Intervista al poeta/regista DAVIDE MANULI.

Davide Manuli
DAVIDE MANULI

Regista unico nel panorama italiano. Il suo stile visionario e originale è di respiro internazionale nonostante i budget minimi dei film. Rispettato all’estero e, ovviamente, poco conosciuto in patria, ha diretto in poco più di un decennio tre pellicole difficili da definire, ma già considerate dei Cult.

1998 – “Girotondo. Giro attorno al Mondo
Il film d’esordio di Manuli è un ballo (techno) di personaggi borderline confinati in una periferia degradata che potrebbe trovarsi ovunque. Tossicodipendenti, poeti alcolizzati, prostitute sante, vecchie esistenzialiste, zingari…
Angelo (il protagonista interpretato da Luciano Curreli) decide di disintossicarsi dalla droga e dallo squallore di queste esistenze circolari senza più gioia. L’amore per una giovane prostituta lo aiuterà.
Il primo film, secondo me deve essere un film dove si prende a pugni il mondo, sennò non ha senso girare. Il puro istinto cassavetiano e pasoliniano: urgenza, povertà di mezzi e ricchezza di contenuti.” D. Manuli

BEKET-poster22008 – “Beket
Freak e Jajà si incontrano alla fermata dell’autobus che porta a Godot: il Dio che si è manifestato al di là della montagna sotto forma di sonorità musicale, ma il bus non si ferma e dovranno intraprendere il cammino a piedi attraverso una landa desolata in cui vivono personaggi bizzarri: degli attori che interpretano Adamo ed Eva, un oracolo (interpretato da Freak Antoni degli Skiantos), uno sbirro alcolizzato (Fabrizio Gifuni) e il suo capo (Paolo Rossi).

La leggenda di Kaspar Hauser Davide Manuli2012 “La Leggenda di Kaspar Hauser
La reinterpretazione in chiave poetica della vita di Kaspar Hauser. Niente a che fare con il film di Herzog. Qui il personaggio storico è interpretato da Silvia Calderoni (performer dei Motus) che si troverà in balia di chi la ama (Vincent Gallo – lo sceriffoFabrizio Gifuni – il prete, Elisa Sednaoui – la veggente) e di chi la teme. (Vincent Gallo – il pusher, Claudia Gerini – la regina). Un film da vedere a massimo volume. Presentato al TRIESTE S+F FILM FESTIVAL 2012

B-SIDES: Davide sei uno degli ultimi registi che fanno film artistici in Italia. Come ci si sente? Un orgoglioso eremita o un combattente in cerca di alleati?

Manuli ThumbDavide Manuli: Ci si sente stanchi. Molto stanchi. Vedere sfiancati. Non sono più un ragazzino, forse quindici anni fa ti avrei risposto ‘orgoglio’, invece oggi ti dico che fa molta paura essere da soli, vivi con la paura che il sistema ti cancelli. E’ come essere un artigiano bottegaio che i supermarket vogliono sfrattare per prenderti il tuo spazio, prima o poi ci riusciranno senza chiederti la buon uscita.

B-SIDES: Che senso ha fare film artistici al giorno d’oggi? Pensi che il cinema sia ancora un media adatto all’arte o sia destinato a estinguersi presto.

Manuli ThumbDavide Manuli: Il punto è questo: il sistema ti permette il film d’arte solo se sei già affermatissimo…se ti chiami Sokurov, Ferrara, Jarmusch, Van Sant, Ki-Duk, Korine, Von Trier…nessuno dice nulla. Se invece non sei un nome già famosissimo, ma un regista sconosciuto in cerca di affermazione…allora rischi grosso. Te la fanno pagare. Nel 2013 non c’è più spazio per far crescere artisti nel cinema narrativo per lungometraggi. Lo spazio si è fermato ad inizio anni novanta per le ultimissime crepe dove infilarsi come insetti.

B-SIDES: I tuoi film sono anche molto autoironici, qualità che manca spesso a pellicole alternative. Le citazioni stilistiche più appariscenti, infatti, sono all’universo di Ciprì e Maresco e di Cinico Tv. Riferimenti contemporanei e inusuali. Come mai questa scelta?

