STORIA DEL POPOLO AMERICANO – Howard Zinn

Storia del popolo americano - Howard Zinn
Storia del popolo americano – Howard Zinn

 

Rise like Lions after slumber
In unvanquishable number –
Shake your chains to earth like dew
Which in sleep had fallen on you –
Ye are many – they are few.

Levatevi come leoni dopo il torpore
in numero invincibile,
fate cadere le vostre catene a terra come rugiada
che nel sonno sia scesa su di voi.
Voi siete molti, essi son pochi.

Percy Bysse Shelley
Da La mascherata dell’anarchia (1819)*

Questo di Howard Zinn non è un libro come gli altri. Non è solo un saggio storico straordinariamente organizzato e ben scritto che analizza la storia di un paese. “The People’s History of the United States of America, uscito per la prima volta nel 1980 e poi aggiornato più volte e ripubblicato in molte versioni è stato scritto da uno storico e attivista radicale che per decenni si è battuto per i diritti fondamentali. È un libro che ha davvero scardinato l’impostazione dei libri di storia negli Stati Uniti e che ha influenzato enormemente la cultura americana. Sono davvero pochissimi i testi che hanno avuto questa importanza e forza nel secolo XX. Secondo Noam Chomsky è «il capolavoro più duraturo di Howard Zinn e ha letteralmente cambiato la coscienza di una generazione».

Howard Zinn
Howard Zinn

È necessario ricordare che, per la gran parte, i testi su cui gli studenti americani conoscevano la storia del loro paese fino agli anni ottanta e oltre non facevano cenno né al vero e proprio genocidio (ad Haiti e nelle Bahamas per esempio) perpetrato dai coloni spagnoli fin dall’arrivo di Colombo, né al seguente massacro del popolo indiano, né tantomeno alle condizioni di vita degli schiavi, dei poveri, delle donne, degli operai, dei minatori.
Se qualche riferimento esisteva, era comunque relegato a qualche riga, annegata nella retorica del grande esploratore Colombo e poi nel mito del progresso che poteva giustificare qualunque massacro, nelle leggende di patriottismo che mascheravano le enormi disparità sociali, razziali e di genere del paese.

Lo stesso Colombo scrisse nelle relazioni per il Regno di Spagna che la pacifica popolazione arawak (ovvero gli indigeni dai Caraibi all’Argentina) poteva essere ridotta facilmente in schiavitù con poco sforzo. E così venne fatto, ad esempio per il lavoro nelle miniere, con incredibili perdite umane. Devastati dallo sfruttamento e dalle torture gli arawak cominciarono a suicidarsi in massa con un veleno derivato dalla manioca. Uccidevano anche i loro figli neonati per impedire che potessero essere torturati dagli Spagnoli. Un numero imprecisato ma difficilmente inferiore al milione di persone morì a causa delle guerre, dei massacri, delle malattie, del lavoro disumano. Bartolomé de Las Casas autore della “Storia delle Indie scriveva già a metà del 1500: «I mariti morivano nelle miniere, le mogli morivano sul lavoro e i bambini morivano per mancanza di latte […] e in breve tempo questa terra che era così grande, possente e fertile […] fu spopolata […]. I miei occhi hanno veduto questi atti così estranei alla natura umana e ora fremo mentre scrivo». Questo è ciò che si legge solamente nelle prime pagine ma il libro sconvolge ad ogni capitolo e anche chi conosce i lati oscuri di quel paese a livello politico e sociale non può restare indifferente. Non solo per la ricchezza, la forza e l’originalità delle fonti ma anche per la scrittura appassionata e una chiarezza che l’hanno fatto diventare uno dei libri di storia più venduti in assoluto.

