FANTAITALIA – ADRIANO BARONE: un’intervista

In occasione dello speciale FANTAITALIA che B-Sides Magazine dedica quest’anno alla fantascienza italiana, riproponiamo questa intervista a Adriano Barone fatta quasi 10 anni fa.
Per l’occasione ho ricontattato Adriano per aggiornarmi sulla sua attività.

  1. B-SIDES: Buongiorno Adriano. Sono passati 8 anni dalla nostra precedente intervista. Avevi appena scritto il romanzo Zentropia, una distopia decisamente nichilista che mi impressionò molto, e sceneggiato Bugs, un fumetto bizzarro e divertente. Da allora hai fatto parecchia strada. E non sono passati molti anni! Puoi farci un breve riassunto di questo periodo?
    Adriano Barone: In realtà non penso affatto di avere fatto strada. Ho pubblicato qualche graphic novel in più, qualche albo per Bonelli, qualche romanzo in più, qualche cortometraggio in più, ho pitchato e scritto bibbie di serie tv che non sono andate in produzione, ma non credo che il mio nome sia cresciuto e sia diventato popolare presso un pubblico ampio.
    E penso che avrei potuto/dovuto fare molto di più, ma sento una sorta di scollamento tra i miei gusti e i gusti del pubblico italiano, nel senso che non so se certe mie idee interesserebbero un numero sufficiente di lettori (di fumetti o romanzi), ma forse il pubblico di una serie tv sì.
    Qui ci sarebbe anche da discutere di come il pubblico italiano prima apprezzi una “public persona” e poi sia disposta ad acquistare i “derivati” della public persona (che siano fumetti, libri, canzoni da streammare, film, serie tv…). Per ora continuo a scrivere collaborando con autori amici e che conosco bene su concept che sviluppiamo in coppia o in gruppo, ma se dovessi chiedermi cosa “vorrei davvero scrivere”, ti risponderei che non ho le idee chiarissime, la ricerca è continua e i dubbi sono sempre tanti.
    Cerco di mantenere un occhio al mercato globale soprattutto per storie per la tv, posto che non ho idea se potranno mai essere realizzate, o a fumetti di super nicchia che probabilmente potrebbero essere pubblicati solo tramite autoproduzione.
    Il mercato è diventato al contempo più globale, e allo stesso tempo si è frammentato tantissimo, e in Italia il pubblico legge sempre meno e fruisce sempre meno prodotti culturali, chiamiamolo così. La fruizione di serie tv è divisa in micro-nicchie di pubblico, e i cinema sono a un passo dalla chiusura definitiva. Il riassunto di questo periodo è che c’è una grande fame di storie di raccontare, ma raccontarle dall’Italia uscendo da certi schermi è complicatissimo.
  2. B-SIDES: Sono rimasto stupito quando ho visto il tuo libro, Il silenzio dell’acqua, un thriller pubblicato da Mondadori, che si inserisce fra le due stagioni della fiction televisiva di Mediaset con Ambra Angiolini. Mi sono sentito quasi “tradito”, come quando ci si vanta per una vita di conoscere un’ottima band underground pressoché sconosciuta, e questa, un giorno, diventa famosissima. In realtà penso sia un passo molto importante nella tua carriera. Potremo finalmente vedere, grazie a te, delle valide serie Tv italiane in futuro? Magari di fantascienza?
    Adriano Barone: La fantascienza la vedo difficile, ed è complicato definire cosa renda una serie tv “valida”. Esistono numerosi fattori che contribuiscono al fatto che una serie tv venga realizzata, in primis quanto è grosso il nome degli sceneggiatori coinvolti, e il mio nome non lo è (se facessi uno sforzo di ottimismo, potrei dirti “non ancora”).
    È importante che siano “attached” attori e attrici di primo piano e almeno un regista famoso, quindi il problema non è solo legato alle idee (di quelle ce n’è sempre) ma al cosiddetto “package”.
    Inoltre dobbiamo considerare cosa si aspetta il pubblico, anche globale, da una serie italiana. Il “glocal” chiede all’Italia storie di mafia, chiesa, forse qualche racconto sovrannaturale, certo non la fantascienza, o la tecnologia in generale (problema che sto riscontrando su un progetto specifico di serie tv che sto pitchando).
    Mi piacerebbe poter lavorare almeno sul versante sovrannaturale, horror o urban fantasy, ma tendenzialmente far passare un original è molto dura, in Italia c’è ancora una forte tendenza a basarsi su romanzi per sviluppare poi dei concept di serie. Ma questo ci porta ai gusti del pubblico italiano, di cui parlo nella risposta successiva.
  3. B-SIDES: Ride (2018) è stato un altro progetto molto ambizioso, insolito nel panorama italiano: un film, un libro e un fumetto.
    Ci puoi raccontare quest’esperienza? E come è stata accolta dal pubblico?