Manuli ThumbDavide Manuli: Apprezzo molto, ma conosco davvero poco l’opera intera di Ciprì e Maresco. Forse ci assomigliamo senza saperlo. Forse ci fanno sorridere parte delle stesse cose. E’ vero che nel mio secondo lungometraggio “BEKET” e in “La Leggenda di Kaspar Hauser” ci sono delle cose che possono solo apparentemente assomigliare dal punto di vista estetico, anche se la narrativa è molto, ma molto diversa tra di noi. Non c’entriamo quasi nulla dal punto di vista del racconto.

B-SIDES: I tuoi tre lungometraggi hanno molti punti in comune, soprattutto “Beket” e “La Leggenda di Kaspar Hauser“: l’utilizzo del bianco e nero, la struttura del film a “sketch”, l’uso della musica,… Hai definito un tuo stile personale con cui vuoi essere riconosciuto e che continuerai a perseguire?

Manuli ThumbDavide Manuli: Come dicevo prima “BEKET” e “La Leggenda di Kaspar Hauser” formano un dittico, voluto. Questi due film hanno raggiunto un punto altissimo di creatività e di originalità narrativa: si può parlare a tutti gli effetti di nuovo genere cinematografico che io amo definire GENERE: ELECTRO PROGRESSIVE CROSSOVER SURREAL CINEMATOGRAPHIC NARRATIVE. No, non sarà sempre così, forse ci si ferma già a questo dittico per adesso.

Davide Manuli
Davide Manuli

B-SIDES: La colonna sonora è fondamentale nei tuoi lavori tanto da sembrare un ulteriore attore che partecipa attivamente ai dialoghi del film. In “Beket” Dio si manifesta mettendo musica elettronica a tutto volume. Kaspar Hauser è un DJ e la musica di Vitalic ormai non può più essere dissociata dalle immagini di Vincent Gallo mentre fa segnalazioni a tre dischi volanti. Quanto è importante nella tua vita la musica e come la usi? Cosa ascolti?

Manuli ThumbDavide Manuli: Per questo dittico la musica elettronica è tutto, è la benzina che fa viaggiare il motore, senza di essa il film si ferma. L’elettronica mi piace molto, mi rilassa e mi ipnotizza.

B-SIDES: Perchè Godot (una presenza che non arriva) e Kaspar Hauser (un mistero che appare dal nulla). Rappresentano dei simboli di una tua mitologia personale?

Manuli ThumbDavide Manuli: Perché rappresentano ai miei occhi la perfetta metafora della società in cui viviamo tutti, da tanti anni: una società basata sul nulla e sulla non-comunicazione. Siamo oramai persi in mezzo al nulla senz’anima.

B-SIDES: Sia in “Beket” che nella “La Leggenda di Kaspar Hauser” inserisci attori e comparse decisamente inusuali che rendono ancora più surreali i tuoi film. In “Beket” il cantante Roberto “FreakAntoni (Skiantos) nella parte del Mariachi e dell’Oracolo e il boxeur Simone Maludrottu (forse nel ruolo di Godot?), la performer Silvia Calderoni (Motus) nel ruolo di Kaspar Hauser. Mischi attori con personaggi che interpretano se stessi per confondere realtà e finzione?  Come li scegli?

Manuli ThumbDavide Manuli: Li scelgo in base al risultato pesante, concreto e credibile che penso mi daranno durante le riprese: ho bisogno di crederci e di sorprendermi. Non ho bisogno di addormentarmi annoiato davanti a un attore che recita. Penso anche che sarebbe bello se dei film rimanesse qualcosa tanti anni dopo, invecchiando bene. Per ottenere questi risultati ci vuole gente vera di cui hai appena fatto dei nomi.

B-SIDES: Cosa ti influenza e ti piace nel panorama cinematografico, musicale o artistico contemporaneo.

Manuli ThumbDavide Manuli: Mi piacciono tante cose e poche cose: mi piacciono i cartoni animati, i grossi film commerciali hollywoodiani futuristici, i classici, i film dei grandi artisti. Mi piacciono i lavori di Alessandro Bavari, le musiche di Petar Dundov e altre mille cose. Sono come gran parte della gente: non vado mai al cinema, e quel poco che vedo e sento lo faccio direttamente dal pc, quasi sempre da youtube per fare ancora più in fretta.

B-SIDES: Ora stai cercando fondi per girare “Haiku” il cui protagonista è il grande regista maledetto Abel Ferrara. Puoi farci qualche anticipazione su questo nuovo progetto?

Manuli ThumbDavide Manuli: Ti anticipo che sarà quasi impossibile trovare i soldi per girarlo. E’ da più di un anno che cerchiamo…ma butta molto male.

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