Sul Concetto di Volto nel Figlio di Dio – L’ARTE e LA MERDA

Una pièce teatrale su un vecchio incontinente. Polemiche infuocate. Potevamo, forse, farci mancare “Sul Concetto di Volto nel Figlio di Dio”

ROMEO CASTELLUCCI (Raffaello Sanzio) "Sul concetto di volto nel figlio di Dio
ROMEO CASTELLUCCI (Raffaello Sanzio) “Sul concetto di volto nel figlio di Dio

Una pièce teatrale su un vecchio incontinente.
Polemiche infuocate.
Tafferugli in fronte al teatro.
Botta e risposta del Vaticano.
Potevamo, forse, farci mancare la visione di “Sul Concetto di Volto nel Figlio di Dio” del bravo Romeo Castellucci?
NO! Infatti, evitati i comizi di Forza Nuova (sempre presente se c’è da fare andar le mani), mostrato il biglietto dello spettacolo ai poliziotti in tenuta antisommossa che chiudevano via Vasari e scampato ai rosari di un picchetto di estremisti cattolici (Militia Christi, ecc.), entro con sollievo nell’accogliente teatro milanese.
Certo, le preghiere/maledizioni sparate alle spalle prima di entrare, mi fanno sentire un po’un peccatore recidivo, ma un bicchiere di vino al foyer, sciacqua qualunque ansia.

In attesa dello spettacolo, ammiro la meravigliosa scenografia. Allestimento di un interno (soggiorno: divano, TV; cucina: tavolo, due sedie, camera da letto) completamente bianco, al cui centro campeggia una gigantografia del volto di Gesù. Il dipinto è un particolare del “Salvator Mundi” di Antonello da Messina, un quadro eccezionale in cui Cristo osserva lo spettatore benedicendolo. Il particolare del volto mette in risalto uno sguardo ambiguo, talvolta sereno, altre rassegnato. La linea della bocca a destra tende al sorriso e a sinistra è rigida e impassibile. Impossibile scappare ai suoi occhi indagatori, forse, addirittura, accusatori.

"Salvator Mundi" di Antonello da Messina
“Salvator Mundi” di Antonello da Messina

Inizia lo spettacolo. Un vecchio malato viene accompagnato e fatto sedere sul divano da due infermieri. Poco dopo entra in scena il figlio. Azioni e dialoghi ordinari. Il giovane controlla medicine e ricette prima di andare al lavoro, ma, improvvisamente, il padre ha un attacco di dissenteria. Pazientemente il figlio lo pulisce, lo accudisce e lo consola. Ma il vecchio continua a stare male. Ogni volta che viene fatta un minimo di pulizia il malato se la fa ancora addosso, imbrattando, piano, piano, tutto il set. Dopo 40 minuti entrambi sono esasperati e sporchi di merda. Il figlio si abbandona alla rabbia e alla disperazione, mentre il padre, sconfortato e umiliato, singhiozza. Il giovane si avvicina alla gigantografia del Cristo e in fronte alla sua bocca cerca, in vano, una risposta, poi esce di scena.
È il volto di Gesù il vero protagonista ora. Il set viene sgombrato velocemente da ogni oggetto, mentre sulla gigantografia inizia a colare inchiostro fino ad oscurarne completamente il disegno.
La tela, ormai nera, inizia a essere fatta a pezzi, mostrando una scritta luminosa: “You are (not) my Shepard”.

Diversamente dagli altrettanto contestati spettacoli parigini, manca la scena in cui un gruppo di bambini fa ingresso sul palco tirando contro il dipinto dei gavettoni di “inchiostro”. Scena decisamente fuori luogo e di cattivo gusto. Castellucci si vanta di non essersi autocensurato, ma, semplicemente, la struttura del teatro non permetteva questa variante.

Lo spettacolo merita essere visto. Attori molto bravi capaci di trasmettere tristezza, tenerezza, divertimento, nausea, esasperazione e rabbia. Gli errori sono proprio del regista che gioca più sulla furbizia della provocazione che con i nobili intenti dichiarati.

La Teodicea del Libro di Giobbe, il salmo 22, il salmo 23, i Vangeli. Il libro della Tragedia appoggiato su quello della Bibbia. L’azione teatrale vuole essere una riflessione sulla difficoltà del 4° comandamento se preso alla lettera. Onora il padre e la madre. Un figlio, nonostante tutto, si prende cura del proprio padre, del suo crollo fisico e morale. Crede in questo comandamento e fino in fondo il figlio sopporta quella che sembra essere l’unica eredità del proprio padre. Le sue feci. E così come il padre anche il figlio sembra svuotarsi del proprio essere e della propria dignità. Questo spettacolo è una riflessione sul decadimento della bellezza, sul mistero della fine...”

https://www.youtube.com/watch?v=jxLQFgigabc

…Questo spettacolo mostra, nel suo finale, dell’inchiostro nero di china che emana dal ritratto del Cristo come da una sorgente. E’ tutto l’inchiostro delle sacre scritture qui pare sciogliersi di colpo, rivelando un’icona ulteriore: un luogo vuoto fatto per noi, che ci interroga come una domanda… Romeo Castellucci
…allora perché non mostrare le parole delle Sacre Scritture che si sciolgono, sporcando il volto di Gesù? Un’immagine di grande impatto probabilmente. Troppo poco intellettuale essere così esplicito nella realizzazione? Meglio fare vedere colate scure che infangano il dipinto rischiando di associarle agli attacchi di dissenteria a cui si è assistito per più di mezz’ora?

Una scelta furba per far parlare di sé (anche se sono certo della buona fede del regista che certo non immaginava reazioni così spropositate). Peccato.

Si accendono le luci. Gli spettatori applaudono. Qualcuno no, qualcuno lo fa solo per non passare per uno dei contestatori.

La campagna d'odio
La campagna d’odio di Militia Christi

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