FOXYGEN -Take The Kids Off Broadway

FOXYGEN “Take The Kids Off Broadway”. Recensione indie rock duo.


La Band

Non ce ne sono di banane… i Foxygen, per il loro album “Take The Kids Off Broadway“, hanno composto sette brani eclettici nel senso estremo del termine.
Il duo losangelino passa da un genere all’altro, all’interno dello stesso brano con una velocità spiazzante: sembra che l’arrangiamento sia stato composto da uno schizofrenico in preda ad un raptus. Geniale.
Non si fa in tempo ad associare un brano a un riff che… cambia tutto… e succede ripetutamente. La sorpresa è dietro l’angolo, sperimentale e dissacrante. Nello specifico: il brano che dà il titolo all’album parte con allusioni vocali alla Roxy Music, giri di basso che sbeffeggiano i Clash e toni che ricordano i Misfits all’insegna dei più classico glam. Tutto questo in poco più di 3 minuti.
Interessante.

Il Resto del disco

Gli altri pezzi sono a loro modo unici, nel senso che ormai utilizzano la sopracitata formula di costruzione del brano ma spaziano (chi più chi meno) a tutti i generi musicali. Un viaggio nella storia musicale compresso in 36 minuti.
L’originalità di questo progetto spicca con l’audace “Teenage Alien Blues” un brano lungo e border line, sospeso in un limbo temporale, attuale, ma allo stesso tempo avanguardista (anche tra dieci anni) , eppure, al contempo, già classico. Ne sono veramente affascinato, giuro che non riesco ad ascoltare altro mentre scrivo dei Foxy. C’è talmente tanto che non si può non restarne colpiti, almeno per pochi secondi, come un giro sulle montagne russe: su e giù, piano e veloce, dentro e fuori dal tunnel e così via. Ascoltarli in una stanza chiusa al buio proietta la mente in un caos sensoriale tipo “Paura e Delirio a Las Vegas”. Viaggio, ecco la parola giusta! Sono un vero e proprio viaggio come da tanto non se ne sentiva, forse dai tempi del prog rock senza spazio ai virtuosismi tipici del movimento (ed è anche per questo che sono speciali).

Impressioni

Deve essere complicatissimo riprodurre e suonare tale varietà di stili. Dal vivo deve essere qualcosa dell’atro mondo, un’esperienza da ricordare e la curiosità di vederli dal vivo si fa sempre più grande. Anche in studio non dev’essere uno spettacolo da perdere… M’immagino i Foxygen in sala di registrazione che spiegano l’arrangiamento al tecnico del suono, in un groviglio di cavi, strumenti e pensieri, mentre la birra scorre a fiumi con gente che entra ed esce, mentre lui (il tecnico) impreca e impazzisce seguendo i volumi e maledicendo il duo che intanto si sente a proprio agio.
Rubano l’attenzione (io stesso mentre scrivo li sto ascoltando e vengo continuamente e piacevolmente distratto). Non potrei mai ascoltarli mentre sono alla guida, mi giocherei tutti i punti della patente i un attimo. L’unica pecca è che cotanta ecletticità è difficile da ricordare, da memorizzare se non in qualche suo frangente: penso a due amici seduti al parco fare dei discorsi del tipo:
ti ricordi quel brano dei Foxygen che fa…? Già, come cazzo fa il pezzo dei Foxy?
Era quello o era l’altro? NO , forse è lo stasso?”
Oppure sotto la doccia, come si fa a fischiettare i Foxy?

Ed è allora che vengo sopraffatto da un dubbio: che la libertà d’espressione magistralmente esposta in questo disco venga vincolata al solo ascolto? Nessuno che fischietta la tua musica, nessuno che suona i tuoi brani nelle sue serate, nessun ricordo importante legato alle tue canzoni (perché fagociti attenzione), quindi, non è che tutto ciò rischia di essere autoreferenziale ed edonistico?
Non è forse questo il motivo della fine del prog? Artisti capaci e talenti musicali catturati da una spirale che li spinge a osare sempre di più staccandosi, però, dalla realtà?

Del 2013 il loro secondo album dal titolo “We Are the 21st Century Ambassadors of Peace & Magic” . Prepariamoci.

Playlist

1. Abandon My Toys
2. Make It Known
3. Take the Kids Off Broadway
4. Waitin’ 4 U
5. Teenage Alien Blues
6. Why Did I Get Married?
7. Middle School Dance

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