FANTAITALIA – L’UOMO CHE CREDEVA NEI VAMPIRI. La vita e le opere di Emilio De Rossignoli.

La figura di Emilio De Rossignoli, saggista e narratore, uno dei personaggi più importanti per il genere fanta-horror in Italia, è ancora nell’ombra. Forse De Rossignoli, grandissimo conoscitore e innamorato del misterioso (o dell’insolito, stupendo termine oggi in disuso, nonostante sia perfetto per tradurre il tanto diffuso weird), attratto com’era dall’oscurità, vuole rimanere lontano dalla luce del sole anche dopo la morte.

l uomo che credeva nei vampiri Emilio De Rossignoli
l uomo che credeva nei vampiri Emilio De Rossignoli

Riportare alla luce la sua opera è però assolutamente necessario data

la quantità di gemme a suo nome (o più spesso pseudonimo), piccole o grandi, che sono sommerse nell’editoria del passato, spesso nelle molte collane economiche ignorate da qualunque storia della letteratura.

Grazie ad alcuni appassionati e studiosi negli ultimi anni sono stati riproposti Io credo nei vampiri (ed. or. Luciano Ferriani Editore, 1961) e H come Milano (ed. or. Longanesi, 1965), il primo dall’ormai scomparsa Gargoyle nel 2009, il secondo da Meridiano Zero nel 2017.

Ma altro rimane da dissotterrare. È quindi con grande felicità che saluto questo nuovo volume edito da Profondo Rosso e curato a sei mani da Massimiliano Boschini, Fabio Camilletti, Anna Preianò. Ho voluto incontrare i tre autori perché raccontassero ai lettori di B-Sides Magazine cosa contiene questo volume ricco di fascino.

La libreria Profondo Rosso a Roma in Via dei Gracchi
La libreria Profondo Rosso a Roma in Via dei Gracchi

B-SIDES: Quali sono le ragioni che vi hanno spinto a curare L’uomo che credeva nei vampiri. La vita e le opere di Emilio De Rossignoli? 

massimiliano-boschiniMassimiliano Boschini: La curatela del libro, per quanto mi riguarda, è stata l’atto conclusivo di un lungo percorso, cominciato su Anobii e sviluppatosi grazie ad un lavoro a più mani, che mi ha visto coinvolto con Anna e Fabio. Mi ha sempre spronato il desiderio di ridare “luce” ad un autore che mi ha entusiasmato fin da subito, per i testi e lo stile, caduto da tempo nel dimenticatoio e al quale volevo a tutti i costi ridare la giusta visibilità.

Anna PreianòAnna Preianò: Per me è stato un percorso tutto legato al caso, dove a “caso” e “destino” attribuisco lo stesso significato. L’entusiasmo di Max ha dato l’impulso iniziale, poi è subentrata una curiosità talmente pungente da farmi pensare a una volontà del conte vampirologo di essere riscoperto e raccontato. In seguito, l’incontro con Luigi Cozzi, l’unico che avesse effettivamente avuto contatti con lui, e un insieme di coincidenze.
Una per tutte: la casa di De Rossignoli si trova nella via che fa angolo con quella dove abitavo in quel periodo. Determinante l’incontro con Fabio, senza il quale il libro non sarebbe mai stato scritto. Penso che siamo un trio molto ben assortito (e non ci siamo quasi mai incontrati di persona): Max l’entusiasta, che imprime il movimento iniziale; Anna l’istintiva, che con fiducia cavalca i capricci del caso; Fabio il professionista, determinato nel dare forma a qualsiasi bizzarria con la sua penna creativa e rigorosa allo stesso tempo.

Fabio-CamillettIFabio Camilletti: In effetti, le circostanze che hanno dato vita al libro mettono a dura prova anche le più strenue resistenze (come quelle che ho io) contro l’idea junghiana di sincronicità. Ad ogni modo, e al netto di tutto: evidentemente era il momento giusto, e in diversi luoghi e da diverse traiettorie individuali siamo arrivati a intercettare la stessa perturbazione nello Zeitgeist.

