LUCIFERO E LA BAMBINA – L’immaginario magico e demoniaco di una bambina nella Londra sottoproletaria degli anni Trenta

Lucifero e la bambina” l’ho consigliato come regalo di Natale.
Un regalo un po’ sulfureo, lo ammetto, ma non volevo essere provocatorio. Questa è alta letteratura!
E non ricordo altri romanzi che abbiano descritto in modo così vivido e credibile il mondo di una bambina. Una bambina che sta crescendo, negli anni Trenta, in una periferia sottoproletaria di Londra.
Una bambina a cui piace deludere le aspettative della famiglia, della scuola, della Chiesa… insofferente alle convenzioni di una società noiosa e soffocante, incapace di stimolare la sua fantasia.
Rifugiarsi in un mondo oscuro e misterioso come quello della magia nera diventa per lei una via di fuga.

Lucifero e la bambina - Agenzia Alcatraz
Lucifero e la bambina – Agenzia Alcatraz

Tutto incomincia quando incontra nel bosco uno sconosciuto con in testa un paio di corna. Lo sconosciuto le sorride e le dice: “Ciao, strega!”, poi si toglie le corna e le appende al ramo di un albero.
Inizialmente diffidente, come lo è nei confronti di tutti gli adulti, la bambina viene presto conquistata dal modo gentile dell’uomo, che le parla con sottile ironia di mondi lontani e inaccessibili.
Nascerà fra i due una lunga amicizia, che durerà per anni.
E lui si presenterà a lei sempre nel giorno del suo compleanno (che cade proprio a Halloween, una delle quattro ricorrenze annuali legate al sabba delle streghe), portandole ogni volta un regalo.

Ingannare l’attesa fra una visita e l’altra diventerà per lei una vera e propria agonia, costretta a sopportare per mesi la compagnia di persone banali, fra cui la madre, i fratelli e perfino la dolce insegnante (figlia di un iracondo pastore protestante), che si fa in quattro per lei.
Soltanto la zia si salva, con quel suo atteggiamento disinibito e anticonformista.

Fortunatamente (o sfortunatamente), nel quartiere vive anche una donna anziana, dal carattere ruvido, dedita a riti magici. Sebbene la madre le proibisca d’incontrarla, lei va spesso a trovarla, e legge e impara formule esoteriche che, col tempo, riuscirà a utilizzare per lanciare fatture e incantesimi. Una volta proverà perfino a evocare lo sconosciuto.

Il nome dello sconosciuto non verrà mai pronunciato, ma la bambina arriverà a chiamarlo Lucifero, per quel suo aspetto misterioso, la vita segreta che conduce e i poteri sovrannaturali che sembra possedere.

Perché una bambina dovrebbe provare attrazione per Lucifero?
Forse perché è gentile con lei, non la tratta come una bambina e non la vuole diversa da quello che è.
Forse perché sa molte più cose del mondo di quelli che, invece, pretendono di insegnargliele. E non le impone niente, a differenza di sua madre, ossessionata dal giudizio della gente. Lui sa affrontare la vita senza il peso delle convenzioni sociali, con sicurezza ma senza ostentazione e riesce a trasmetterle un senso contagioso di leggerezza e di libertà.
Per la bambina è una magica alternativa alla vita grigia di tutti i giorni, che lei odia.

La bambina cresce, diventa una ragazza. E l’alone romantico che avvolge lo sconosciuto si trasforma anche in gelosia.
Poi scoppia la guerra.
Il finale è letteralmente una… bomba!

Ethel Mannin
Ethel Mannin

Lo stile di Ethel Mannin (scrittrice prolifica, femminista, bisessuale, comunista, antifascita, antiimperialista, pacifista ed ecologista nata nel 1900 e morta nel 1984) è evocativo, coinvolgente e straordinariamente efficace nel descrivere la società londinese, nel decennio che precede la tragedia della Seconda guerra mondiale.

Lucifero e la bambina” è un libro difficile da inquadrare perché non è un romanzo di genere come potrebbe sembrare.
Lo sguardo femminile e femminista della scrittrice è preciso e pungente, ma anche pieno di pietà nei confronti di tutti i suoi personaggi che cercano di sopravvivere con orgoglio e dignità nella miseria dei quartieri poveri.

La stessa madre di Jenny, che sbaglia tutto nell’approccio con questa figlia irrequieta, è mossa dalla necessità di crescerla ed educarla in modo corretto, ricevendo in cambio solo delusioni e frustrazione.

L’intero sistema educativo è messo sotto accusa in questo libro pubblicato per la prima volta nel 1945 e ancora attualissimo. Un sistema che non prevede possibilità di scelta: i ragazzi sono destinati alla disciplina militare e alla guerra, le ragazze a essere rette e rispettose per accudire la futura famiglia.

Ethel Mannin non risparmia neanche le associazioni che assistono le famiglie indigenti con il loro atteggiamento di mero autocompiacimento borghese.

Lo squallore urbano che relega i bambini a giocare in angoli sporchi desolati del quartiere mi ha ricordato le prime pagine di “Christiane F. – Noi i ragazzi dello zoo di Berlino”.
Jenny come Christiane racconta la sua gioia a passare ore nei boschi e nella natura, trovando in continuazione giochi e attrazioni “magiche”.
Al contrario la città con i suoi divieti e la sua monotona desolazione porta Jenny sulla via della magia nera e Christiane sulla via dell’eroina.

Bravissima Agenzia Alcatraz per aver ristampato come quarto libro della collana Bizarre dedicata al fantastico, questo romanzo formidabile pressoché sconosciuto e, fino a ieri, introvabile.

Ottima la scelta della casa editrice di mantenere la copertina originale disegnata da Henri Lievens.

Agenzia Alcatraz - Collana Bizarre
Agenzia Alcatraz – Collana Bizarre: le bellissime copertine originali di Henri Lievens.

 

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