Gli ex belli e perversi: JANE’S ADDICTION – The Great Escape Artist

Recensione di “The Great Escape Artist” album del 2011 dei Jane’s Addiction

Jane's Addiction-The Great Escape ArtistIl rock è una cosa da vecchi. Cosa aspettarsi di nuovo da un genere nato almeno 60 anni fa? E’ la musica dei padri e degli zii, che ha perduto tutto il suo fascino trasgressivo, anche grazie a tormentoni radiofonici tipo “anche essere il primo della classe è rock, studia e non bere quando guidi, dai un bacio a mamma prima di uscire”. Gli Skiantos furono profetici quando cantavano “Sono un Ribelle Mamma”.
Le più acclamate rockstar sono dei nonnetti rugosi e artritici. Le generazioni “giovani” di successo si avvicinano ai cinquant’anni.
Eppure il carisma di alcune di queste vecchie glorie resta inalterato.

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E’ il caso dei Jane’s Addiction. A fine 2011 è uscito il loro quinto album ufficiale “The Great Escape Artist”. Quinto in venticinque anni di carriera fra scioglimenti e progetti collaterali, eppure l’attacco di “Underground”, prima canzone dell’album, è un’esplosione di gioiosa energia che non dimostra gli anni della band. Seguono l’ottima “End to the Lies” e la bellissima “Curiosity Kills” dal ritornello accattivante. La hit “Irresistible Force” è posizionata come quarta traccia e chiude un compatto e adrenalinico primo tempo di questo nuovo lavoro del gruppo losangelino. Un po’ più radiofonica, ma completa. Attimi epici e riff adrenalinici di Dave Navarro costruiscono un brano eccellente.
I’ll Hit You Back” apparentemente si rilassa in una semplice canzoncina di passaggio. “Twisted Tales” parte lentamente per poi esplodere, accelerare, rallentare perdersi e ritrovarsi.
Ultimate Reason” con i suoi echi alla Led Zeppelin non convince, ma “Splash a Little Water on It” con le sue atmosfere sognanti, fa dimenticare il precedente calo di tensione. Perry Farrell canta misticheggiante su un tappeto di bassi e improvvisi deliri di chitarra. Ottimo cibo per i fans dei Jane della prima ora.
Mancano completamente il bersaglio le due canzoni di chiusura. “Broken People” è una banale ballatina di congedo, mentre “Words Right Out of My Mouth” sembra più un bonus track buttato lì  per ricordare “come eravamo”.

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The Great Escape Artist” è un ottimo album rock, energico, intelligente e facile all’ascolto. Il piacere di sentirlo ripetutamente porta anche la consapevolezza che i Jane’s Addiction non saranno più quel circo maledetto di junkie-freak che infilò goliardicamente un cavo elettrico scoperto nel culo del panorama musicale degli anni 80. La miscellanea di rock psichedelico, punk, funky, new wave che proposero con i gloriosi “Ritual de lo Habitual”, “Nothing’s Shocking” e “Jane’s Addiction” è in parte persa, in parte assimilata da vent’anni di mode musicali. Sciocco fare il verso a se stessi e giocare a fare ancora i ragazzini strafatti. E sciocco giudicare “The Great Escape Artist” (e il precedente “Strays”) per quello che i Jane’s Addiction hanno rappresentato in passato. Tutti noi desideriamo che i nostri eroi rimangano puri, soprattutto gli eroi che inneggiano a una libertà viziosa in cui cibarsi solo di frutti proibiti. Eroi brutti, sporchi e drogati che si immolano sul palco per il loro pubblico, come un sacrificio umano.

jane's addiction cover album

Beh quei tempi sono passati da un pezzo, ma non hanno lasciato un vuoto, bensì un cambiamento. L’amato/odiato cantate Perry Farrell fonda i “Porno for Pyros” (assolutamente da non sottovalutare) e crea il Lollapalooza: festival di cultura underground itinerante. Un vero circo con musica, bancarelle, artigiani locali, artisti di strada, teatro e esposizioni artistiche, che reinventò il modo di fruire la musica. Accanto a musicisti già affermati si esibivano nomi emergenti ancora esclusi dalle grandi major. Per citare alcuni nomi: Nine Inch Nails, Rage Against the Machine, Violent Femmes, Primus, Alice in Chain, Siouxsie and the Banshees, Sonic Youth, Hole, Cypress Hill, Pavement, Sinéad O’Connor, Elastica, Beck, Orbital, Devo, Prodigy, Tool, Kasabian, She Wants Revange, Editors,…

Il talentuoso chitarrista Dave Navarro (dall’infanzia turbolenta e drammatica- sua madre fu uccisa quando era adolescente) sostituisce John Frusciante dei Red Hot Chili Peppers (“One Hot Minute”) e acquista notevole popolarità negli USA grazie a discutibili Reality Show e gossip vari.

La fama del bassista storico Eric Avery, vera grande perdita della formazione, e del percussionista Stephen Perkins rimane legata alla leggendaria band di Los Angeles, nonostante le numerose e importanti collaborazioni.

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1. Underground
2. End To The Lies
3. Curiosity Kills
4. Irresistible Force
5. I’ll Hit You Back
6. Twisted Tales
7. Ultimate Reason
8. Splash a Little Water On It
9. Broken People
10. Words Right Out Of My Mouth

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