    Adriano Barone: L’esperimento è stato molto interessante e andava fatto. L’attenzione del pubblico è stata forse inferiore alle aspettative, ma oggi è sempre più difficile “bucare” l’attenzione del pubblico mainstream, a tal punto che mi chiedo se il mainstream esista ancora a livello globale, al di fuori dei blockbuster dell’MCU, del DCU e di Star Wars e di alcune serie tv: pochi film e poche serie tv riescono ad attirare un’attenzione globale, ma anche solo attirare una grande massa di pubblico in Italia è molto complicato.
    Nel nostro paese siamo forse penalizzati dal fatto che i risultati si misurano immediatamente sul mercato locale quando altri paesi fanno i conti anche con le vendite all’estero. Ma è anche vero che in Italia il grosso del pubblico ha certi gusti molto specifici e bisogna andare incontro a quelli, se poi non avranno riscontro sul pubblico globale, è un problema a cui si pensa solo dopo.
    Penso a Gomorra, che ha avuto successo sia in Italia che all’estero. Ma ad esempio mi chiedo: la serie animata di Zerocalcare all’estero non dico avrà successo, ma sarà “comprensibile”? O quel tipo di umorismo risulterà intraducibile in un mercato globale? Non ho questa risposta.
    Al contempo, la crossmedialità richiede un’IP di partenza molto forte, che attiri da sé una grossa fetta di pubblico. Se provi a forzarla su un’IP che non è ancora stato testata e non “buca” appunto l’attenzione del pubblico, l’operazione può essere anche di alto livello di storytelling, ma non attirerà l’attenzione con altri prodotti derivati. Ma qui si torna ai gusti molto specifici del pubblico italiano, che probabilmente è disposto a “consumare” una serie di romanzi polizieschi dedicati a un commissario diventare una serie tv e una serie fumetti, ma per quanto riguarda altri prodotti di altro genere… molto meno o niente affatto.
  4. B-SIDES: Libri, fumetti, cinema e televisione: il tuo talento è trasversale a tutti questi settori. Non è da tutti! Invece di chiederti a cosa stai lavorando ora, mi interessa sapere cosa sogni di realizzare in futuro? I sogni impossibili sono quelli che mi incuriosiscono di più.
    Adriano Barone: Talento è una parola forte. Mi limiterei a parlare di mestiere, che è un po’ una necessità in questo momento storico: pensare di poter vivere affidandosi a un solo medium (come scrittore, almeno, e in Italia nello specifico) la vedo difficile, escludendo forse la scrittura per l’audiovisivo.
    In questo momento cerco di capire i cambiamenti che sta subendo il mondo e cerco di capire se ci siano storie che possano intercettare lo zeitgeist (vedi l’incredibile successo planetario de “La casa de papel”, facile da spiegare post facto, ma difficilissimo da replicare), ma al contempo vedo molta uniformazione di gusti e di prodotti e devo constatare che ciò che non si uniforma ha un successo solo di nicchia, anche se non è immediatamente evidente a un occhio che non considera il mercato.
    L’equilibrio tra quel minimo di specificità che renda un’opera sufficientemente originale ma che al contempo soddisfi certe aspettative di produzione e quindi del pubblico è davvero difficilissimo, e si rischia di cadere rovinosamente al suolo ogni istante.

