FANTASOVIET – i film di fantascienza russi e sovietici

I film di fantascienza russi – Nell’ex Unione Sovietica la fantascienza non fu mai considerata un genere infantile, anzi fantascienza e cosmismo….

Nell’ex Unione Sovietica la fantascienza non fu mai considerata un genere infantile, anzi proprio dalla fantascienza nascono filosofie come il “cosmismo”: una corrente artistico/scientifica che identificava nel progresso tecnologico e soprattutto nella conquista dello spazio l’alba di un’eroica era di pace.
Importanti registi russi hanno affrontato senza alcuna vergogna la fantascienza, utilizzandola per disquisire di etica, sociologia, politica, scienza, ecologia, oppure come escamotage per aggirare la dura censura sovietica o per fare propaganda anti-americana o, semplicemente, come genere adatto a esprimere la propria visione poetica.

film di fantascienza russi "stalker" - "solaris" - "i giorni eclisse"
I film di fantascienza russi: “stalker” – “solaris” – “i giorni eclisse”

TARKOVSKIJ E SOKUROV

Andrej Tarkovskij con i capolavori “Solaris” e “Stalker“, è l’esempio più conosciuto. Il primo, tratto da un romanzo del polacco Stanislaw Lem, racconta l’intimo mutamento di un piccolo gruppo di astronauti venuti a contatto con un pianeta senziente. Il pianeta concretizza i sogni degli astronauti fra cui la “resurrezione” della moglie del protagonista.
Nel secondo, tratto da un romanzo dei fratelli Strugackij, un poeta e uno scienziato si fanno accompagnare illegalmente da una guida in una zona le cui leggi fisiche sono cambiate dopo l’incomprensibile visita di entità aliene. Al centro della Zona si racconta esista un manufatto che possa realizzare i desideri più intimi e segreti. Lo scienziato vuole distruggerlo, il poeta vuole comprenderlo.

Anche Aleksandr Sokurov si ispirò allo stesso romanzo (“Picnic sul ciglio della strada”) per il suo film “I giorni dell’eclisse” (1988). Il risultato è nettamente inferiore, ma comunque fortemente suggestivo. Grandi spazi e lunghi silenzi accompagnano questa pellicola esistenzialista poco conosciuta.

GLI ESORDI DELLA FANTASCIENZA SOVIETICA

Oltre a questi pochi capolavori non emergono altre grandi pellicole. Non esistono i corrispondenti russi dei caposaldi del cinema di fantascienza statunitense, che hanno forgiato in maniera indelebile il nostro immaginario e da cui, ancora oggi, risulta difficile scostarsi.
Non sono mai stati prodotti film come “2001 Odissea nello spazio”, “Blade runner”, “Alien”, “Guerre stellari” o “Incontri ravvicinati del terzo tipo”. La povertà degli effetti speciali è stata sicuramente un handicap, ma i difetti più evidenti nei film fantastici sovietici sono un eccesso di retorica e una scarsa attenzione nel costruire personaggi profondi e affascinanti.
Eppure gli esordi del cinema fantastico sovietico insegnarono molto a livello tecnico e scientifico proprio ai registi occidentali che girarono, a distanza di anni, quei capolavori.

Pavel Klushantsev

Pavel Klushantsev (1910 – 1999) con pochi film e una sterminata cultura scientifica insegnò i trucchi fotografici e gli effetti speciali per rendere credibili passeggiate in assenza di gravità, tute spaziali, astronavi, stazioni orbitali, atterraggi su pianteti esotici. George Lucas e Stanley Kubrick studiarono i suoi film.

Il pianeta delle tempeste” (1962) fece a lungo parte del piano di studi nelle scuole di cinema statunitensi. La scena dell’hostess spaziale che in “2001 Odissea nello spazio” cammina a testa in giù in assenza di gravità è palesemente copiata dalle ottime intuizioni visive di Klushantsev.
Pavel nei suoi film, così come nei suoi racconti per bambini, abbina materiale didattico scientifico e elementi di fantasia che abbracciano i dogmi del “cosmismo”.

film di fantascienza russi “LUNA” – Pavel Klushantsev
I film di fantascienza russi: “LUNA” 1965 – Pavel Klushantsev

