NINE INCH NAILS – Hesitation Marks (2013 USA)

NINE INCH NAILS – “Hesitation Marks” recensione industrial rock project

hesitation-marks- NINE INCH NAILS
hesitation-marks – NINE INCH NAILS

Sarà la gelosia, quella che nasce fra vecchi amici allontanati da una donna, ma il progetto “How to Destroy Angels”, di Trent Reznor insieme alla moglie Mariqueen Maandig e a Atticus Ross, fa schifo.

Ma Trent non si è rammollito e sa essere ancora geniale. Lo dimostra ricomponendo i Nine Inch Nails, progetto che si temeva accantonato. “Hesitation Marks” viene distribuito dalla Columbia Records nel 2013 (gli ultimi due lavori sono stati autoprodotti e venduti sul sito dei NIN viste le intolleranze di Reznor nei confronti delle case discografiche).

Il concept del packaging è di Russel Mills, lo stesso artista che contribuì a definire l’immaginario visivo del periodo “The Downward Spiral”. Mills definisce il suo lavoro per “Hesitation Marks” una specie di autopsia “in cui gli indizi minimi possono suggerire gli eventi che si sono verificati“. Il titolo dell’album si riferisce, infatti, ai piccoli tagli di prova che ci si infligge prima di suicidarsi con un coltello.

Qui il video di David Lynch, deludente e un po’ datato.

Il nono album dei NIN non è un capolavoro, ma rappresenta la purezza della formula musicale elettronica/industrial proposta dal gruppo statunitense. Meno sperimentale e ricercato di “Ghosts I-IV” e “The Slip”, più umile rispetto al pasticciato concept album fantapolitico “Year Zero” è il miglior album dai tempi di “The Fragile”.
L’esaltante crescendo elettronico di “Copy of A” e l’incalzante “Came back Haunted” sono la degna ouverture di Hesitation Marks. Segue una classica ballata minimal “Find my Way”. “All time Low” e “Disappointed” hanno un sapore di déjà vu e “Everything” è proprio bruttina buttata lì a separare un ipotetico primo tempo dal secondo. Seguono una fila di brani che fanno sempre centro.
Ogni suono dell’album è ricercato e ben calibrato. Trent Reznor e soci (fra cui Adrian Belew dei King Krimson) non si lasciano andare ad eccessi, costruendo un album poco rabbioso e molto curato.  La violenza industrial appartiene a un passato lontano che sarebbe ridicolo rievocare. Per l’operazione nostalgia ci sono gli spettacolari e innovativi concerti.

Qui sotto lo spiazziante e geniale inizio del tour 2013

1.  The Eater of Dreams
2.  Copy of A
3.  Came Back Haunted
4.  Find My Way
5.  All Time Low
6.  Disappointed
7. Eveything
8.  Satellite
9.  Various Methods of Escape
10. Running
11. I Would for You
12. In Two
13. While I’m Still Here
14. Black Noise

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