Intervista a Adriano Barone del 2012

Adriano Barone e l'Arlecchino Samuel
Adriano Barone e l’Arlecchino Samuel

B-SIDES:
Scrittore di fantascienza, sceneggiatore di fumetti, ora stai sperimentando anche nel campo video, giusto?

Adriano Barone:
Sì. Corti ne ho scritti un po’, ma niente di cui vada orgoglioso. Recentemente ho diretto il mio primo corto. Tra un po’ lo mando in giro per il mondo per festival, vediamo se ha un qualche riscontro.

B-SIDES:
Sempre fantascienza?

Adriano Barone:
No, più fantasmi, stavolta: è un capitolo di “Tipologie di un Amore Fantasma“. 2 minuti e trentatré di corto.

B-SIDES:
Ho letto il fumetto, curioso.

Adriano Barone:
Bene. “Curioso”, “Strano”, “Mi ha dato fastidio” sono i commenti che più apprezzo. Mah, in realtà “Tipologie di un amore fantasma” è una “mise en abyme”: varianti sullo stesso tema con leggere differenze. Mi interessa variare formalmente su un medesimo tema.

B-SIDES:
Era un “esercizio di stile”?

Adriano Barone:
No, ma era chiaro che il rischio c’era. Era un tentativo veramente pretenzioso, ma va bene così, preferisco avere grandi obiettivi e creare qualcosa di inusuale anche se imperfetto. Per questo ho deciso di parlare di relazioni sentimentali e di amore, volevo che i personaggi fossero veri, non meccanismi narrativi.

 

Bugs Gli insetti dentro di me - di Adriano Barone e Fabio Babich
Bugs Gli insetti dentro di me – di Adriano Barone e Fabio Babich

B-SIDES:
Anche il libro “Zentropia” non segue una vera storia precisa: è un romanzo corale di perdenti senza un vero protagonista o una trama lineare. La sperimentazione è parte del tuo modo di scrivere.

Adriano Barone:
Beh, però “tutto punta a Z“, no? Quindi c’è comunque coerenza. Comunque sì, la coralità era necessaria dato che toccavo tanti argomenti diversi che a volte erano tangenziali a volte no.
Sì, credo sia colpa delle mie letture di autori ispanoamericani. Credo di essere diverso dalla maggior parte degli autori contemporanei proprio per questa influenza forte degli autori ispanici del ‘900 che ho studiato all’università e che poi ho approfondito per conto mio: Cortàzar, Alejo Carpentier, Lezama Lima, Severo Sarduy. Ogni romanzo era una botta in testa. E ogni volta mi dicevo: “Ah. E’ fino a qui che si può arrivare?” Anche in “Bugs” questa influenza si vede, ma credo sia più controllata. Non a caso “Bugs” parte da un racconto di Cortàzar.

B-SIDES:
Infatti il protagonista porta il suo cognome.

Adriano Barone:
Sì, volevo dare chiari riferimenti intertestuali a chi avesse voluto approfondire. Ogni scrittore lascia “tracce”, da dove viene, a cosa si ispira. Se i posti da cui viene sono pochi frequentati, a volte ha voglia di condividerli.

B-SIDES:
..e tu lasci spesso molti riferimenti e citazioni. Quasi una caccia al tesoro per trovare nuove chiavi di lettura.

Adriano Barone:
Sì, credo che un confronto con le mie fonti di ispirazione possa arricchire l’esperienza di lettura.
Parlando di un “Ulisse“, Joyce e Omero erano abbastanza inevitabili…Ma non credo di avere calcato troppo la mano. La caccia al tesoro è divertente, no? Se vuoi leggerti solo il fumetto, lo leggi. Se vuoi “giocare” con me, ti diverti ancora di più. Alla fine scrivere è un gioco.

