LA CASA DELLE CONCHIGLIE – Il bordello più rinomato di Parigi
“Gli eccessi si scontano, il più delle volte, e fanno di noi stessi i martiri dei nostri peccati.
La cosa importante è restare impenitenti anche davanti alle smorfie paurose della morte!”
A metà Ottocento, Parigi pullula di prostitute e di case di piacere.
Il bordello più rinomato della capitale, frequentato da aristocratici, celebrità e artisti, è sicuramente la Maison des Coquillages (la Casa delle Conchiglie), gestito con eleganza e creatività dalla giovane e ambiziosa Dauphine Sabatière: “trentenne volitiva, colta e bellissima, elegante e scaltra come una gatta”, personaggio memorabile di maîtresse, attenta conoscitrice dell’animo umano (sia maschile che femminile) e dedita all’occultismo, introdotta alla magia dal suo primo amante, che le ha insegnato che “la magia esiste e può essere usata per i propri scopi”.
La casa è un tripudio di desiderio, di fantasie erotiche e perversioni, minuziosamente descritte da Ivo Torello, che non lascia nulla all’immaginazione, anzi la moltiplica in un gioco pirotrcnico di tableaux vivants spettacolari, a volte divertentissimi a volte espliciti al limite dell’imbarazzante, a volte inquietanti.
Il tutto abbellito da un’affabulazione colta e avvolgente, e da un’inventiva furibonda, venata di ironia.
Ovviamente, il romanzo diventerebbe presto noioso se Ivo Torello non sapesse tratteggiare con maestria la psicologia di tutti i personaggi, più o meno bizzarri, che frequentano la Maison: il pittore frustrato, il sarto costumista pornografo, il fotografo di nudo, l’alchimista e scienziato dell’occulto, lo spiritista e la vecchia madre sensitiva, il collezionista di arte erotica, il ventenne astronomo dell’Osservatorio di Parigi… A quelli fittizi si avvicendano i personaggi famosi, che hanno davvero lasciato un’impronta nella Parigi dell’Ottocento (pittori come Courbet e fotografi come Nadar). Tutto questo contribuisce a rendere vivida l’ambientazione: la città ai tempi di Napoleone III e del barone Haussmann, la città che ha visto nascere l’impressionismo e le prime lastre fotografiche, la città sinonimo di vizio e libertinaggio, e la battaglia artistica di alcuni intellettuali contro l’ipocrisia di “censori e retrogradi”.
“C’è troppa ferocia nel cielo e nelle strade, non importa se travestito da progresso ed emancipazione. (…) Tutto sta diventando ferro e perbenismo. Presto ci verrà detto quali parole possiamo usare e quali no. Presto ci verrà insegnato quale sesso è giusto e quale sbagliato. (…) Pare di vederli già, i roghi.”
Geniale aver ammantato la casa di ombre occulte, spesso demoniache, e riempito la libreria di Dauphine di libri esoterici.
Elevata la tensione che si respira nella sesta parte del libro, dove “Le nozze folli di Marte e Venere”, una “commedia proibita” allestita nella Maison, viene trasformata, a insaputa della maîtresse, nell’allegoria della volontà di potenza (Marte) contro il vizio (Venere). Il finale di questa tetra parodia di una messa nera in cinque atti tiene con il fiato sospeso.
Consigliatissimo, anche se non per tutti.
La Casa delle Conchiglie
Ivo Torello
Edizioni Hypnos