L’INDAGINE – un thriller dello scrittore di fantascienza Stanislaw Lem

Stanislaw Lem, il più famoso scrittore di fantascienza polacco (chi non ricorda “Solaris” del 1961?), pubblicò nel 1959 “L’indagine”, un curioso romanzo gotico ambientato a Londra negli anni Cinquanta.

Stanislaw Lem
Stanislaw Lem – l’INDAGINE

In una Londra buia, dove l’inverno rigido e nevoso sta volgendo al termine, lasciando però che il gelo e la nebbia continuino ad avvolgere le campagne inglesi, Scotland Yard deve indagare su un’incomprensibile serie di casi che definire crimini è forse inappropriato o fuorviante. Riguarda i cadaveri in attesa di sepoltura negli obitori dei cimiteri di alcuni paesi del Norfolk. La sera prima, parenti e becchini hanno adagiato il corpo del defunto in una posizione diversa da quella in cui lo hanno ritrovato il mattino dopo. Chi ha mosso i cadaveri? O sono i cadaveri che si sono mossi da soli, come se non fossero davvero morti? Se il defunto scompare, senza che nessuno lasci impronte, il mistero si ammanta di tinte sovrannaturali. Chi li ha trafugati? E come mai non ci sono tracce del ladro? E quale dovrebbe essere il suo movente? La follia? La necrofilia? Qualcuno potrebbe pensare che, in realtà, i corpi non ci sono più perché sono risorti. Altri che li hanno portati via i dischi volanti.

Scotland Yard non può dar credito alle voci: esaminati i fatti ha bisogno di ipotesi fondate sulla razionalità. Per questo motivo l’ispettore capo si rivolge al massimo esperto di statistica, affinché illumini la squadra sulle costanti che accomunano le varie sparizioni. Alcuni dati sono immediatamente utili all’indagine: le condizioni meteorologiche delle notti in cui i cadaveri sono stati trafugati, il raggio d’azione all’interno del quale sembra muoversi il trafugatore… Altri aumentano lo sconcerto e la confusione degli agenti, che non sanno come interpretare, per esempio, il ritrovamento di animali morti (spesso gatti) nei pressi dei cimiteri dove le salme sono scomparse.

Stanislaw Lem
Stanislaw Lem (1921 – 2006)

A capo dell’indagine viene incaricato il giovane tenete Gregory, che si muove senza riuscire a sviluppare un preciso piano d’azione, ma segue le intuizioni del momento, vittima di una emotività che non sempre riesce a controllare.
La storia è costellata di falsi indizi e di dettagli inquietanti, che però non riguardano l’indagine, ma fanno vacillare la mente di Gregory.

Gli anziani padroni di casa dove Gregory è in affitto compiono dopo la mezzanotte misteriosi rituali che producono vari rumori, prolungati e incomprensibili. Difficile resistere alla tentazione di scoprire cosa stanno facendo nella loro camera da letto senza però apparire indiscreto. Una situazione imbarazzante, a lungo andare irritante e frustrante.
Convocato dal suo superiore nel cuore della notte, Gregory lo raggiunge nella sua abitazione privata e, immerso nella fioca luce dello studio, si accorge all’improvviso, dopo una lunga conversazione, che l’ispettore ha appeso alla parete la fotografia di una donna impiccata. Gregory a quella vista quasi sobbalza.
Nell’appartamento del luminare di statistica, Gregory sfoglia un libro di matematica preso dalla sua libreria e trova un negativo di grande formato che riproduce una donna nuda. Cercando di non farsi accorgere dallo scienziato, studia i dettagli dell’immagine e capisce che la fotografia è stata scattata proprio in quella stanza. Il particolare che scopre in un secondo momento e che più lo inquieta è che la ragazza ha le caviglie legate con una catena.
Inaspettata la disquisizione sulla corsa agli armamenti, che ci ricorda che il romanzo è stato scritto ai tempi della guerra fredda.
Il finale è davvero cinico e beffardo.

Il finale è davvero cinico e beffardo.
Un colpo basso che neanche “La promessa” di Friedrich Dürrenmatt (1958) riesce a eguagliare.

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