“…Dopotutto, nello spazio, che piaccia o no, è necessario lavorare insieme per risolvere le sfide globali, complesse ed universali… Lo spazio è romantico. L’uomo si nutre di sentimenti forti, altrimenti soffoca e s’intorpidisce nel vecchio e famigliare mondo conosciuto. L’uomo ha bisogno di rischio, di ricerca, di esplorazione di nuovi mondi, della scoperta dei segreti.” Pavel Klushantsev

Road to the stars” (1957) è un fanta documentario che rappresenta in modo molto realistico l’esplorazione dello spazio. Il film è diviso in due parti: una prima didattico scientifica in cui si ripercorrono le principali scoperte missilistiche prendendo a esempio il lavoro del grande scienziato e scrittore cosmista Konstantin Tsiolkovsky (a cui il film è dedicato).
Con le immagine del lancio dello Sputnik inizia la seconda parte ambientata su una stazione orbitale in cui biologi, meteorologi e scienziati studiano la vita della Terra e allo stesso tempo si preparano all’esplorazione spaziale.
Il film termina con il primo allunaggio. Gli astronauti lasciano le prime impronte sulla Luna e poi osservano con gioia il meraviglioso paesaggio.

Il pianeta delle tempeste” (1962) definisce tutti gli elementi avventurosi del genere: l’astronave in avaria, l’atterraggio di fortuna, il robot di bordo che si rivolta contro gli astronauti, i mostri che popolano il pianeta, la fauna ostile agli astronauti, i resti di una civiltà distrutta da qualche cataclisma, l’eruzione di un vulcano.
Il film fu un enorme successo in Unione Sovietica, mentre Roger Corman ne acquistò i diritti di distribuzione e inserì numerosi spezzoni nei film della sua “factroy”. In molti B-Movie statunitensi c’è un po’ di Klushantsev.

Luna” e “Marte” sono strutturati come “In viaggio verso le stelle”: una prima parte scientifica e la seconda che immagina la colonizzazione della luna o la presenza di vita su Marte. Emblematici sono i finali dei due film: nel primo la famiglia in tuta spaziale che guarda con commozione lo sviluppo della colonia lunare; nel secondo l’astronauta con cagnolino che scruta l’alba marziana come nel quadro “Viandante sul mare di nebbia” di Caspar Friedrich.

film di fantascienza russi
I film di fantascienza russi: “MARTE” – Pavel Klushantsev (1968)
Cosmic Voyage

Il film di fantascienza più lungimirante e scientificamente accurato non è, però, di Klushantsev, ma un film muto del 1935 diretto da Vasily Zhuravlev: “Cosmic Voyage” per la cui realizzazione fu consultato proprio il geniale scienziato Konstantin Tsiolkovsky.
Nel film si vede il primo prototipo di un razzo spaziale a vettori dotato di cabine di decompressione che decolla da una rampa di lancio (all’epoca concetti all’avanguardia).
Gli astronauti nello spazio si muovono in assenza di gravità mentre sulla Luna saltellano in maniera realistica grazie a brevi animazioni.
Pure le scenografie lunari sono molto veritiere e più di una scena ricorda “2001 odissea nello spazio”. Stupisce come “Cosmic Voyage” fosse in anticipo sul proprio tempo.

film di fantascienza russi
film di fantascienza russi: “COSMIC VOYAGE” – Vasily Zhuravlev (1936)
Aelita e il Raggio della Morte
Aelita – Jakov Aleksandrovič Protazanov (1924)

Anziché le scoperte scientifiche i temi principali di due importanti film dell’epoca del muto sono la lotta di classe: “Aelita” e “Il raggio della morte”.

Aelita” (1924) è il primo kolossal fantascientifico sovietico e rappresenta la versione di “Metropolis” in chiave marxista in cui la lotta di classe extraterrestre culmina con l’epica scena del fabbro che forgia con sudore e fatica le armi della rivoluzione: la falce e il martello.
Il raggio della morte” (1925) di Lev Kulecov è, invece, una storia di spionaggio che ruota intorno a una fantomatica arma segreta in grado di vincere ogni guerra. Un film che oggi appare confuso e banale agli spettatori, ma che fu tecnicamente molto innovativo per l’utilizzo del montaggio. Kulecov fu il primo regista a comprendere a fondo l’importanza del montaggio e come il significato di un’immagine possa cambiare completamente a seconda dell’immagine che la precede o che la segue (effetto Kulecov).

