WHAT IF…? – Mockumentary 3: DISTRICT 9

Recensione “DISTRICT 9”. E’ un Mockumentary di fantascienza originale anche se un po’ sbilanciato. L’elemento fantascientifico è una metafora per parlare senza retorica di una ferita che brucia ancora in molte coscienze: l’apartheid in Sudafrica.

Mockumentary District 9 producer Peter Jackson and director Neill Blomkamp

Disrtict 9” è un mockumentary di fantascienza originale anche se un po’ sbilanciato. Il genere fantascientifico è utilizzato per ricordare senza retorica una ferita che brucia ancora in molte coscienze: l’apartheid in Sudafrica.

In un passato parallelo, durante gli anni ’80, un’astronave aliena in avaria si ferma sui cieli di Johannesburg. Fra paura ed entusiasmo l’esercito entra nella navicella, scoprendo, con immensa delusione, un gruppo di alieni derelitti, brutti e sottonutriti, simili a gamberoni. Gli extraterresti vengono stipati in un ghetto ai margini della capitale e tenuti in indecenti baracche senza elettricità e acqua. (Le stesse condizioni furono riservate ai neri del Distretto 6 tristemente esistito). La convivenza con gli schifosi crostacei alieni è pessima, rubano l’elettricità per la propria sopravvivenza, diventano assuefatti al cibo per gatti e nessuno li vuole come vicini di casa.

Il film inizia benissimo come un finto documentario fatto con interviste alla gente in strada. Tutti mostrano un odio profondo per questi sgraditi intrusi. Riprese televisive di proteste di uomini e donne di colore sembrano prese direttamente dalle sommosse di Joburg.
Una troupe televisiva segue le noiosissime procedure di un piccolo burocrate incaricato di trasferire la colonia di alieni in un nuovo ghetto il più lontano possibile dalla popolazione umana. Il burocrate “sfratta” gli alieni leggendo loro articoli di legge poco comprensibili. Gli extraterrestri provano, senza risultati, a spiegare le loro ragioni e le loro necessità. L’impiegato entra in una baracca aliena alla ricerca di materiale tecnologico compromettente, ma ha un apparentemente innocuo incidente: si spruzza inavvertitamente addosso uno sconosciuto gas tossico.
Qui “District 9” abbandona lo stile mockumentay e diventa un film d’azione, perdendo originalità: soliti militari spietati con il cattivo di turno, amicizia difficile fra uomo e alieno, l’umanità del diverso, sparatorie, inseguimenti e tanti effetti speciali.
Rimane, invece, poco approfondito il rapporto fra l’altrettanto povera e superstiziosa comunità nera e il ghetto alieno. I piccoli delinquenti dei ghetti neri anelano al potere delle armi extraterrestri tanto quanto le multinazionali sudafricane e con stupidi riti magici cercano di trasformarsi negli orrendi crostacei. Solo il DNA alieno, infatti, è in grado di farle funzionare.
Il finale aperto riprende lo stile documentaristico iniziale.

Più incisivo del film è il brevissimo (6 minuti circa) cortometraggio da cui è stato tratto “District 9” che ha fatto conoscere Neill Blomkamp (regista) a Peter Jackson (produttore del film): “Alive in Joburg”

Come in molti mockumentaries, la campagna marketing è parte integrante del film. Per “District 9” è stato creato un sito “D-9” gestito dalla Multi-National United (la spietata multinazionale che nel film si occupa del problema alieno). Nella home page si hanno due possibili scelte per iniziare la navigazione: umano o non umano. Il sito contiene i confini delle zone per Non-Umani, consigli pratici su come comportarsi in caso di contatto diretto con uno di loro, avvistamenti in diretta di “gamberoni” fuori del campo profughi a loro designato, telefonate di aiuto…
Sul portale si possono trovare anche link interessanti tipo lo studio di avvocati che promuove i pari diritti ai “Non Umani”, con tanto di traduttore alieno/inglese, il sito ufficiale della Multi-National United che pubblicizza opportunità lavorative nell’esercito e nella ricerca energetica, e un sito di simulazione di combattimento contro un alieno.

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