Biennale d’Arte di Venezia 2011 – Palazzo Fortuny – Fondazione Vedova.
2011 annus horribilis per la Biennale d’arte di Venezia.
Era da diverso tempo che non si allestiva una Biennale d’arte così vuota, curata male.
2011 annus horribilis per la Biennale d’arte di Venezia.
Era da diverso tempo che non si allestiva una Biennale d’arte così vuota, inutile e curata male. In tempo di crisi mondiale mi aspettavo di vedere, attraverso la lente dell’arte, uno specchio di questi anni di tensione e cambiamenti. Un po’come la Biennale del 2005 a ridosso delle guerre del nuovo millenio.
Nulla.
Biennale 2011 – GIARDINI
ILLUMINAZIONI
La mostra “Illuminazioni” ai Giardini è una cozzaglia di cose messe senza amore. Perfino la grande sala con 4 quadri del Tintoretto diventa di cattivo gusto in un simile contesto.
Dal tetto di ogni stanza i piccioni impagliati di Cattelan restano attoniti a osservare l’arte per cui hanno dovuto immolarsi.
A salvarsi:
COREA
Padiglione COREA: Lee Yongbaek.
La sala principale del padiglione è tappezzata di gigantografie di soldati mimetizzati in una foresta di sgargianti fiori artificiali, intitolate Angel-Soldier. Un video li ritrae mentre avanzano lentamente in questo finto ambiente floreale.
Nella sala più piccola si trova Broken Mirror, un’installazione di specchi e schermi piatti collegati a un computer. Al suono improvviso di spari, sugli specchi viene proiettato a rallentatore l’infrangersi delle loro superfici.
Le cornici contengono l’immagine della deflagrazione dei vetri.
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ROMANIA
Polemico e ironico il padiglione Romania: vuoto, ma con scritto sulla polvere delle pareti esterne 20 buoni motivi per non partecipare alla Biennale d’Arte.
GERMANIA
Padiglione GERMANIA: celebra l’eclettico Christoph Schlingensief, allestendo il padiglione come l’interno di una Chiesa (vedi l’articolo successivo). Sull’altare vengono proiettati i suoi film e documentari. Curioso vedere come la gente, entrando, automaticamente si faccia il segno della croce.
FRANCIA
FRANCIA: carina la fabbrica dei bambini di Christian Boltanski famoso per le sue installazioni giganti piene di fotgrafie, ricordi e oggetti.
OLANDA
Nel Padiglione OLANDA il breve cartone animato di Han Hoogerbrugge.
Biennale 2011 – ARSENALE
L’Arsenale non è molto meglio. Poche idee, realizzate malissimo in maniera sbrigativa.
THE CLOCK
Divertente la videoinstallazione “The Clock” di Christian Marclay: filmato che dura 24 ore formato da spezzoni di film in cui sono visibili orologi che indicano l’ora in tempo reale.
PADIGLIONE ITALIA
Il peggio arriva alla fine: il Padiglione Italia con la mostra nella mostra L’Arte non è Cosa Nostra. Se il museo della Mafia, nonostante sia un po’ fuori luogo, ha un suo valore storico di banca della memoria, il resto è miseria.
Per il Padiglione Italia, Sgarbi invita un certo numero di intellettuali, residenti nella nostra nazione, a scegliere un’opera di un’artista. (Scarica qui il PDF di V.S. sulle linee guida della Biennale)
Una scelta, dichiara l’onorevole Vittorio, contro i mercati delle gallerie sempre più chiusi in se stessi e contro i critici che tendono a far restare elitaria l’arte. Scelta interessante e curiosa, ma il risultato è disastrosamente imbarazzante a partire dalla scelta degli intellettuali: troppi e autoproclamatisi tali.
Emergono solo due cose: il disprezzo di Sgarbi per il contemporaneo e il “sistema italia” (minuscolo). Troppi interpellati hanno invitato a esporre alla Biennale amici e parenti che, probabilmente, non avrebbero mai avuto una chance di entrare alla Biennale.
Inutile chiedersi in quale porto abbiano lavorato gli allestitori fino al giorno prima, visto che i quadri sono tutti ammonticchiati uno sopra l’altro senza il minimo gusto o attenzione visiva. La peggiore vetrinista del mondo avrebbe fatto molto meglio.
Sgarbi, ormai, vende alle mostre il suo nome pensando sia una garanzia di qualità (artistica e politica). Scrive in un perfetto italiano una paginetta di presentazione (in cui non mancano riferimenti alle lotte politiche per cui viene assoldato di volta in volta – vedi gli inutili accenni alle centrali eoliche che deturpano il paesaggio), organizza un vernissage con qualche altro nome di prestigio e il suo lavoro è fatto. Via alla ricerca di un’altra marchetta. Scemo chi ancora lo cerca (e lo paga).
PALAZZO FORTUNY
Tutt’altro che scontata, invece, la mostra a Palazzo Fortuny (giunta alla quinta edizione), che accompagna il visitatore all’interno del bellissimo palazzo recentemente restaurato, mostrando, con immenso gusto, opere d’arte contemporanea accanto a capolavori del passato, manufatti di culture precristiane collezionate da Fortuny nell’arco della sua vita e artigianato locale del 600.
MAGAZZINO DEL SALE
Meritevole anche la doppia esposizione di Emilio Vedova e Anselm Kiefer all’antico “Magazzino del Sale” reinventato da Renzo Piano 2 anni fa.