JOHN CALE – Paris 1919 a teatro

John Cale dei Velvet Underground presenta al Teatro Grande di Brescia l’album “Paris 1919” degli anni 70 in versione integrale e orchestrata.

Guardando le persone che attendono di entrare al Teatro Grande di Brescia per sentire “Paris 1919” di John Cale, ho l’impressione di aver sbagliato concerto. Piú che assistere allo spettacolo di un’icona del rock sembra di dover partecipare a un evento mondano. Vero è che da etichetta, a teatro, è prevista l’eleganza, ma l’abito, in quest’occasione, è inversamente proporzionale alla conoscenza della musica. I pochi che sfoggiano magliette dei Velvet Underground attendono in disparte.

John Cale - Paris 1919
John Cale – Paris 1919

Ciò che stupisce positivamente è, però, la partecipazione. Sarà la raffinata location, o una sapiente “effetto evento” creato per l’unica data italiana del tour di Cale 2010, ma il concerto è sold out. Pensare che solo pochi anni prima i suoi concerti furono tristemente deserti.

La serata prevede una prima parte in cui viene riproposto l’album “Paris 1919” degli anni 70 in versione integrale e orchestrata. La seconda con alcuni inediti e altri brani di repertorio. Affiancano il cantautore la sua band e l’Orchestra da Camera di Brescia.

Teatro Grande di Brescia
Teatro Grande di Brescia

Cale si presenta vestito completamente di bianco, raffinato, ma con un approccio diretto, ancora punk, lontano dai perfezionismi dell’ex compagno Lou Reed e, appena entrato in scena, inizia subito a suonare le tastiere. La voce forte e sicura, calda e nasale. L’orchestra si amalgama perfettamente con le melodie pop decadenti delle canzoni. “Paris” non fa sentire i suoi anni e i suoi 40 minuti di durata passano veloci, talvolta leggeri, talvolta maestosi.

Dopo l’intervallo è la volta degli inediti che dimostrano, ancora una volta, la vitalità del non più giovane cantante. In “What d’ya mean by that” ottimo il connubio fra la band e il bravo e sconosciuto suonatore di trombone dell’orchestra capace di improvvisare atmosfere alla Ceht Baker.

Il bis si fa soffrire, per poi concederci un estenuante medley fra “Gun” e “Pablo Picasso”. L’animo rock irrompe inaspettato nel teatro e i martellanti e ipnotici riff fanno sognare i Velvet Underground. Cale, visibilmente soddisfatto, saluta il pubblico per poi suonarci “Fear (is a man’s best friend)” .

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