XXX – ESOTICI, EROTICI, PSICOTICI. Il peggio del cinema degli anni Settanta in 120 film
Esotici, erotici, psicotici. Il peggio del cinema degli anni Settanta in 120 film, pubblicato dalla Cue Press è un documento straordinario per capire la…
Una delle cose più affascinanti della critica cinematografica e della sua storia è la capacità non solo di darci una testimonianza della produzione artistica o industriale del passato ma anche della mentalità con cui si faceva esperienza di quella produzione.
Di come si guardavano i film, insomma, con quale atteggiamento, quali idee ma anche quali pregiudizi.
“Esotici, erotici, psicotici. Il peggio del cinema degli anni Settanta in 120 film“, pubblicato dalla Cue Press dell’attivissimo e intelligente Mattia Visani, è un documento straordinario per capire la storia del cinema e quella della critica.
Si tratta di una raccolta di 120 recensioni a film degli anni ‘70 (prevalentemente di produzione italiana) che Renato Palazzi pubblicò sul Corriere della Sera dal 1974 al 1978.
Palazzi, scomparso nel novembre 2021 a 74 anni, fu legato per tutta la vita al teatro di cui scrisse prima al «Corriere della sera» e poi al «Sole 24 ore» e per il quale fu una figura importante (dal Piccolo al Teatro Franco Parenti, che fondò insieme ad altri, fino alla direzione della Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” e alla cattedra alla Bocconi).
Il cinema per Palazzi dal punto di vista lavorativo e critico significò la gavetta. Per quattro anni il critico non ancora “degno” di più alti compiti venne inviato dalla testata di Via Solferino a recensire i film che i suoi superiori ritenevano più bassi, più dozzinali.
Si va dalle commedie sexy meno celebri (già Giovannona era appannaggio di critici più titolati) alle sexycarceri, dai poliziotteschi agli horror ai western.
Film che dagli anni novanta vengono scandagliati e analizzati con cura da alcuni critici, tra cui non si può non citare Davide Pulici e gli altri raccolti attorno alla rivista Nocturno, ancora in edicola in questo 2022 e sempre soprendente e ricca di spunti.
Leggere queste recensioni diverte per l’ironia dell’autore, sicuramente dotato di grande verve e intelligenza ma fa anche irritare per l’incapacità dell’autore (e con lui di tutta una generazione) di capire il senso autentico di quei film e di andare oltre al giudizio meramente estetico-cinematografico.
Con questo non si vuole ribaltare il giudizio e affermare che tutti questi 120 film sono grandi film, tutt’altro (anche se molti non li ha visti nessuno, tranne i nocturniani).
Semplicemente quello che viene alla luce è un atteggiamento di pregiudizio nei confronti di questo cinema e soprattutto del suo pubblico.
C’è un giudizio che quasi mi sentirei di definire di classe. Sull’accusa di moralismo si soffermava già negli anni settanta una lettera di un lettore del quotidiano inserita giustamente in appendice al libro.
Con queste premesse è difficile capire il cinema bis degli anni settanta.
I film recensiti da Palazzi non sono quasi mai, questo è vero, quelli che oggi vengono considerati grandi da chi si occupa di fare una storia e una critica del cinema di genere ma comunque risulta talvolta fastidiosa la ripetuta condanna senza appello a tante di queste pellicole.
Spesso si tratta di film sciatti, sconclusionati e noiosi (le copie di Bud e Terence come Vangelo secondo Simone e Matteo con Paul Smith e Michael Coby per dire un film tra tanti) ma il critico oggi non si ferma più ad un giudizio superficialmente estetico o tecnico. Va oltre e sulla base dell’analisi di questi film è capace di dire qualcosa di significativo sul cinema e sulla società dell’epoca. Senza snobismi e senza puzze sotto il naso.
Atteggiamenti che dispiace leggere anche nella post-fazione di Cristina Battocletti, scritta oggi e non negli anni settanta, che ricorda: “A volte mi sembra un miracolo che non siamo diventati tutti sessuomani o inetti sveviani, a forza di iniezioni di cartoni animati giapponesi e soap opera”.
Battocletti, sconfortata dalla TV e dal cinema italiano commerciale dichiara di aver trovato finalmente la speranza di liberarsi dai pierini e dalle vanzinate nel 1997 guardando Ovosodo di Paolo Virzì.
Credo che in questa polarizzazione (di qua le schifezze immonde e indegne di attenzione, di là i film di cui si può e si deve parlare bene), presente nelle recensioni di Palazzi, ci abbia condizionato negativamente per molti anni e mi stupisce che una scrittrice nata negli anni settanta ne sia ancora influenzata.
Ma ciò testimonia del perdurare di questo atteggiamento, rilevabile oggi soprattutto in scrittori e intellettuali che non sono critici e storici del cinema.
Oggi di critici che abbiano capito il cinema popolare e lo sappiano guardare con i giusti occhi ce ne sono, invece, e qui segnalo, tra gli altri, Giacomo Manzoli, autore di Da Ercole a Fantozzi. Cinema popolare e società italiana dal boom economico alla neotelevisione (1958-1976).
L’abitudine dell’epoca di inviare i giovani critici a recensire i film di genere lasciando le pellicole d’autore o più importanti ai titolari testimoniava di una certa mentalità chiusa, di una cultura che speravo ormai fosse tramontata.
Non è così, purtroppo. E pensare che i grandi come Pasolini, ad esempio, mostravano di non averla neanche negli anni sessanta, altrimenti non avrebbero cercato né Totò né Franco e Ciccio per i loro film…
Tutto questo e molto altro andrebbe detto e sviscerato a margine delle recensioni di Palazzi, che sono, lo ribadisco, una lettura fondamentale ed un documento eccezionale proprio per i loro limiti, proprio per le loro incapacità di leggere quei prodotti della cultura popolare.
Questi testi sono una testimonianza, più di altri, della miopia della cultura italiana e oggi suscitano molte riflessioni su ciò che erano il cinema e la critica e ciò che sono ora.
Corredano il volume alcune delle, bellissime, locandine dell’epoca, provenienti dalla Cineteca di Bologna, immagini che, insieme alle stroncature di Palazzi, aumentano il desiderio di rivedere quei film o, più spesso, vederli per la prima volta, pregustando il piacere del cinema di genere di una volta.
P.s. Il titolo del libro parafrasa il titolo del film Esotika Erotika Psicotika dell’americano Radley Metzger prodotto in Italia e girato in italiano nel 1970, conosciuto all’estero col titolo The Lickerish Quartet.
Esotici, erotici, psicotici. Il peggio del cinema degli anni Settanta in 120 film
Renato Palazzi
Cue Press
pp. 156, € 24.99, 2021