LUCIO FULCI

Il cinema nero di Lucio Fulci. I film horror splatter che definirono un genere negli anni 80

FULCI ha dato, probabilmente senza saperlo, un’impronta piuttosto personale al cinema horror degli anni 70-80.
I suoi film horror thriller sono tutti splatter al contrario dei film di Pupi Avati e vanno valutati con i suoi simili, mi riferisco alle altrettanto efferate filmografie di Joe D’Amato, Ruggero “cannibal” Deodato, i primi Ws Craven, Gorge Romero, Herschell Gordon Lewis, Sam Raimi, Tobe Hopper, Dario Argento, Peter Jakson…
Nel complesso i suoi horror sembrano solo motivati da una flebile storia sconclusionata che possa mettere in mostra queste efferatezze e nulla più, contornati sempre da attori cani e situazioni ridicole.

Grande abilità di Lucio è la scelta delle ambientazioni.

Vecchie case vittoriane dalle innumerevoli stanze, cantine allagate e marce, obitori, villaggi hawaiani idilliaci,ma abbandonati…tutte teatro di scene efferate di impalamento di occhi, cadaveri putrefatti che risorgono, volti che vengono scolti da acidi e budalla che esplodono.
Ma l’atmosfera cupa e mai a lieto fine che sa creare basta a dare l’impressione che il film si regga in piedi.

Scena western con zombi
Scena western con zombi

Interessanti sono le sue personalizzazioni di argomenti classici come motivare gli zombi dai riti voodoo e non da radiazioni assurde romeriane.
In “Zombi 2” i cadaveri putrefatti, lenti nei movimenti e spesso mal fatti non fanno neanche un po’ paura al contrario degli incessanti suoni di tamburi e urla degli aborigeni nelle foreste che praticano il voodoo, forse responsabili della resurrezione dei morti.

zombi 2 lucio Fulci
Scena western con zombi

Sempre in “Zombi 2” l’ostinato medico che cerca di trovare una cura e una spiegazione alla zombificazione analizza e cura senza speranza, il lazzaretto di persone infettate, ma non ancora morte. Appena risorgono fredda i non morti, legati stretti in un sudario, con un revolver in scene molto western.
Il suo saper ricondurre orrore a superstizioni popolari dimostra una cultura più spiccata rispetto a tanti suoi colleghi.
Esempio massimo è “Non si sevizia così un paperino” in cui sa giocare benissimo con folklore, ottusità contatina, cattiveria paesana, streghe, pedofili, bravi poliziotti scettici e per questo inadeguati.

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