B-SIDES:
Bugs” è decisamente inconsueto, ironia, azione, orrore si mischiano senza pudori. Così gli stili del disegno. I 5 Furiosi di Burroughs sono Yakuza, ma ridicoli come li descriverebbe Takeshi Kitano. Portano il nome del padre della Beat Generation e combattono contro Ulisse come se fossero usciti da Matrix.

Adriano Barone:
I riferimenti agli Yakuza sono giusti, sì, anche se ho sempre in mente Miike, più che Kitano. Di Miike mi piace l’alternanza di toni nello stesso film, che è qualcosa a cui aspiro, anche se in maniera spero mai “forzata” e sempre “al servizio” di quello che sto raccontando. Burroughs è un altro mostro con cui non ho ancora finito di fare i conti. Quando scrisse “Scrivete parole che non vengono da voi” mi ha sconvolto. Come si fa? Se sono scrittore/autore, come posso derogare al mio ego? Come elimino “io”? L’idea della scrittura come atto sciamanico che sottintende la frase mi affascina. Credo sia anche un approccio “caotico” alla creatività.
Ne “Il Ghigno di Arlecchino” sottolineavo il potere creativo del Caos, che spesso fa paura e basta. Invece cavalcare il Caos, perdercisi (scrivendo e leggendo) sono esperienze che dovremmo temere di meno e compiere più spesso. Luca Tarenzi, mio amico scrittore e sciamano praticante, sostiene di avere conosciuto poche persone come me a loro agio nel Caos. Luca mi sta facendo scoprire un mondo molto interessante… Credo che nei prossimi libri l’argomento magico verrà esplorato.

L'Era dei Titani - Tipologie di un Amore Fantasma - Bugs
L’Era dei Titani – Tipologie di un Amore Fantasma – Bugs

B-SIDES:
Sei un autore trasversale ed eclettico in un panorama italiano generalmente poco incline alle collaborazioni e al mix di generi. C’è un media che prediligi per raccontare le tue storie?

Adriano Barone:
No, no. Predilezioni di media, no, per vari motivi. Il primo è che mi annoio facilmente. Il secondo è che la declinazione del racconto in forme diverse ti permette di usare di volta in volta “muscoli narrativi” diversi, ed è un’esplorazione continua. Lo trovo interessante e stimolante. Anche se mi rendo conto che il fumetto è probabilmente il medium meno esplorato nelle sue potenzialità. Solo che avendo l’handicap di non essere autore completo, devo veramente istituire un rapporto personale e direi quasi “intimo” col disegnatore per ottenere un risultato interessante.

B-SIDES:
Non conoscevo i disegnatori di “Bugs” e di “Tipologie di un Amore Fantasma”. Come lavori con loro? Si limitano a “eseguire” le tue storie o le arricchiscono con la loro tecnica?

Adriano Barone:
Beh, io sono preciso solo in alcune scene particolari, per quanto riguarda inquadrature e contenuti della vignetta. Appena posso, resto generico per poter far sì che il disegnatore porti il più possibile il suo contributo.
Mauro Cao con “Tipologie di un Amore Fantasma” era al suo terzo libro. Il suo tratto è stato fondamentale perché riesce a rendere molto bene emozioni ed espressioni dei personaggi e questo è collegato al fatto che volevo personaggi veri, vivi e pulsanti.
Con Fabio Babich il discorso è diverso: con “Bugs” ha esordito. Avendo possibilità di “scatenarsi” con il suo primo lavoro in volume e ponendogli alcune sfide grafiche, lui si è sentito molto stimolato. Tra le sfide grafiche mi viene in mente ad esempio la doppia splash page con la visuale della zanzara, che riesce a vedere con i suoi organi visivi lo spazio a 360 gradi…Fabio si è dovuto inventare un modo per rendere bidimensionalmente uno spazio a tre dimensioni. E questo è solo un esempio. Con Fabio stiamo lavorando a progetti per il mercato USA, che è bello tosto. Vediamo se riusciremo a entrarci o no.

