LIGHTS OUT – Rotten stramorten (2018)

LIGHTS OUT – Rotten stramorten (2018)


L’Energia

Finalmente un po’ di energia e velocità in pura salsa californiana, allegria e spensieratezza racchiusa in 13 tracce. Il terzo lavoro dei LIGHTS OUT sembra uscito da una capsula tempo sepolta nel giardino della scuola a metà degli anni novanta. Un meraviglioso vaso di pandora che, una volta scoperchiato, sprigiona tutta la sana voglia di bivacco giovanile che un futuro già scritto e carico di responsabilità, ma colmo di speranze festaiole.

C’è così tanta California che mi stupisco quasi quando non trovo il logo dell’etichetta Epitaph o FatWreck Chords del buon Fat Mike.

La Band

I LIGHTS OUT non solo sono italiani ma sono anche pubblicati dalla promettente ROCKETMAN records capitanata da Ettore Girardoni.

Ma torniamo a parlare di Fat Mike e dei suoi  NOFX che sono molto più che un ispirazione, quasi un modello da seguire… Le pause, i cambi di ritmo e i fraseggi musicali riportano molto al loro  stile , ma questa non è una band fotocopia, al contrario, i LIGHTS OUT sono il risultato di un patch work artistico. Vedo anche molto della scena svedese (Burning Heart records, non a caso legata doppio filo con la Epithaph) e quello che ne esce è un riassunto con varie caratteristiche riconducibili a molti gruppi che hanno fatto al storia del Pop Punk\ Punk Rock.

Uso il termine “Pop” per la sua accezione anglosassone, cioè allegro, spensierato e giocoso, discostandolo dal suo significato “nostrano” che lo vincola soprattutto ad un discorso di commercialità.

 

Potrei trattare un pezzo alla volta, cercando per esaltarne le peculiarità e trovare analogie e riferimenti a gruppi più famosi ma non avrebbe molto senso perché “ROTTEN STRAMORTEN” è un album da buttare giù tutto d’un fiato: tredici pezzi che raramente superano i tre minuti, tempi meravigliosamente radiofonici ma ritmi e sonorità così lontane dal gusto delle emittenti generaliste che difficilmente azzarderebbero la messa in onda. La partenza è “a razzo” con “LET THE RECORD PLAY” e si va dritti fino alla fine, dove magari si rallenta un poco (non troppo) con il ritmo acquistando però, un po’ di melodia, giocando con il ritmo e rendendo il tutto molto piacevole e orecchiabile anche a chi si avvicina al genere.

Ma c’è dell’altro

INTO SPACE” e “BACK TO THE ‘80s” sono le tracce più “mainstream”, ma sono le più caratteristiche e vivaci. “ANGRY TONIGHT” e “OVER THE MELODY” a tirare il disco, che forse lamenta l’assenza di una vera e propria Hit. Questo genere, il punk rock\pop (decidete voi) è allegro e danzereccio, specialmente nelle sue contaminazioni SKA, potrebbe risultare superficiale ma in realtà vede la vita in modo sottile e cinico marcando con ironia alcuni suoi aspetti. Effetto nostalgia è assicurato per quelli non più giovanissimi che hanno vissuto la propria adolescenza negli anni ’90 e che tutt’ora non sono mai sazi di ascoltare un genere allegro e strafottente per definizione.

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