BURNOUT II – Daniele Brusaschetto e Paolo Spaccamonti

BURNOUT II – Toten Schwan 2020

Uscito lo scorso 11 Novembre per TOTEN SCHWAN, Burnout II ripropone un esperienza, un viaggio interiore che sorprende lasciandosi abbandonare e guidare dalle sonorità. Un interessante spunto per riflettere guardandosi dentro.

il Disco

copertina di Bournout II
copertina della cassetta

O forse è più appropriato dire “la cassetta”  visto che questa pubblicazione è disponibile solo in versione MC (cassettina- 99 copie limitate), con coupon per il download digitale.

Daniele Brusaschetto e Paolo Spaccamonti riprendono il percorso interrotto 6 anni fa con la pubblicazione di BURNOUT, un viaggio strumentale dove i suoni e rumori si fondono e, anche in questa seconda parte, ci regalano quattro esperienze distinte. Emozioni riconducibili all’esperienza di esaurimento fisico e mentale, regalando angoscia subdola, tutt’altro che palese che si insinua nella mente durante l’ascolto.

L’identità di ogni pezzo è forte spaziando tra gli arpeggi di chitarra e i suoni ridondanti. Quattro momenti diversi per durata ed intensità.

Gocce è il più lampante degli esempi: questa chitarra che in primis arpeggia per poi arrivare alla strimpellata confusa mentre un rumore di disturbo si fa strada ed un suono martellante ne incupisce il cammino. che sia la via per l’oscuro male?

Al Jourgensen é il brano più particolare, con i suoi 12 minuti abbondanti, regala un’esperienza profonda e da modo ad ogni suono di entrare dolcemente. Anche quelli che potrebbero essere definiti come “disturbi” vengono affievoliti dalla durata incrociando la struttura del brano senza sovrapporsi. Si arriva così ad un puro momento noise  senza rendersene conto, coccolati dal ritmo ipnotico della sezione ritmica. Si alternano momenti armonici con frazioni distorte, e di colpo, arriva il finale.

Balliamo ancora sembra essere l’ultimo atto di resilienza prima della resa, un vano tentativo di aggrapparsi alla sanità, tardivo ed inefficace, forse il momento dove l’oscurità prende il sopravvento nel finale.

Spore è l’ultimo atto, malinconico e pacato. L’allegria di un matto. Possiede un velo di malinconica tristezza che si può quasi toccare. Tronco. Spiazzante.

Conclusione

Burnout II è senza dubbio un lavoro emozionante, un viaggio necessario, una medicina dal sapore insolito che regala momenti di profonda riflessione. Da ascoltare con attenzione.

 

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