WHAT IF…? – “Norman Spinrad presenta: Il Signore della Svastica – un romanzo di Adolf Hitler”
In un futuro alternativo una guerra atomica ha devastato buona parte del pianeta. La popolazione sopravvissuta ha subito mutazioni genetiche dovute alla radioattività. Sono pochi ad avere un pedigree genetico interamente umano. Chi lo ha si fa chiamare verouomo e fa pesare la sua superiorità nei confronti della “feccia” mutante che lo circonda. Solo una piccola nazione è stata risparmiata quasi interamente dalla radioattività, ed è lì che vive la più alta percentuale di veriuomini di tutto l’Occidente. E’ la Repubblica Superiore di Heldon, dove le leggi razziali impediscono ai mutanti l’accesso alla frontiera.
Tuttavia queste leggi vengono fatte rispettate blandamente, con troppa leggerezza secondo Feric Jaggar, un verouomo fanatico del culto della purezza genetica. Jaggar è forte, intelligente e molto sicuro di sé. Ha raggiunto Heldon dopo aver vissuto in regioni “infette”, disgustato dalle popolazioni miste che le abitavano. Grande il suo orrore nel constatare che anche Heldon, lo stato della purezza idealizzato nei suoi sogni, è frequentato da frange mutanti e da movimenti politici di minoranza che vedono nella tolleranza il futuro della Repubblica.
Grazie al suo carisma, Jaggar riesce a risvegliare in fretta le coscienze assopite dei cittadini di Heldon, che in fondo mal tollerano l’inerzia e la pigrizia del governo in carica. L’avvento di un uomo forte, energico e risoluto, in grado di fare pulizia nei quartieri mutanti, è proprio il deus ex machina che aspettavano. Grazie a lui la Repubblica ritornerà a essere una nazione modello.
All’inizio Jaggar dovrà stringere accordi con una banda di teppisti motorizzati (una sorta di Hell’s Angels della foresta), che diventerà presto il suo gruppo fidato di guardie del corpo. Poi si appoggerà al partito ultranazionalista del luogo, che non riesce a imporsi per mancanza di polso e di vera capacità comunicativa. Inventerà un nuovo simbolo, disegnerà nuove divise per il partito e sfoggerà la potenza delle motociclette rombanti per le vie della città. Le sue bandiere sventoleranno sopra la nuova sede del partito e i suoi comizi nelle piazze infiammeranno gli animi delle folle. La sua capacità di trascinare le masse è indiscutibile: trasmette ideali con fervore patriottico e l’ammirazione del popolo verso di lui è tale da trasformarsi presto in fedeltà cieca e assoluta.
Pur con la certezza che alle prossime elezioni il suo partito sarebbe diventato il primo partito della Repubblica, Jagger preferisce battere il ferro ancora caldo e, con un colpo di stato, rovescia il governo e si fa eleggere Duce. La sagacia di Jagger, il suo tempismo e le sue strategie, sia politiche sia militari, fanno di lui un eroe quasi mitologico. L’esercito lo appoggia, la popolazione dei veriuomini è con lui e la televisione trasmette le adunate oceaniche delle forze armate, abilmente coreografate per incutere paura ai mutanti e alle altre nazioni.
Se questa propaganda vi ricorda qualcosa, forse dovremmo parlare del simbolo inventato da Jaggar per il suo partito: una croce uncinata nera, in un cerchio bianco su sfondo rosso. E la sue guardie speciali? Un’élite di altissimo livello genetico, intellettuale, fisico e ideologico con due saette rosse ricamate sulle spalline della divisa: SS (Signori della Svastica).
E’ evidente che ci troviamo di fronte a un futuro alternativo, che non ha mai conosciuto la Seconda Guerra Mondiale (non come noi la conosciamo). L’avvento di Jagger a Heldon non fa che ripercorre le tappe dell’ascesa al potere del Nazionalsocialismo nella Germania degli anni Trenta. Il culto della razza è incarnato dalla figura possente e prestante, quasi mitologica, di un eroe ariano: il virile Feric Jagger. A confronto, Adolf Hitler sembra una parodia.
Ma l’ucronia non si limita a questo. Il colpo di scena è già nel titolo: “Norman Spinrad presenta: Il Signore della Svastica – un romanzo di Adolf Hitler” e nella quarta di copertina.
Spinrad immagina che il libro che stiamo leggendo sia un romanzo di fantascienza scritto da Adolf Hitler nel 1953. Nella nota biografica sull’autore, veniamo a sapere che Hitler emigrò negli Stati Uniti nel 1919. Sbarcava il lunario come illustratore di riveste di fantascienza e nel 1935 debuttò come scrittore proprio su una di queste riviste. Nel 1955 gli viene assegnato postumo il premio Hugo per il miglior romanzo di fantascienza, “The Iron Dream – Il Signore della Svastica”, che ha avuto un enorme successo in tutto il mondo. Quella che stiamo leggendo è la “seconda edizione” (la prima esaurita da tempo), con postfazione di un certo Homer Whipple, critico letterario che getta luce sull’autore (scrittore di polpettoni commerciali, nevrotico e privo di talento, morto di emorragia cerebrale dovuta probabilmente a sifilide) e analizza l’opera con puntigliosa competenza, liquidandola come una rozza metafora anticomunista (da qui il successo editoriale, altrimenti inspiegabile).
Il romanzo di Spinrad è una presa in giro di certa fantascienza reazionaria e della paranoia anticomunista che serpeggiava negli Stati Uniti in quegli anni (1972).
La trama è avvincente e, a modo suo, realistica (drammaticamente realistica, se pensiamo a cosa è ispirata). I principii di propaganda politica vengono sfoderati con cinica efficacia. Non dimentichiamo che Spinrad è l’autore di “Bug Jack Barron”, il romanzo del 1969 che ha spietatamente svelato i trucchi del mestiere degli anchormen e la capacità manipolatrice della televisione.
La postfazione è un gioiello di ironia, con cui Spinrad demolisce il romanzo che ha appena scritto e ci fa sbellicare dalle risate.
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