Navajo
Navajo

Howard Zinn ha scritto un libro che ha operato una vera e propria rivoluzione copernicana nel punto di vista da cui guardare alla storia degli U.S.A. Colombo, Washington, Lincoln, Roosevelt o Bush non hanno il diritto esclusivo a raccontare la storia della nazione. Anche perché per Zinn è proprio il concetto di nazione come comunità a dover essere messo in discussione e insieme ad esso il concetto di interesse nazionale. Le leggi del Congresso, le sentenze, l’espansione territoriale, lo sviluppo del capitalismo, l’istruzione e i mass media non sono, secondo Zinn, espressione dell’intera comunità ma di una minoranza, di un’élite che riesce ad imporre il proprio volere e il proprio interesse ad un popolo. Se per Kissinger «la Storia è la memoria degli Stati» per Zinn è invece necessario ribaltare il piano e raccontare la Storia dal punto di vista del popolo, la scoperta dell’America dal punto di vista degli arawak, la Costituzione da quello degli schiavi, la Guerra civile secondo gli irlandesi a New York, l’avvento dell’industrialismo dal punto di vista delle giovani operaie tessili, del New Deal con gli occhi dei neri di Harlem. Sono proprio i nativi americani a parlare, gli schiavi neri a testimoniare, le donne a denunciare, le minoranze (che a volte contano milioni di persone) a gridare, gli sconfitti e i dissidenti a protestare, schiacciati da quella che viene cantata come la Land of opportunities.

Howard Zinn durante una protesta contro la guerra in Viet Nam. 12 aprile 1967
Howard Zinn, left, Prof. of Government at Boston University as he addressed an anti-was rally on Student Center steps at Massachusetts Institute of Technology in Cambridge, Mass., April 12, 1967. The rally was in protest of the war in Viet Nam. (AP Photo)

La rivoluzione che ha reso questo libro uno dei più importanti,  emozionanti e più venduti libri di storia mai scritti è già nel suo titolo originale. Non è The History of the People ma The People’s History. Il popolo è l’oggetto dell’opera ma non solo. Zinn ha lavorato affinchè fosse anche il soggetto. È il popolo a parlare, a raccontare. Per la prima volta uno storico ha utilizzato tutta quella letteratura che già esisteva, quei dati, quei carteggi, quelle testimonianze trascurate, per ignoranza ma soprattutto per precisa scelta ideologica, che raccontavano un’altra storia degli Stati Uniti.

Festeggiamo quindi con grande felicità questa nuovissima edizione integrale e aggiornata in libreria dall’11 gennaio. Chiunque desideri aprire i propri occhi sui genocidi che sono stati la vera origine e il vero fondamento degli Stati Uniti, sulla storia sotterranea, sul contraltare dell’America del mito della libertà, deve leggere questo libro. Ma quest’opera non interesserà solo gli appassionati di storia. Questo libro è per tutti. Perché le voci delle preziose e poco conosciute fonti di Zinn sono uniche, potenti e straordinarie, e le loro parole non dovrebbero rimanere inascoltate. Chiunque voglia capire la storia, oltre che ascoltare i Presidenti, i membri del Congresso o i giudici della Corte Suprema deve ascoltare le mille testimonianze raccolte in questo libro e conoscere l’altra America. Nonostante Zinn abbia chiaramente preso una posizione (come ogni storico è costretto a fare, che se ne renda conto o meno) non è cieco sui limiti del suo punto di vista. Come scrive lui stesso: spesso «il grido dei poveri non è giusto», si rivolge contro altri poveri, non sa riconoscere i veri responsabili. Ma, se non si è in grado di ascoltarlo, «non si saprà mai che cos’è la giustizia».

voci del popolo americano
Voci del popolo americano

N.B. Come compendio alla Storia del popolo americano è consigliabile, per approfondire, anche il libro “Voci del popolo americano. Dalle rivolte dei primi schiavi alla guerra al terrorismo che Zinn e il collaboratore Anthony Arnove hanno pubblicato nel 2004 e che rappresenta l’archivio di testi, lettere e documenti sul quale ha costruito la sua opera principale. In Italia possiamo leggerlo sempre grazie al Saggiatore. Da molti anni è tra i  migliori editori italiani e pubblica libri straordinari, a volte coraggiosi, in edizioni esteticamente stupende che sono anche bellissime da guardare e toccare.

 

 

*Questa poesia, o meglio, questo brano di Shelley è citato da Zinn nella postfazione. È diventato celebre per la sua valenza politica. È stato recitato anche da Jeremy Corbyn il 27 giugno 2016 nell’ultimo comizio prima del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea.

 

Storia del popolo americano
Howard Zinn
Traduzione di: Erica Mannucci, Alessandro Vezzoli, Paolo Ortelli
Editore: Il Saggiatore – La cultura
2018 – pp. 754 – ISBN 9788842823582

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