GHINZU – i coltelli musicali venuti dal belgio
Le piatte lande del nord Europa sono spesso la fucina della migliore musica indie. I belga Ghinzu sono ottimi rappresentanti di questa scena. Il loro sound ricorda i primi Muse e i Deus senza, però, scadere mai nelle imitazioni. Animali da palcoscenico sono delle superstar in Francia, ma poco conosciuti in Italia. Solo i fan di “Ex-Drummer” (il cinico e squallido film tratto dall’omonimo romanzo di Herman Brusselmans) si ricordano di loro grazie al bellissimo brano “Blow” inserito nella colonna sonora.
Nati nel 1999 esordiscono con “Electronic Jacuzzi” che allora non si filò nessuno. Solo la perseveranza degli scatenati membri della band e la serie incessante di concerti li portarono a farsi conoscere e amare da un vasto pubblico. La notturna “Dolly Fisher” apre confondendo ogni ignaro ascoltatore con una ritmica inusuale. John Stargasm canta di una strana bambola voodoo regalata a Natale di nome Dolly per poi sussurrare filastrocche non-sense in “Dragon“. La musica cambia più volte registro senza mai perdere un’atmosfera da noir francese. “Rotten Star” è un piacevole caos senza capo né coda. Il batterista Fabrice George (che verrà sostituito dal meno fantasioso Tony «Babyface» Poltergeist) nel bel brano “Thoughts Behind The Scene“bilancia abilmente la melodia del piano con un soffuso e incessante rumore di treno fino al crescendo finale. L’adrenalinica “Electronic Jacuzzi” precede la malinconica e melodiosa “Turn up the Satan“.
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“R2 D3“, è il fratello di R2 D2 e si sente solo e confuso con tanta voglia di uccidere tutti, per fortuna nel brano successivo arriva un sussurrante “Dracula Cowboy” molto fashion avido di cocaina, pillole, vodka e sesso. Inutile dirlo uno dei pezzi più riusciti dell’album. “Get Up” scomoda noiose melodie orientali in una canzone che stratifica troppe stranezze per piacere, seguito da un puro divertissement strumentale.Il romanticismo malato dei Ghinzu esplode nella bellissima “One shot Ballerina“. Chiude “Bingo it’s Heaven” come un idilliaco epitaffio.
Nel 2004 pubblicano il loro capolavoro: “Blow” ricco di sperimentazioni e audacia compositiva. La (brutta) copertina originale in cui un John Stargasm decapitato canta al microfono fu censurata perché troppo violenta e sostituita dall’immagine dei due cavalli abbracciati. La migliore canzone dei Ghinzu dà il nome a questo secondo lavoro. Parte della colonna sonora del già citato “Ex-Drummer“, è un brano oscuro con improvvise esplosioni di suoni. Epica e sommessa si insinua come il buio nel giorno. Impossibile non amarla.
Si è esausti già dopo il primo brano, ma la delicata “Jet Sex” ti trascina in un baratro di malinconia tanto che “Cockpit Inferno” è uno schiaffo in faccia con l’iniezione di anfetaminiche tastiere alla Goblin. “Do you Read Me” è il classico singolo accattivante fatto con stile. Il veloce e psicotico pezzo strumentale “Till you Faint” anticipa un’altra hit del gruppo belga “The Dragster-Wave” seguita da una quieta ballate d’amore per pianoforte: “Sweet Love”. La voce di John Stargasm corre sui veloci crescendo di “High Voltage Queen” esaltando la bellezza del culo della sua donna. “21st Century Crooners” è un intermezzo musicale in perfetta sintonia con il precedente brano. Seguono “Mine” un po’ di psychobilly e “Horse” un po’ psichedelici. Chiude la stranissima ed edonista “Sea-side Friends”.
“Mirror, mirror” del 2009 non è sicuramente all’altezza dei precedenti. Più leggero e ascoltabile, ma non per questo meno interessante. L’ottima “Cold Love” ricorda uno dei migliori pezzi dei Deus. “Take it Easy” è niente più che un brano innocuo e cantabile a cui segue un brano di atmosfera come “Mother Allegra” che sembra buttato lì giusto per essere un po’ dark. “Mirror Mirror“, “Dream Maker” e “The End Of The World” sono canzoni ben costruite, ma senza quell’originalità e quel tocco di follia a cui ci eravamo abituati. “This War is Silent” si distingue un po’ rispetto alle precedenti. Chiude un brano strumentale molto elettronico “Interstellar Orgy” con echi alla Air.
In attesa dell’annunciato quarto album firmano la poco originale colonna sonora del film “Irina Palm” e svendono qualche brano alla pubblicità. A voi riconoscerli quando li sentirete.
Qui sotto la scena finale di “Ex Drummer” in lingua originale tradotta in russo, così non ci capite in cavolo. La canzone, ovviamente, “Blow”