Emilio De Rossignoli - Io credo nei vampiri
Emilio De Rossignoli – Io credo nei vampiri

B-SIDES:  Nonostante De Rossignoli sia stato un personaggio appartato sul quale è sempre aleggiato il mistero, sono moltissimi i legami alla cultura italiana degli anni sessanta e settanta. Come riassumereste la sua figura?

massimiliano-boschiniMassimiliano Boschini: Lo dici tu stesso, un autentico mistero. Scherzi a parte, se lasciamo da parte un attimo gli aspetti legati alla sua vita, da un punto di vista prettamente letterario non ho paura a definirlo un gigante. Capace di spaziare tra i generi più vari, era in grado di parlare sia alla casalinga di Voghera che al marito metalmeccanico, con risultati strabilianti. Mi ha sempre ricordato Scerbanenco, vuoi per la velocità di scrittura, vuoi per il saper trattare allo stesso modo amore e orrore, vita e morte. In passato ho avuto modo di accostati tra loro, in un articolo dedicato a “La Sepoltura” di Gianni Montanari, il cui tema era Milano. Se De Rossignoli fosse stato un po’ più “alla moda”, penso ne avrebbe tratto maggiore visibilità.

Anna PreianòAnna Preianò: Un fantastico outsider, capace di usare l’ironia per potersi esprimere più liberamente. Basta soffermarsi sul titolo Io credo nei vampiri. Una lettura ingenua lo prende per un atto di fede. Lo scaltro si chiede: “Ci è o ci fa?”. Il nerd riconosce subito la strizzata d’occhio a Io sono leggenda di Matheson (peraltro, nel 1962 Urania pubblicò H su Los Angeles: come non pensare che abbia ispirato H come Milano?). Io ci vedo l’agilità di un pensiero divergente per il quale non esistono confini tra vero e immaginato, tra realtà e finzione. Sui legami di De Rossignoli con la cultura italiana lascio la parola a Fabio, la vera autorità in materia.

Fabio-CamillettI Fabio Camilletti: De Rossignoli è il postmoderno in soluzione pura, che arriva ai lettori direttamente in vena senza gli schermi protettivi dell’università e della critica. Negli anni in cui Roland Barthes teorizza la “morte dell’autore”, De Rossignoli riesce – e proprio parlando di (non) morti – a sparire, letteralmente, dietro ai suoi innumerevoli pseudonimi. Mentre Giorgio Manganelli parla di “letteratura come menzogna”, De Rossignoli mescola allegramente fonti vere e fonti fasulle, recensisce se stesso fingendosi una romanziera statunitense di origine cèca, si inventa un vampirologo ungherese incontrato a Venezia e morto sulle barricate di Budapest nel ’56. Nel cuore degli anni Sessanta e dello scontro tra apocalittici e integrati, De Rossignoli spazia senza problemi dall’hard boiled all’horror, dal giallo classico al romanzo rosa, fino a ibridi di narrativa e saggistica come Io credo nei vampiri che restano incollocabili da un punto di vista dei generi. Ovvio, come diciamo nel libro, che un personaggio del genere lasci pochissime tracce di sé: una vera biografia e completa di Emilio De Rossignoli sarebbe molto difficile da realizzare, probabilmente risulterebbe di scarsissima utilità per lettori e critici, e in ogni caso lui non avrebbe gradito. Abbiamo i libri, però: e le maschere. È lì, credo, che si nasconde il vero Emilio De Rossignoli.

Emilio De Rossignoli
Emilio De Rossignoli

B-SIDES: Iniziando a sfogliare il libro noto che nell’introduzione si fa riferimento a Mattatoio 5. Libri persi e ritrovati, un sito dedicato ai libri perduti, strani, non convenzionali, fuori dagli schemi sul quale nacque l’interesse di cercare e di rileggere De Rossignoli e di indagare sulla sua vita.

massimiliano-boschiniMassimiliano Boschini: Mattatoio 5. Libri persi e ritrovati nasce sull’onda dell’entusiasmo, dopo la lettura di “H come Milano”, quando con Anna mi trovai a parlarne su un gruppo di Anobii, dedicato ai libri bizzarri e fuori dagli schemi. Mi piace pensare che un sito dedicato ai libri abbia gemmato un progetto analogo, seppur molto più piccolo e con prerogative diverse.
Mi piace ancora di più pensare a come, da qualcosa di immateriale come Internet, sia nato un libro cartaceo, capace di mettere ordine, di consolidare il lungo lavoro svolto sulla vita di Emilio.
Uno dei ricordi più vivi di questa esperienza è quando siamo andati al cimitero di Lambrate, sulle tracce della sua tomba. Emilio ci ha fatto conoscere, ci ha portato in dono anche Fabio e sono sicuro che il tutto facesse parte di un suo piano ben preciso. 🙂

Anna PreianòAnna Preianò: Infatti è proprio così. Mattatoio 5 è nato e continua a vivere per l’entusiasmo e la costanza di Max. È un bel posto da frequentare, aperto a chi abbia la passione per la riscoperta di libri dimenticati e, appunto, divergenti: «Ci piacciono i libri che indagano l’illecito, l’estraneo, il represso, il bizzarro, l’ignoto, la “cosa” perturbante che svela ciò che nel familiare è stranamente inquietante.» recita il manifesto. È un po’ che manco da lì, ma penso che presto tornerò.

