Lucio Fulci: L’ALDILÀ – e TU VIVRAI nel TERRORE

Il cinema nero di Lucio Fulci. Recensione di “L’Aldilà e tu vivrai nel terrore”. Horror cult degli anni 80.

„…ora affronterai il mare delle tenebre e tutto ciò che in esso vi è di esplorabile…“

 

Prologo: Louisiana, 1927. In un sinistro albergo vive un pittore considerato dalla popolazione uno stregone blasfemo. Un gruppo di abitanti del paese lo cattura e lo tortura per poi murarlo vivo nella cantina della casa.

Cinquant’anni dopo l’albergo viene rilevato da Lisa, intenzionata a restaurare la fatiscente abitazione per continuare l’attività.

Immediatamente si manifesta il “male”: un operaio si spezza il collo cadendo da un ponteggio dopo aver avuto una visione terrificante, l’idraulico sparisce inghiottito dalla cantina allagata, una inquietante ragazza cieca cerca l’amicizia di Lisa con evidenti doppi fini…

Fra morti efferate e apparizioni soprannaturali, Lisa capisce, grazie all’aiuto di un libro maledetto, di proprietà del pittore morto nel prologo, che l’albergo è una delle sette porte dell’inferno sulla terra.

Lentamente e inseguita da un’orda di morti viventi, entra in una nuova dimensione fino a varcare la soglia dell’inferno da cui non potrà più fare ritorno.

L'aldila e tu vivrai nel terrore Lucio Fulci Obitorio
L’aldila e tu vivrai nel terrore – Scena dell’obitorio

La storia è confusa, sconclusionata, illogica, piena di vicoli ciechi e rappresenta solo un pretesto per la messa inscena dei deliri visivi di Fulci. A parte le suggestive e terrificanti riprese nella cantina allagata, restano degne di nota le scene nell‘obitorio in cui la moglie dell‘idraulico si rovescia in faccia dell‘acido sotto gli occhi di sua figlia. Bellissimo il prologo ambientato nel 1927 in cui viene versata la calce viva sulla faccia agonizzante del pittore/stregone.

Per questi suoi riusciti eccessi il film fu brutalmente censurato.

È la seconda parte della cosiddetta „Trilogia della morte“ ed è considerato il suo manifesto dell‘orrore. Di seguito gli altri due capitoli.

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