HORROR SOVIET – La NUOVA ONDA e l’ONDA NERA – l’avanguardia cinematografica cecoslovacca e jugoslava

La Nová vlna (“Nuova onda”) è un movimento cinematografico definito da Kundera “una parte importante della storia della letteratura cecoslovacca”

LA NUOVA ONDA

La Cecoslovacchia negli anni ’60 visse una felice stagione artistica nata da una triste situazione politica. Il crescente malcontento nei confronti del regime comunista allargò le maglie della censura dando spazio a scrittori, cantautori, poeti e registi, permettendo loro di esprimersi liberamente.

HORROR SOVIET: la nuova onda
HORROR SOVIET: La nuova onda – Jaromil Jireš: “Lo scherzo” (1969) – “Fantasie di una tredicenne” (1970) – “Il grido” (1963)

La Nová vlna (“Nuova onda“) è un movimento cinematografico nato in quel periodo, definito dallo scrittore Milan Kundera “una parte importante della storia della letteratura cecoslovacca”, a cui aderirono registi come Miloš Forman, Věra Chytilová, Ivan Passer, Jiří Menzel, Jaromil Jireš, Evald Schorm, Juraj Herz, Juraj Jakubisko, Štefan Uher, Ján Kadár, Elo Havetta.

L’ONDA NERA

Sweet movie - Dušan Makavejev (1974)
HORROR SOVIET: l’onda nera: Sweet movie – Dušan Makavejev (1974)

Nello stesso periodo per le identiche ragioni nasce nella ex Jugoslavia l’analogo movimento cinematografico definito Yugoslav Black Wave. I più importanti registi della Black wave sono Dušan Makavejev, Živojin Pavlović, Aleksandar Petrović, Želimir Žilnik, Mika Antić, Lordan Zafranović, Karpo Godina.

HORROR SOVIET: l'onda nera
HORROR SOVIET: l’onda nera – “Treni strettamente sorvegliati” – Jiří Menzel (1966) – “Ho incontrato anche zingari felici”- Aleksandar Petrovic (1967) – “Gli amori di una bionda” – Milos Forman (1965)

LO STILE

Sia i film della Nuova onda sia quelli dell’Onda nera sono caratterizzati da una forte impronta surrealista e da una ricerca sperimentale fuori dagli schemi, come “Sweet movie” (1974) del serbo Dušan Makavejev e “Le margheritine” (1966) della ceca Věra Chytilová, ma anche da una forte dose di humor nero, cinico e macabro, come “The cremator” (1969) dello slovacco Juraj Herz.

Molti i film che vinsero premi internazionali e che sono rimasti nella storia cinematografica o nella cultura popolare.
Ne sono un esempio “Ho incontrato anche zingari felici” (1967) del serbo Aleksandar Petrović (premiato a Cannes e che ispirò l’omonimo album di Claudio Lolli) o “Gli amori di una bionda” (1965) del ceco Miloš Forman (nominato all’oscar come miglior film straniero).

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