Tanti altri film di fantascienza russi

Nei vari sottogeneri del cinema fantastico vanno citati: la favola romantica “Amphibian man” (Vladimir Chebotaryov e Gennadi Kazansky – 1962), famosa per le spettacolari scene subacquee girate in Crimea, il fanta-horror “Zaveshchaniye professora Douelya” (Leonid Menaker – 1984), in cui la testa di un famoso chirurgo morto insegna al giovane e avido allievo come beffare la morte, il fanta-fantasy “The Witches Cave” (Yuri Moroz – 1989) in cui una spedizione interplanetaria studia un pianeta simile alla terra al tempo dell’età della pietra,  “Chelovek-nevidimka” (Aleksandr Zakharov – 1984), in cui l’invisibilità del protagonista diventa metafora della disgregazione della personalità.

Futuri distopici
Escape of Mr. McKinley (1975)

Il futuro distopico è ben rappresentato dal film “Begstvo mistera mak-kinli” (“Escape of Mr. McKinleyMikhail Shvejtser – 1975). In futuro la popolazione sarà angosciata, aggressiva e schizofrenica.
La prospettiva di un domani migliore è riservata a un’élite di benestanti che può farsi ricoverare in modernissime cliniche in grado di ibernarli in attesa di un futuro migliore. Il protagonista è disposto a tutto pur di farsi ibernare, anche uccidere, ma il suo risveglio sarà tragico. Il protagonista di questo moderno “Delitto e castigo” (lo stesso di “Solaris”) vive prima in un mondo grottesco e cupo e poi in una desolata landa postapocalittica dilaniato dai rimorsi.
Curioso un breve e surreale inserto animato.

L’uomo contro il robot

Altro tema caro alla fantascienza è l’antagonismo fra robot e uomini. Possono delle macchine sostituire completamente gli umani in ogni situazione anche quelle impreviste?
Secondo il film “Pilot Pirx’s Inquest” (Marek Piestrak – 1978) no.
Il capitano di un’astronave viene, a sua insaputa, mandato in missione con un equipaggio di soli robot. A causa di un incidente solo l’uomo sarà in grado di risolvere la situazione grazie al suo pensiero trasversale.
Nella realtà odierna, invece, è meglio non mettersi in competizione con computer quantici e algoritmi intelligenti per non fare brutte figure.

film di fantascienza russi
I film di fantascienza russi: “Mechte Navstrechu – A dream come true” (1963)
Incontri con gli extraterrestri

Il primo incontro con visitatori extraterrestri è fra gli argomenti principali del genere. Nelle pellicole statunitensi, prima di “Incontri ravvicinati del terzo tipo” e di “E.T.”, gli alieni sono invasori da combattere, che vogliono schiavizzare la razza umana privandola dei propri sentimenti, come nel film di Don Siegel “L’invasione degli ultracorpi”, una chiara metafora del terrore comunista.
Nelle pellicole sovietiche, invece, gli alieni provengono generalmente da civiltà tecnologicamente evolute e, soprattutto, moralmente più elevate, il cui interesse primario è salvare il pianeta Terra.
Si propongono di condividere con noi la loro conoscenza e far evolvere l’umanità, come nel film “Il silenzio del dottor Ivens” (Budimir Metalnikov – 1973) in cui, però, tre extraterrestri, delusi dai sentimenti ostili degli umani, tornano sul loro pianeta convinti che i terrestri non siano ancora pronti per un contatto con civiltà aliene.
Le fantasiose ambientazioni extraterrestri sono, invece, il punto di forza del film “Un sogno che si avvera” (“Mechte Navstrechu” – Mikhail Karzhukov – 1963); anche in questo caso molte scene furono cannibalizzate da Roger Corman per i film da lui prodotti.

film di fantascienza russi “Per Aspera Ad Astra” Ričard Viktorov (1981)
I film di fantascienza russi: “Per Aspera Ad Astra” Ričard Viktorov (1981)

