LUCIANO CHESSA – Canti Felice (2018)

Luciano Chessa risiede in California da più di vent’anni, ed è rispolverando i suoi vecchi quaderni di appunti che è nato il lato “A” che lo vede autore della musica e della maggior parte dei testi.

Luciano Chessa
Luciano Chessa

La sfida

Credo che questo disco (in realtà è stato pubblicato solo in MC, la cassetta) rappresenti, senza ombra di dubbio, una  delle sfide più impegnative e intriganti alla quale B-Sides Magazine mi abbia sottoposto.

Ho ripetutamente  cambiato opinione a riguardo, come su un’altalena emozionale: su e giù, da un estremo all’altro ma ora credo di essere giunto ad una conclusione anche se so che, probabilmente, è ben lungi dall’essere definitiva. Credo che “confuso” sia il termine adatto a definire il mio stato d’animo durante i primi ascolti.

Lato A

Luciano Chessa risiede in California da più di vent’anni, ed è rispolverando i suoi vecchi quaderni di appunti che è nato il lato “A” che lo vede autore della musica e della maggior parte dei testi. La prima sorpresa: Luciano musica opere di poeti italiani come Pasquale Panella (“Certe Volte”) e Gabriele D’annunzio (“La Sperdura”). Le sue composizioni stravolgono dolcemente le poesie prima accarezzandole con la chitarra e poi scuotendole con i rumori, o meglio , con interferenze, vera particolarità sonora del lavoro di Chessa.

Lato B

Il lato “B”, invece, raccoglie una serie di audaci rivisitazioni musicali di nicchia: in apertura “Il Tuffatore” di Flavio Giurato, a seguire “Gabbianone” di Lucio Battisti (testi di  Pasquale Panella) e “Vocazione” di Enzo Carella. Non resto stupito dalla decisione di Luciano Chessa di inserire in questa “fatica” un brano di Donovan (“Lord Of The Reedy River”), tradotta da lui stesso rinominandola “Tra il canneto e il fiume”, perché il loro stile non è dissimile, anche se separati da quarant’anni di storia. Quello che veramente mi ha stupito è la coraggiosa traduzione di “Opel” di Syd Barret, mantenendo il titolo originale.

La dicotomia di quest’opera è sia temporale (i due lati del nastro hanno quasi due decenni di differenza) che concettuale (cantautorale nel lato “A” per diventare reinterpretazione pura nel lato “B”).

La sua musica

La musica di Luciano Chessa è “minimale, scarna, scheletrica” come suggerisce il suo comunicato stampa, ma descriverla e interpretarla è faccenda più complicata. La sua capacità di scrittura è particolarmente evocativa, tipica di un cantautorato dimenticato più affine alla poesia che alla prosa.

 

Arriviamo ai “famosi” disturbi o interferenze che confondono, destabilizzano. In principio non capivo se fosse un effetto voluto oppure fosse un malfunzionamento delle casse. Talvolta l’utilizzo e l’inserimento di tali disturbi trascende dalla funzione e ho la sensazione che sfoci in delirio post produttivo, come se l’autore si fosse inebriato di musica e la tecnica gli sia sfuggita di mano. Ma c’è dell’altro, Luciano è un profeta del “Lo-Fi” anzi, del “Lowest-Fi”, sporcando le registrazioni con disturbi ed effetti sonori che possono spaventare gli ascoltatori meno avventurosi. Sicuramente “CANTI FELICE” si approccia ad un pubblico di ultranicchia, colto ed aperto alle sperimentazioni.

La sfida

Raccolgo la sfida utilizzando per l’ascolto un vecchio impianto stereo low budget e premo il tasto “play”… Il risultato è un’esperienza non sempre piacevole, mentre decisamente diverse sono le sensazioni quando utilizzo uno stereo di alto livello, dove i suoni sono ben bilanciati e le frequenze sono complete, un’opera “mascherata” che nasconde un lavoro di concetto molto profondo. Ascolto con attenzione ed i miei sospetti si fanno convinzione: ci rivolgiamo ad un pubblico di nicchia, colto e di controtendenza, che materializza il paradosso del Low-FI ascoltato con HI-FI, quindi la bassa fedeltà diventa caratteristica integrante del suono, non più limite ma connotato di un’autoproduzione oltremodo audace, al punto da rischiare l’incomprensione.

released May 11, 2018

Chitarre, Voci, Sonomatics Aardvark Synthesizer, Sonagli: Luciano Chessa
A1, A2, A4, A6, A7, B1, B4: registrati al Lucas Artists Residency Program del Montalvo Art Center di Saratoga, CA, nel luglio 2017
A3, A5, B2, B3, B5: registrati alla Harrison House di Joshua Tree, CA, nel giugno 2016
Mixato da Lapo Boschi e Luciano Chessa a rue Servan, Parigi XI, nel maggio e dicembre 2017
Prodotto da Luciano Chessa (ASCAP) per Peyrano Music (ASCAP)
Foto di copertina di Melesio Núñez Progetto grafico di Luciano Chessa e Lapo Boschi
Produttore esecutivo: Lapo Boschi
Grazie a Troy Boyd, Daniela Cascella, Luca Mariani, Moisés Nascimento, Melesio Núñez, Pasquale Panella, Erika Rava, Corentin Reut, Kelly Sicat, Eva Soltes, Jhon Valdez

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: