DEATH IN JUNE – Peaceful snow

I Death in June celebrano i loro 30 anni di vita. Douglas Pierce, ormai unico membro ufficiale del gruppo, per l’occasione indossa nuovamente la maschera/feticcio e affronta il pubblico in un tour che toccherà l’Italia nel mese di ottobre (a Roma oggi 20 ottobre 2011)  per promuovere il suo ultimo lavoro. Spiazzante per i vecchi fans, noioso per chi lo approccia per la prima volta, geniale per chi lo ascolta senza pregiudizi né aspettative.

death-in-june-Peaceful snow
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Peaceful snow è l’album della senilità come è stato scritto da molti, ma una vecchiaia saggia di chi fa un rendiconto sulla sua vita artistica. Non è più tempo di incedere aggressivi né di epiche marce.
Le chitarre folk apocalittiche sono sostituite solo dal pianoforte suonato dal musicista slovacco Miro Snejdr.
È calato l’inverno sul mondo intero e la neve rende ovattato qualunque umore.
Rabbia e follia sono solo un ricordo malinconico. Pierce canta le sue criptiche litanie intrise di solitudine e pessimismo. La voce bassa, più cupa, come un Leonard Cohen tornato dal regno dei morti.

Il difetto dell’album è essere troppo prolisso. È mancata un’adeguata cernita dei brani.
Ad appesantire l’operazione (anziché renderla più ghiotta) è il secondo CD Lounge corpse contenente reinterpretazioni strumentali di classici dei Death in June da parte di Miro. Altre 15 tracce di pianoforte. Buona l’idea, ma, per la sua durata, sfuma in una sorta di musica ambient che scivola lentamente nel non ascolto. Complessivamente il doppio album dura 2 ore e la bravura del pianista non basta a evitare la noia di alcuni momenti poco brillanti. La voce monotona e ipnotica di Pierce non viene certo in aiuto.

Murder Made History e Fire Feast chiariscono immediatamente il tono dell’album. Melodie classiche e pacate su cui galleggiano i versi oscuri di un poeta maledetto.
“Peaceful Snow” è un brano di un romanticismo struggente.
Segue “Life Under Siege” apparentemente spensierato in cui sembra si stia passeggiando in una terra morta fischiettanto melodie patetiche. Lo stato di estrema isolazione in cui si è confinato Pierce nella lontana Australia lo ha trasformato in un fantasma che attende il distacco da un corpo appesantito e malato. In questa attesa si guarda attorno provando solo nausea (il bellissimo brano “A Nausea””) per una realtà che non gli appartiene e non gli interessa più. Non rabbia, ma nausea e noia.
La canzone d’amore Wolf Rose  è un altro momento di alta qualità di questo album. “…The dark secret in my heart is you…
“Sence of Genocide”,“Red Odin Day” e “Cemetary Cove” sono un po’la zavorra dell’album. Fortunatamente nel mezzo brilla il brano che mi ha fatto innamorare di questo lavoro “My Company Of Corpses”
Chiudono altre due chicche “Neutralize Decay” e “The Maverick Chamber”

Dopo i precedenti lavori dei Death in June, non proprio riusciti, l’intimità di Peaceful Snow riesce a stupire.  Dimenticatevi le marce nazi-idustrial, dimenticatevi le epopee esoteriche, dimenticatevi il folk apocalittico. Lasciatevi solo accompagnare da un fantasma attraverso le lande desolate di questo ottimo e sottovalutato album.

Per gli irriducibili: link a Wikipedia con tutte le simbologie care ai Death in June:

simbolismo e estetica

Death in june cover collage

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