Songs for sad and angry people – Partinico Rose
LA BAND
I Partinico Rose sono una band siciliana e debuttano con questo Songs for sad and angry people , un gruppo formatosi nel 2015 ma solo nel Giugno del 2019 riesce a partorire il primo album. L’attesa è servita per affinare la tecnica e trovare uno stile proprio con la particolarità del violoncello suonato da Martina Monaca che regala un velo malinconico all’atmosfera cupa del gruppo. C’è rabbia, non solo nel titolo, anche nell’espressività della voce di Vincenzo Canizzo, vera sorpresa dopo le prime note che diventa tratto caratteristico per tutto il disco e peculiarità della band.
Il Disco
Questo sound cattura e lo fa in molti modi, specialmente con il suo essere via di mezzo tra il Dark e il post punk…così “british” che la voce, pur essendo carica e potente, pecca un po’ per non avere quel marcato accento che hanno loro (gli inglesi) su al nord… No, non è una questione di pronuncia, ma di accento. Sento anche molto della new wave italiana. Il basso di Massimo Russo è sempre presente a sostenere la voce, a “corda tesa” e le sue linee ricordano molto il decennio ’80 (specialmente nella nostra new wave), malinconia espressa con note lunghe, tal volta pesanti e martellanti, anche quando danza con la batteria di Carlo Schembari (Misantropy), con quel filo di distorsione che ammicca al dark. Un esordio brillante e controcorrente, anche se il revival 80 nelle sue sfumature più oscure sta sta tornando in auge, quello del Partinico Rose è una chiave di lettura insolita e gradita.
Le tematiche sono riassunte nel titolo “Songs for sad and angry people” ma le canzoni sono tutt’altro che tristi…C’è molta rabbia imbrigliata nella voce di Vincenzo (The story of cancer) . Un crescendo che vede la parte più “sad” in “The end of summer” che forse indica non solo la fine dell’estate. Molto particolare è “Rehab form you” che riesce in qualche modo a raccontare un dramma personale, rabbia interiore e sentimento di rivalsa, le pause sono un buon modo per dare peso al testo nel momento giusto anche il basso diventa “tondo” e danza con il violoncello…
Conlusioni
Esordio decisamente positivo, con carattere e, per essere completamente autoprodotto, anche ben fatto. Dopo ripetuti ascolti sono sinceramente accattivato da questo sound che guarda non troppo all’Inghilterra post punk anni ’80 e non troppo al nostro periodo d’oro della musica new wave, specialmente nelle linee di basso.