Curiosi un film avventuroso e innocuo come “Mosca-Cassiopea” (Richard Viktorov – 1974, ma, soprattutto, dello stesso regista, “Per Aspera Ad Astra” (1981). Nelle intenzioni del regista quest’ultimo doveva essere un kolossal ricco di effetti speciali, ma i pesanti tagli di budget ne ridimensionarono le aspirazioni. Riguardato oggi è un film terribilmente ingenuo e incapace di creare il pathos necessario nei tanti colpi di scena della pellicola.
Il film inizia con uno dei più noiosi incontri con gli alieni: siamo nel XXIII secolo e un’astronave terrestre incontra il relitto di una navicella aliena, al cui interno saranno rinvenuti i corpi di numerosi umanoidi senza vita. Solo uno di questi è restato in vita: una donna. L’umanoide femminile non si ricorda nulla e sembra un vegetale.
Dopo la più improbabile delle presentazioni fra l’aliena e un gruppo di scienziati, politici e militari lei verrà indirizzata a casa di un ricercatore, con il fine di farle ritornare la memoria in un ambiente casalingo e benevolo.
Quando il film sembra virare su versanti romantici ed esistenzialisti, la bella umanoide ricorda da dove viene e la sua missione: salvare il suo pianeta da un folle dittatore.
In brevissimo tempo viene allestito un manipolo di eroi che andrà sul suo pianeta a salvare tutti.

Nonostante questo, il film va, comunque, visto per più ragioni: l’androgina umanoide interpretata dalla magrissima modella Yelena Metyolkina, decisamente credibile nei panni di un’aliena, la curiosa colonna sonora di Alexey Rybnikov, le ambientazioni del pianeta extraterrestre girate nell’aridissima Isfara nel Tagikistan (località valutata da Tarkovskiji per girare Stalker)… La pellicola fu anche premiata al festival di fantascienza di Trieste nel 1982.

http://www.youtube.com/watch?v=JfWDd-dwd_w

Asimov e Bradbury nei film di fantascienza russi
“Konets vechnosti” (1987)

Curioso vedere come registi russi interpretino i racconti dei grandi scrittori di fantascienza americani come Ray Bradbury o Isaac Asimov.

La fine dell’eternità” (“Konets vechnosti”), tratto dall’omonimo romanzo del 1955 e diretto nel 1987 da Andrei Yermash, adatta le tematiche di Asimov alla cupa e controllata realtà sovietica di quei decenni. Il protagonista del film è Andrew Harlan una “sentinella del bene” il cui ruolo è eliminare dai flussi temporali ogni evento destabilizzante in modo da garantire un presente di pace e progresso.
Il consiglio dei saggi “Eterni” gli affida il compito di osservare il 48° secolo della storia umana, ma il giovane tecnico si innamora di una donna contravvenendo alle rigide leggi dei suoi tutori.

Un film claustrofobico girato solo in interni con la colonna sonora di Eduard Artemyev compositore di musica elettronica che scrisse la colonna sonora anche di “Stalker”. Le splendide scenografie e la cura dei costumi di scena fanno dimenticare la lunghezza e la lentezza tipica dei film sovietici.

"Veld" (1987)
“Veld” (1987)

Veld” (Nozim To’laho’jayev  – 1987) è, invece, l’adattamento dell’omonimo racconto di Bradbury. Il pauroso prologo cita un altro racconto dello scrittore, “The dragon” (1955), per poi dirottare sulla trama principale: un bambino trascurato dai genitori si rifugia nelle fantasie di una nursery virtuale in cui riproduce la selvaggia savana.
I genitori sono preoccupati dai sogni mortiferi del bambino e gli proibiscono l’accesso, ma finiranno sbranati dai leoni.

Lo stesso regista adattò nel 1984 un altro racconto di Bradbury: “There Will Come Soft Rains”, un cortometraggio animato molto poetico che mostra la quotidianità delle case domotiche di un prossimo futuro, sopravvissute ai loro proprietari, morti a causa di una guerra.