B-SIDES:
Sembri ispirato dagli insetti. Ulisse in “Zentropia” inizia a pensare alla loro struttura sociale come modello adatto all’evoluzione umana. Anche in “Bugs” arrivi a una conclusione simile.

Adriano Barone:
In realtà scrivevo “Zentropia” in contemporanea a “Bugs”, e quando si è trattato di caratterizzare un personaggio del gruppo KU09071976, mi è sembrato divertente ispirarmi a un’altra mia opera, facendo, però, in modo che il personaggio trattasse argomenti inerenti al romanzo, toccando un discorso che in “Bugs” non avevo affrontato perché non risultava coerente col resto del fumetto. In un certo senso l’Ulisse di “Zentropia” è figlio dell’Ulisse di “Bugs” e dato che immagino le mie storie tutte ambientate nello stesso universo fatto di infinite realtà parallele (si vede già da “Tipologie di un Amore Fantasma”), mi immagino che l’Ulisse di “Zentropia” sia una versione alternativa di quello di “Bugs”.
Comunque gli insetti sono fastidiosi e a me piace scrivere cose fastidiose. Era un argomento da trattare, per forza.

Carni (E)strane(e) – Il Ghigno di Arlecchino – Zentropia
Carni (E)strane(e) – Il Ghigno di Arlecchino – Zentropia

B-SIDES:
I tuoi protagonisti sono sempre degli inetti, travolti dai loro destini, incapaci a prendere decisioni. E’ la tua rappresentazione dell’Italia?

Adriano Barone:
Assolutamente. Mi piace la figura dell’eroe, di colui che sacrifica tutto (o molto) per un bene più grande di lui. Ma…come dire, non riesco a raccontare quel tipo di personaggio. Trovo più interessanti i perdenti, i paurosi, gli stupidi. Provo molta compassione per i miei personaggi. Mi spiace davvero tanto quando soffrono e muoiono e spesso non capiscono perché. Ma temo sia una condizione umana molto diffusa, più dell’eroismo. Per questo mi affascina raccontarli. In particolare, in un romanzo sull’Italia di oggi, non potevo non rappresentare personaggi così. Anche il mio Arlecchino, che è quasi onnipotente, ha forti deficit emotivi e cognitivi. Lui stesso si ripete che è stupido per gran parte del romanzo.

B-SIDES:
Perfino le catastrofi sono di seconda mano in “Zentropia”. La parte che mi ha rattristato di più, forse, è il finto terremoto.

Adriano Barone:
Ha rattristato anche me. Mi era venuta in mente questa scena, di un terremoto che facesse piazza pulita di tutto, quasi catartico, che ripulisse la merda che avevo messo in scena. Sono rimasto impressionato dalle reazioni e dall’efficienza del popolo giapponese dopo il disastro di Fukushima. E se fosse successo qui?
E quindi, dopo avere scritto questa scena grandiosa, questa fine di tutto che cancellava tutto, mi sono detto: troppo comodo. Non si scappa dal nostro destino di mediocrità e di stupidità, le nostre colpe e i nostri errori non si cancellano così facilmente, la morte, la catastrofe naturale è una scusa fin troppo comoda. Quindi mi sono detto: no, è l’Italia. Neanche le catastrofi ci meritiamo, in un certo senso (con tutto il rispetto per la popolazione dell’Aquila che vive ancora in una città disastrata). Insomma, il colpo di spugna era troppo comodo. Molti desiderano in Italia una forza che permetta di ricominciare, ma si tratta sempre di una forza esterna. Ma nessuno vuole prendere il proprio destino in mano. Perché fa paura. Ed è FATICOSO. Ecco, la via di uscita facile la trovavo moralmente inaccettabile. Da qui l’idea di quel finale anticlimatico.

