CYBERPUNK: fantaperiferie decadenti, realtà virtuali e simbiosi meccaniche

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Frank Miller + Geof Darrow: Hard Boiled

Prima di Blade Runner il futuro nelle pellicole di fantascienza, non puzzava, non era umido e non era difettoso. Qualche oggetto di design strampalato dava le connotazioni futuristiche delle abitazioni. L’era informatica era rappresentata da poco più che calcolatrici parlanti e servili robot domestici (pronti a trasformarsi in Frankenstein moderni).Dopo il capolavoro di Ridley Scott gli ambienti asettici e minimalisti sono

Philippe Druillet film adult comic La Nuit  - cyberpunk
Philippe Druillet film La Nuit

diventati riservati a classi di tecnocrati benestanti. Il resto della metropoli è una gigantesca favela tecno-decadente dove tutto è mal funzionante. Questo è lo scenario imposto dalla rivoluzione cyberpunk, il punto zero da cui è stata riscritta la fantascienza moderna. Ma ne rappresenta anche il limite. La città descritta nel pessimo “Il quinto elemento” degli anni 90, sembra solo a qualche miglio di distanza da quella di Blade Runner tanto è simile. E, purtroppo, anche quella rappresentata nel bellissimo “Immortal” di Enki Bilal ne sembra solo una copia. I ritrovi malfamati sono sempre dei bar non tanto diversi dai saloon visti mille volte nei film western.

Nonostante Spielberg si avventuri spesso nel campo fantascienza è incapace a immaginare futuri scenari sociali. Solo “Minority Report” ha un guizzo di originalità. Il traffico è completamente regolato e le auto sono poco più che cabine che viaggiano su rotaie leggere ancorate fuori dalla porta della propria abitazione. Si accende l’auto e un timer comunica quando il proprio veicolo potrà immettersi nel traffico. Per il resto, come in “AI”, le città e le abitazioni non hanno nessuna vera atmosfera futuribile. “Gattaca” di Andrew Niccol aveva provato a immaginare un nuovo tipo di scenario. Tutto in quel film è ordinato e pulito e nello spazio ci si va in giacca e cravatta dopo aver timbrato il cartellino come dei banali burocrati.

Insomma è da 30 anni che il futuro al cinema viene riproposto sempre uguale. Il cyberpunk (filmico) ha giustamente creato un punto di non ritorno, ma ha dato per assodato e certo un immaginario ormai vecchio di cui si è scavato ogni più sordido aspetto. Il cinema ha trascurato gli aspetti sociali e urbanistici per concentrarsi sul fattore “realtà virtuale”, altro caposaldo del movimento cyber . Il videogioco diventa la nuova alternativa della vita umana e questa dimensione parallela è il “non luogo” dove si ama, si combatte, si vince o si muore. Ne sono un esempio la trilogia di Matrix o “Avalon” di Mamoru Oshii (il regista di “Ghost in the shell”), ma anche il recente “Inception” del 2010 di Nolan: ambientato ai giorni nostri, ma strutturato come un libro di Gibson. La svolta e l’originalità del film sono dati da una rivisitazione della “matrice”. I cowboy della consolle, anziché connettersi con la rete, si connettono direttamente con i sogni e con il subconscio delle persone.

Bjork: "All is love" video di Chris Cunningham  - cyberpunk
Bjork: “All is love” video di Chris Cunningham

Altro aspetto fondamentale della fantascienza moderna è la simbiosi uomo-machina. L’assenza di distinzioni nette fra carne e silicio. Le macchine e i computer non sono più elementi estranei e nemici che invidiano la nostra umanità (“Generazione Proteus”), ma sono parti integranti del proprio corpo, poco più che delle estensioni dei propri arti. Non possedere una porta USB sulla nuca è un po’ come essere un dattilografo senza dita. Tetsuo (Shinya Tsukamoto) soffriva e godeva durante la propria trasformazione, i protagonisti di eXistenZ (Cronenberg) si eccitano collegandosi al pod tramite le proprie bio-porte.

Ranxerox - Stefano Tamburini Adult comic Cyberpunk
Un’icona Cyberpunk: Ranxerox di Stefano Tamburini e Tanino Liberatore

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