CRONACHE DEL DOPOBOMBA

Negli anni ‘80 la psicosi di un’imminente guerra nucleare fra le due superpotenze USA e URSS popolò gli incubi di una generazione.
Nel 1983 negli Stati Uniti fu trasmesso in televisione “The day after”, un film molto popolare che racconta le vite degli abitanti di una regione rurale statunitense pericolosamente vicina agli arsenali strategici militari all’alba della terza guerra mondiale.
Nel 1986 in Inghilterra esce al cinema il cartone animato “When the wind blows”, la vita domestica di un’ingenua coppia di anziani è sconvolta da un bombardamento nucleare. Il fallout radioattivo, la fame e la speranza che qualcuno li salvi uccideranno lentamente, ma inesorabilmente l’anziana coppia.

Nello stesso anno in Russia viene proiettato “Letters from a dead man” (distribuito in Italia con il titolo “Quell’ultimo giorno”) di Konstantin Lopushansky, un regista specializzato in cupi film di fantascienza apocalittici. “Quell’ultimo giorno”, al contrario di “The day after”, fu accolto molto favorevolmente dalla critica.
Nei due film l’approccio alla catastrofe è completamente diverso: poetico e verboso il primo (URSS), spettacolare e stereotipato il secondo (USA). Due caratteristiche che contraddistinguono e differenziano la cinematografia delle due nazioni.

“Dead Man’s Letters” (1986)

Nel film di Lopushansky la catastrofe nucleare è già avvenuta. Il regista è interessato a descrivere la vita nei bunker, le malattie, l’inverno nucleare, la mancanza di cibo, le relazioni fra i sopravvissuti, la solitudine e la rassegnata disperazione.
Vivendo sottoterra il tempo non ha più una ciclicità, i libri vengono usati solo per generare un po’ di calore, i sopravvissuti sono certi della propria estinzione. Uno scienziato vive nei sotterranei di un museo con la moglie agonizzante e, nella sua mente, scrive lettere a suo figlio disperso. Dopo la morte della moglie per caso scoprirà un gruppo di militari che prova a ibernare dei selezionati superstiti che possano risvegliarsi in un mondo meno contaminato. I criteri di selezione disgustano lo scienziato a tal punto da rifiutare questa opportunità e tornate nel suo bunker-museo a prendersi cura di un gruppo di bambini.
Nelle ultime struggenti scene si vedono questi bambini brancolare fra le macerie smarriti. Lo scienziato è evidentemente morto e nessuno si occuperà più di loro.

film di fantascienza russi
I film di fantascienza russi: “A Visitor to a Museum”
“A Visitor to a Museum” (1989)

Nel successivo film del regista, “A Visitor to a Museum” del 1989, il protagonista attraversa un mondo devastato da una catastrofe nucleare per recarsi in pellegrinaggio a un museo semisommerso visitabile solo per pochi giorni all’anno quando la marea si ritira.
Qui incontrerà altri sopravvissuti, alcuni normali, altri resi dementi dalla catastrofe. Lopushansky usa la catastrofe per girare un film filosofico che ricorda i film del suo maestro Andrei Tarkovsky.

Visivamente ricco di scene affascinanti (come l’epica sequenza del mare in burrasca, o quella in cui il protagonista si aggira nel deserto di rifiuti) e alcuni virtuosismi registici.

Più piatto, ma curioso, “Ugly swans” (2006) tratto dall’omonimo libro dei fratelli Strugackij. Degli alieni occupano una scuola e rieducano un gruppo di bambini.
Quali siano i loro veri scopi è difficile dirlo. Il protagonista non sa se combatterli o comprendere i cambiamenti che vogliono generare.

FANTASCIENZA E IRONIA RUSSA

kin-dza-dza

Di tutt’altro genere il popolare “Kin-dza-dza!” (1986) un film di fantascienza surreale e grottesco di Georgij Danelija in cui si narrano le disavventure di due umani che si teletrasportano per errore su un arido pianeta sconosciuto dalle strane usanze.
Gli umanoidi che lo abitano sono divisi in due caste e comunicano telepaticamente (anche se questo non impedisce loro di mentire) e la loro lingua parlata si riduce a poche parole fra cui il nome del padrone del mondo che tutti dichiarano spassionatamente di amare.

Più che il film è molto bella la versione animata del 2013 dello stesso regista insieme a Tatyana Ilina. I suoi punti di forza sono l’ambientazione desertica, le decadenti rovine degli edifici e i fantasiosi e arrugginiti apparecchi volanti. L’ottima animazione rende piacevole la visione di questo curioso film nonostante la lentezza.