B-SIDES:
Una volta mi dicesti che il “cyberpunk” è morto. Se si ignorano le inutili nuove etichette (hard sci-fi,…) trovo che, nella letteratura, sia ancora vivo e vegeto in grado di comprendere quali saranno i nodi cruciali della vita futura. Penso ad autori come Stross, Doctorow, Vinge, McDonald,…

Adriano Barone:
L’hard sci-fi in realtà in realtà è un’etichetta che esiste da decenni… Guarda, citi autori che in un modo o nell’altro fanno fantascienza davvero “a modo loro”. Dobbiamo capirci su cosa intendi per cyberpunk. Credo che Doctorow sia l’esempio più lampante che scrivere fantascienza voglia dire scrivere dell’oggi. Stross (che ha comunque dichiarato la possibile morte della fantascienza come genere entro qualche anno, e concordo con lui) e Vinge li vedo comunque più esponenti di una hard SF politicamente consapevole, MacDonald di una social science fiction molto complessa.

B-SIDES:
Tu sembri evitare la componente “hard” della fantascienza. Per lo meno fino ad ora.

Adriano Barone:
Sì, non capisco un cazzo di scienza, tanto per essere chiari, e non vorrei commettere ingenuità teoriche. In ogni caso la scienza è solo una delle tante possibili visioni del mondo. Ma ripeto, ci vogliono conoscenze scientifiche molto più solide delle mie per scrivere fantascienza hard, e quindi non mi ci metto. D’altro canto, mi rendo anche conto che quello che mi interessa raccontare ha poco a che fare con estrapolazioni scientifiche e più con il concetto di “umanità“, quindi non mi pongo il problema. In “Zentropia” c’è estrapolazione, ma più di tipo sociale-politico, che altro. Dick, Ballard, gli esponenti della New Wave in generale, non si sono mai incentrati sulle scienze hard, eppure hanno creato capolavori della fantascienza. Quindi non credo ci sia neanche bisogno di una componente estrapolativa di tipo scientifico molto spinta per scrivere fantascienza. In ogni caso, come dice Warren Ellis (cito a memoria), un romanzo contemporaneo che non sembri un po’ un romanzo di fantascienza, non è un buon romanzo contemporaneo. Questo detto (anche, non solo) alla maggioranza degli autori italiani di cosiddetta “letteratura”.
Se non che molti autori nati col cyberpunk ora fanno altro: Kadrey che fa urban fantasy, Walter Jon Williams romanzi catastrofici, Gibson scrive romanzi contemporanei che somigliano moltissimo ai suoi romanzi di fantascienza.

B-SIDES:
Autori preferiti nel fumetto, nella letteratura, nel cinema o nella musica? Qualcosa da consigliare caldamente, oltre ai tuoi lavori?

Adriano Barone:
Ah. Domanda difficilissima e liste infinite…provo a sintetizzare.
Fumetti: Go Nagai, Hirohiko Araki, Moebius, Jack Kirby, Grant Morrison, Warren Ellis, David Mazzucchelli, Inio Asano.Comunque in generale sono un lettore di manga. Su cinque fumetti che leggo, quattro sono manga. E molti sono shonen (anche se adoro gli josei e gli shonen ai). Credo che la mia esperienza di lettura recente più soddisfacente sia “Bakuman”, e ti ho detto tutto.
Letteratura…: Cortàzar e Philip K. Dick i caposaldi. Clive Barker, Angela Carter, Akinari Ueda, Patrick Manchette, oltre a influenze più scontate come Borges e Edgar Allan Poe, che ha inventato tutto lui.
Cinema: facile. Tutto il ventennio del cinema di Hong Kong dal 1977 al 1997, Takashi Miike, Johnnie To, Dante Lam, Pang Ho Cheung, Jodorowsky (lui lo adoro anche come sceneggiatore di fumetti), Cronenberg (che in realtà mi ha annoiato coi suoi ultimi tre film, ma mi aspetto molto da “Cosmopolis”) e ovviamente Lynch.

Bugs Gli insetti dentro di me - di Adriano Barone e Fabio Babich
Bugs Gli insetti dentro di me – di Adriano Barone e Fabio Babich

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