BLACK SPELL – The Purple Skull (2021)

Black Spell – The Purple Skull

Black spell
Black spell – The purple skull – Album cover

La Band

I Black Spell sono una band giovane (formatasi nel 2020), esordiscono lo stesso anno con l’album “Black spell” dalla chiara matrice Doom. I Black Spell Hanno le idee chiare sul tipo di musica che vogliono proporre, trattando temi che “hanno a che fare con l’occulto e il sovrannaturale” (per loro stessa ammissione), ma sarei stupito del contrario: la loro musica rispecchia decisamente le caratteristiche tanto care agli amanti del genere. Alastair, Johan e Pierre riempito lo spazio con un muro di suono cupo, oscuro e sinistro… un’entrata a piè pari in un genere musicale che trova sempre più piede nel nostro paese.

Il Disco

Uscito il 3 novembre di quest’anno, The Purple Skull è un disco saturo di atmosfere evocative e sinistre, la batterie ovattata (in stile Dark anni ’80 ), la voce effettuata e flebile sopraffatta dal tappeto musicale dai suoni striduli suggeriscono un’atmosfera di interdimensionalità, come se la band fosse “altrove”, imprigionata in un maleficio psichedelico e cercasse di comunicare con l’ignaro ascoltatore.

I dieci brani che compongono “The Purple Skull” , hanno una durata tutto sommato breve, eccezion fatta per la title track che sfonda il muro dei 7 minuti, riportandoci in un lungo delirio psichedelico dal quale ci riprenderemo solo con l’ultima traccia: l’ inquietante “Il Teschio viola vive”, una nutro singolare, con quel pizzico di elettronica che lascia un po’ straniti, e quelle parole finali …da brividi. Ben fatto!

Sensazioni

L’intro “Rebirth” catapulta ascoltatore in un disco che vuole essere un’esperienza, intravedo un’emulazione di ritualità, come se fosse la descrizione di un percorso interiore nel quale si è accompagnati, una sorta di colonna sonora che ci accompagna in un sinistro percorso sacrale. La psichedelica trova ampio sfogo pressoché  in tutto il disco anche se raggiunge la massima efficacia quando si fonde con le linee di basso “Ethernal Shadows” e “Blood Communion”. Sono questi i due brani che riescono a destabilizzare maggiormente, sempre che questo sia l’intento della band…

Conlusioni

Atmosfere indubbiamente azzeccate e pertinenti con il genere scelto, suggeriscono esperienza da parte dei musicisti quindi, non lasciamoci trarre in inganno dall’età della band.

Tre ragazzi del nord-est che hanno preso la tangente per andare molto lontano, oserei dire… una “partenza col botto.

Alastair Skull……Guitars, Organ, Vocals
Pierre Skull……Bass Guitar
Johan Skull……Drums, Synthesizer 

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