I FILM DI FANTASCIENZA RUSSI DEGLI ULTIMI DECENNI

Negli anni ’90 la fantascienza viene abbandonata. I grandi e i curiosi film di fantasceinza russi svaniscono. L’interesse di quel decennio è più orientato su un genere allora quasi sconosciuto in Unione Sovietica: l’horror. Poche le pellicole di fantascienza interessanti. Fra queste “Posrednik”  (Vladimir Potapov – 1990), un film dalle atmosfere thriller su una silenziosa invasione aliena.

La nuova generazione di registi russi dimostra di avere imparato molto bene le dinamiche dei loro rivali statunitensi. I recenti film di fantascienza non sono più lenti, verbosi o filosofeggianti, bensì ricchi d’azione e di effetti speciali adeguati. Se da un lato le pellicole ne guadagnano in fruibilità, dall’altro perdono quel fascino che li caratterizzava.
Le caratteristiche comuni a questi film commerciali sono la smodata presenza di armi e il pesante uso della color correction che evidenzia il tipico gusto russo per i colori pastello.

“Attraction” (2017)

Ne è un esempio il recente “Attraction” (2017) in cui un’astronave aliena si schianta rovinosamente su Mosca.
Il regista Fyodor Bondarchuk è abituato a girare film spettacolari di puro intrattenimento: aveva già diretto i due deludenti capitoli della saga fantascientifica “The Inhabited island” (2008-2009), tratto da un racconto dei fratelli Strugackij, e il kolossal “Stalingrad” (2013). Fyodor è anche uno scaltro produttore di film di grande spettacolo e intrattenimento.  “August 8th” (Dzhanik Fayziev – 2012) racconta due diversi punti di vista della seconda guerra in Ossezia: quello di una madre che attraversa coraggiosamente un conflitto per salvare suo figlio e quella del bambino che interpreta la guerra come scontri fra super robot.

Un film che, nonostante alcune premesse, è orrendo.
Branded” è talmente copiato da “They live” (John Carpenter -1988) da poter essere considerato il suo ridicolo remake, ma, anziché alieni scheletrici, i cattivi di turno sono megacorporazioni che intendono rendere i cittadini del mondo una massa di ebeti consumatori.
Sceneggiatura quasi completamente incomprensibile e uso del CGI a caso.

Ottimi, invece, i due capitoli dei “Guardiani del giorno e della notte” (Timur Nuruachitovič – 2004 – 2006) tratti dall’omonimo best seller internazionale di Sergej Luk’janenko.
Un fantasy dalle forti tinte horror, spettacolare, ma ben fatto. Un antico accordo fra le forze delle tenebre e quelle della luce, perennemente in conflitto fra loro, rischia di essere rotto a causa di un eletto che dovrà scegliere da che parte stare, sbilanciando il potere delle due fazioni.

Egregiamente confezionati, anche se non certo originali, due recenti film: “Target” (Alexander Zeldovich – 2011) e “Terra nova” (Aleksandr Melnik  – 2008).
Nel primo, ambientato in una Russia senza più problemi socio/economici, un gruppo di annoiati benestanti scopre per caso quello che sembra essere l’elisir dell’eterna giovinezza.
Il futuro di “Terra nova” è ben diverso: l’abolizione della pena di morte ha come conseguenza il sovraffollamento delle carceri. Un gruppo di prigionieri viene deportato su un’isola ghiacciata per effettuare degli esperimenti sociali.

Restiamo in attese di vedere in anteprima al Trieste SCIENCE+FICTION Festival lo spettacolare “Salyut-7″ (2017) di Klim Shipenko, un film che sembra un incrocio fra “Apollo 13” e “Gravity” condito con un po’ di tamarraggine russa, sperando abbia una distribuzione anche in Europa.
Salyut-7″ racconta l’audace missione di salvataggio di una stazione spaziale russa realmente avvenuta nel 1985.

Una lista di film di fantascienza russi su Letterboxd.

Visita tutti gli articoli apparsi per lo speciale di B-SIDES Magazine: FANTASOVIET.
La fantascienza sovietica, russa e Est europea nella cultura, nei libri, nell’arte e nei film.

http://www.youtube.com/watch?v=XY8eYVXJO8g

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