni d’epoca, intrecci di riferimenti e culture che si intrecciano che, attraverso gemme poco conosciute, scelte imprevedibili, pezzi che pochi indicherebbero come fondamentali, riesce nell’intento di rivelare interi mondi. Tutto grazie al genio assolutamente fuori dal comune di uno degli storici americani più coinvolgenti. Non vi dirò mai quali sono i pezzi, però. Andate almeno in una buona libreria a sfogliare questo saggio essenziale. Bisogna far fatica: la critica è faticosa. Si sa, il lavoro in miniera è il più faticoso del mondo.

Long live to punk rock (critic)!

 

https://www.ilsaggiatore.com/libro/lipstick-traces/

LIPSTICK TRACES
Storia segreta del XX secolo
Greil Marcus
Traduzione di Mita Vitti
Il Saggiatore – La Cultura
2018 – pp. 523 – € 32
ISBN 9788842821809

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