Vermilion Sands – 7. ADDIO AL VENTO – James G. Ballard

James G. Ballard: tutti i racconti della surreale antologia di fantascienza Vermilion Sands – 7 Tutti i giorni, a mezzanotte, fra le dune di Lagoon West

James G. Ballard: tutti i racconti della surreale antologia di fantascienza Vermilion Sands – 7

Tutti i giorni, a mezzanotte, fra le dune di Lagoon West, si sente della musica provenire da un nightclub abbandonato e una giovane donna, dai capelli color corallo, danza fra i tavolini vuoti, con le mani ingioiellate. Intorno si aggirano i vagabondi. Uno di questi, dal corpo muscoloso e dal volto sfregiato, a volte balla con lei.
Il protagonista li osserva, attento a non calpestare le bottiglie rotte e le ipodermiche infette che spuntano dalla sabbia. E’ il proprietario di una boutique di abiti di lusso a Vermilion Sands.

Illustrazione di Karel Thole per "Crepuscolo sulla Città" di Charles Platt – Urania 811
Vermilion Sands – 7 – Illustrazione di Karel Thole per “Crepuscolo sulla Città” di Charles Platt – Urania 811

Vende articoli di moda biofabbricati. Nessuno indossa più vestiti inerti, “fatti di fibre morte con colori e trame fisse, che possono approssimarsi solo in modo vago alla figura umana e alle sue incoerenze”. I nuovi tessuti si adattano ai contorni e alla personalità di chi li indossa. Sono tessuti viventi e hanno essi stessi una loro personalità. Sono estremamente sensibili e possono “cambiare di colore e di tessitura nel giro di pochi secondi”, reagendo ai movimenti e all’umore di chi li indossa o ai gesti di chi si trova accanto. “Ricavati originariamente dal corredo genetico dei più delicati glicini o mimose, (…) hanno portato con sé qualcosa delle tipiche reazioni vegetali all’atmosfera e al tatto.
Il protagonista resta stupito nel veder entrare nel suo negozio la donna dai capelli color corallo che danza di notte nel nightclub deserto.
E’ una giornata particolare perché, già prima dell’apertura, tutti gli abiti hanno mostrato segni inspiegabili di agitazione e insofferenza. Il suo commesso, che tratta da anni “i vestiti più costosi e sensibili (…) con la grazia e l’eleganza che avrebbe potuto riservare a una duchessa dal forte temperamento”, oggi non riesce a calmarli. Tutta la collezione è nervosa e impresentabile, le gonne tremano e cambiano colore di continuo, il commesso esasperato è al limite di una crisi isterica e il protagonista pensa di chiudere il negozio, quando entra la prima cliente della mattina. E’ la giovane donna del nightclub. Basta la sua presenza per calmare tutti gli abiti della boutique.
Dopo la confusione iniziale, i due uomini la riconoscono: è la famosa modella, che giovanissima ha lanciato la moda dei tessuti biofabbricati.
Il suo impresario e confidente, morto pochi mesi prima di infarto, era il “brillante sarto” che aveva disegnato la prima collezione di modelli biofabbricati. Vent’anni prima, “vedendo in quella splendida quindicenne l’apoteosi del suo culto dell’adolescenza”, lo stilista aveva fatto di lei la modella di punta. Ritiratasi dalla vita pubblica, era ritornata a Lagoon West, dove aveva lavorato da ragazza come cantante di nightclub, prima di entrare nel mondo della moda.
Il protagonista, mentre la osserva aggirarsi nella boutique e scegliere gli abiti per rinnovare il guardaroba, resta colpito dai piccoli gioielli sonori che indossa, simili a giocattoli, e dal suo viso da bambina, risultato di una serie di interventi chirurgici cui si è sottoposta fin dall’età di diciannove anni per continuare a incarnare il mito dell’adolescenza.
Uscita dal negozio, entrambi gli uomini pensano che non la rivedranno mai più. Invece il proprietario riceve qualche giorno dopo una telefonata dalla segretaria di lei, seccata perché tutti gli abiti comprati nella boutique si stanno rovinando.
Quando lui raggiunge la villa, viene portato dalla segretaria fino al guardaroba della camera da letto, dove incomincia ad accarezzare i “tessuti turbati”. Riesce a tranquillizzarli e a rilassarli in breve tempo. Si accorge, però, di una serie di abiti della stagione precedente, ammucchiati e abbandonati, “lasciati a morire sulle loro stampelle”. Vede che sono tutti deformati: prima di diventare inerti avevano assunto forme stravaganti e “i loro colori si riversavano come ferite sanguinanti sul tessuto, riflettendo un unico passato traumatico”. Evidentemente “dovevano aver assistito a una serie di atti violenti”.
Una volta rasserenati i tessuti dei suoi ultimi acquisti, la donna invita il protagonista sulla terrazza e gli racconta del suo pigmalione, che l’aveva costretta a tutte quelle plastiche facciali perché restasse sempre ferma a quindici anni, l’età in cui si era innamorata di lui. Lo stilista era pazzo ed era morto in preda alle convulsioni, “come se fosse stato morso da un centinaio di cani rabbiosi. Cercava di strapparsi la pelle dalla faccia”.
Affascinato da quella donna, che vive in una casa senza specchi, traumatizzata dall’idea di restare sempre giovane, incomincia a frequentarla tutti i pomeriggi e a ballare con lei, di notte, nel nightclub fra le dune.
Di giorno scorge spesso uno yacht della sabbia che naviga sul lago fossile di Lagoon West. A bordo c’è l’uomo muscoloso dal volto sfregiato che aveva visto con la donna notti prima, e che aveva scambiato per un vagabondo. Adesso, invece, immagina che sia un vecchio amante della modella.
Una notte, vicino al nightclub, vede lo yacht ormeggiato. La donna e l’uomo sfregiato sembrano voler salpare. Inaspettatamente, viene aggredito alle spalle da uno sconosciuto. Si risveglia nella villa della donna con indosso un improbabile abito di lamé dorato. Nel viale, la donna è seduta in auto, con lo chauffeur che ha già acceso il motore. Il protagonista cerca di fermarla, ma l’abito biofabbricato incomincia a stringergli il collo e le costole. Incespica fa spasimi e convulsioni, si stende a terra e perde di nuovo i sensi, mentre l’auto esce rombando dal cancello.
Viene salvato dall’uomo con il volto sfregiato, che taglia con le forbici il vestito che lo stava per uccidere. E’ il fratello dello stilista defunto, che è morto soffocato proprio da quello stesso abito: “un sarto ucciso dai suoi stessi tessuti”. L’uomo sfregiato sapeva che prima o poi sarebbe accaduto di nuovo.
La storia, infatti, si ripete perché la donna non riesce a troncare con il proprio passato e, come un disco rotto, cerca di rivivere la morte del suo pigmalione, utilizzando l’abito di lamé dorato per liberarsi dei suoi amanti. Il fratello della prima vittima flirtava con lei per evitare un’altra tragica fine.

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