CARIBOU – Swim

Recensione album di CARIBOU – Swim. Un talento della musica elettronica.

Nel 2010 torna Caribou musicista electro dance di grande talento.
Dietro questo pseudonimo si nasconde il polistrumentista canadese Daniel Victor Snaith, al suo terzo album e a due anni di distanza dal suo capolavoro “ANDORRA”. (I primi due lavori sono firmati come MANITOBA: “Start Breaking My Heart” album di debutto del 2001 e “Up in Flames” 2003)

caribou swim
caribou swim

SWIM, non fa rimpiangere il precedente album, anzi ne è una ottima continuazione. Caribou non tenta di replicare il successo utilizzando la stessa collaudata formula electro-pop-psichedelica che l’ha fatto conoscere, ma sperimenta, senza rinnegare se stesso, nuovi cut-up di generi musicali virando molto più sulla trance/dance. Le contaminazioni sono più sottili dietro a un compatto uso di synth che danno all’album un’impronta più Easy-Techno.
“Avevo l’idea di fare musica dance che sembrasse liquida, fluida. I suoni del disco si muovono in continuazione da destra a sinistra. Tutti gli elementi sono fluidi, mentre normalmente la gente si aspetta che la musica dance sia rigida e metallica”
SWIM straborda di sonorità dance, chill-out, condite da ritmi di basso – batteria che non dovrebbero mai mancare nelle compilation dei migliori DJ.
Apre la cupa “Odessa” degna di ogni dance/club alternativo .
Il martellante beat trance di “Sun” anticipa “Kali” brano da spiaggia che si chiude con un sassofono molto vintage.
“Bowls” spazia dai riconoscibili sound dance (che ne sminuiscono la bellezza) a basi quasi industrial.
Anche se l’ormai inflazionato flauto anni `60 apre la sesta traccia, il potente ritmo che si insinua in sottofondo fa di “Leave House” uno dei brani migliori dell’album.
L’ossessiva “Hannibal” è un crescendo di ritmo; rallentamenti e riprese.

caribou_andorra
caribou_andorra

La sommessa e breve “Lalibela” fa da anticamera all’ultima traccia: “Jamelia”. Come abitudine Caribou lascia come ultima la track più eclettica. In questo brano non teme di abbinare orchestra, ritmi africani e basi elettroniche. Le intenzioni sono un po’ troppo ambiziose e il risultato è una miscela confusa senza una vera direzione che chiude in malo modo un album da ballo particolarmente intelligente.

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