ACID FROG – Acid frog

acid frog

Continua il viaggio di Bsidesmagazine all’interno del mondo delle nuove proposte italiane con l’ambizioso compito di contribuire alla fine del “medio evo” musicale nel quale siamo prigionieri da troppo tempo, ed è con piacere che incontro (in senso lato) gli Acid Frog.

La giovane band triestina debutta con un EP decisamente psichedelico che trae ispirazione dalle sonorità della Bay area di metà anni ’60 fino ad arrivare al più conosciuto stile funky anni ’70, non male per “soli” 5 pezzi. La vocazione psichedelica della band è evidente (non solo dal nome), l’uso dell’organo Hammond è un carattere dominante in tutto il disco, tranne che per “STONED AGE”, l’ultimo pezzo che è molto rock, quello della golden age, o meglio STONER AGE (non per tutti) ed evidenzia ulteriormente la versatilità ed il carattere di una band che ha molto da dare. Ma, partiamo del principio.

 

Il brano di apertura è “SUN SUN SUN”  e mi catapulta al Monterey POP Festival, in quella estate del ’67, aiutati da una linea melodica accattivante e da dei cori quasi eterei, gli Acid Frog ci regalano quella che un tempo sarebbe stata una hit (dico un tempo per un discorso puramente di tendenze musicali in voga al momento), una canzone che entra nella testa per uscirne a fatica, con una line di basso malinconica ed una lead voice algida, quasi malinconica. Colpisce e fa centro.

Tutt’altra musica è invece “FUNKY SABBATH” che fa un salto quasi un decennio più tardi, stento quasi a credere che sia lo stesso disco. L’assenza della voce non è pesante, anche se in alcuni frangenti il brano la “chiama”. In realtà c’è, ma solo nei cori. Quasi a metà i toni cambiano, l’Hammond entra di prepotenza ricontestualizzando il brano ed è lì che parte il viaggio e capisco che la voce, a questo punto, è superflua. Resto spiazzato dalla fine, giunta all’improvviso e, che ancora, credevo lontana.

Arrivi amo a metà di questo EP con “FLOWERS AND RAIN”e troviamo l’apice di questo viaggio. Prepotentemente malinconica ed ipnotica, posizionata in modo furbo a metà del percorso. Il cambio di velocità aiuta ancora a dare energia al pezzo e alzare la tensione evitando l’errore della monotonia e capisco che è un’altra caratteristica del loro sound.

ORANGE SUNSHINE” è un delirio, sembra una storia da raccontare, o almeno inizia come tale, ma poi trascende in una parafrasi non facile da comprendere ma adoro una parte precisa del testo: “The acid Jesus’ preaching to the crowd Brotherhood of eternal love”. Qui hanno vinto, a mani basse: un tema delicato come il mettere in discussione un dogma religioso, accostato con un ritornello facile e leggero, come se fosse la “pubblicità delle caramelle” il tutto, condito con l’immancabile Hammond che è diventato colonna portante del carattere musicale del gruppo.

Gli Acid Frog sono attivi dal 2013, ma la svolta è arrivata solo tre anni più tardi, quando dopo ripetuti cambi di formazione, hanno trovato la stabilità entrando nel circuito live e preparando un repertorio definito. L’ispirazione per i loro pezzi arriva della più classiche Band che tutti noi DOBBIAMO conoscere, e si sente, ma i paragoni lasciamoli ai privi di fantasia.

Voglio vederli dal vivo.

Nel frattempo…”LICK THE FROG, FEEL THE ACID!” (cit. Acid Frog)

 

 

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