Fabio-CamillettIFabio Camilletti: Stesso per me. Non sono stato fra i fondatori del sito, e anche oggi ci scrivo sempre più raramente, ma Mattatoio continuo a considerarlo casa mia.

Emilio De Rossignoli
Emilio De Rossignoli

B-SIDES: Entriamo nel vivo del libro. La prima parte consiste in un saggio biografico su Emilio De Rossignoli. Data l’estrema esiguità di fonti e di dati sulla vita e sulla bibliografia di De Rossignoli, di cui non si sapeva quasi nulla fino ad oggi, immagino che il vostro lavoro sia stato irto di difficoltà.

massimiliano-boschiniMassimiliano Boschini: Posso confermare, è stato un lavoro difficile e che ci ha spesso fatti girare a vuoto. Ci sono ancora molte lacune nella biografia di Emilio e mi spiace non essere riuscito a scoprire di più.
Il cruccio più grande è non avere scovato Giorgio Guglieri, il nipote di De Rossignoli, perché sono sicuro che avrebbe potuto darci una marea di informazioni, di gustosi aneddoti legati alla vita dello zio. Ricordo di averlo a lungo cercato sugli elenchi del telefono e di aver fatto una marea di telefonate, purtroppo senza successo. Il momento più eccitante, mi si passi il termine, fu quando scovai una lontana cugina, anche se poi non successe nulla perché la signora li aveva incontrati solo una volta, ad un matrimonio. Una prerogativa, che vale anche per i nomi che poi sono intervenuti a vario titolo sul libro, è che nessuno conosceva così bene Emilio da poterci dare una mano significativa nello sbrogliare la matassa. Probabilmente era una persona a suo modo schiva e penso che anche questo abbia contribuito a renderlo un autore di grande successo.

Anna PreianòAnna Preianò: Sì, non è stato facile, e ci sarebbe ancora da fare. Una delle cose più interessanti è stata la scoperta di una lettera di rifiuto di Rizzoli a un suo romanzo, Dottore in strage. È archiviata presso la Fondazione Mondadori. Fabio ha ipotizzato che si trattasse di Lager dolce Lager, un altro romanzo eccezionale, poi pubblicato da Ciscato con una prefazione in cui Valentino De Carlo (altro personaggio che meriterebbe un approfondimento) afferma provocatoriamente che il romanzo non gli piace affatto. Il nuovo titolo fa pensare alle delizie della nazisploitation anni Settanta.

Fabio-CamillettIFabio Camilletti: Qui, inevitabilmente, entrano in gioco le nostre diverse sensibilità. A me, personalmente, l’uomo Emilio De Rossignoli interessa fino a un certo punto: come ogni grande scrittore voleva che i suoi libri parlassero per lui, e per me tanto basta. Poi, certo, una lettera o una testimonianza apre una pista e allora la si segue – anche se magari porterà in un vicolo cieco.

B-SIDES: La seconda parte del libro comprende un romanzo breve intitolato Lilith (prima edizione nel n°16 de I Gialli che turbano col titolo Il mio letto è una bara). 

massimiliano-boschiniMassimiliano Boschini: L’uomo che credeva nei vampiri. La vita e le opere di Emilio De Rossignoli non solo ha avuto il grande merito di mettere nero su bianco alcuni aspetti della vita di De Rossignoli altrimenti ignorati, ma ha consentito di ridare vita ad una piccola e dimenticata perla come Lilith, nato come “romanzetto” da edicola e invece in grado di stupire per profondità e temi trattati.
Lo penso ancora molto attuale e dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, di come Emilio fosse in grado di parlare di qualsiasi cosa, nel modo migliore e senza paure. Dopo Scerbanenco, un altro nome a cui lo associo è Emilio Salgari, per la capacità di raccontare luoghi nei quali… non era mai stato 🙂

A tal proposito, ne approfitto per segnalarvi una cosa emersa proprio in questi giorni: un lettore del libro mi ha contattato, dicendo che nella casa paterna aveva alcune cartoline postali, inviate da De Rossignoli ai suoi genitori tra il 1968 e 1975. Tali cartoline erano state spedite dagli Stati Uniti, dalla Spagna e dal Regno Unito. Sappiamo almeno che in questi posti c’è andato!

Anna PreianòAnna Preianò: Lilith si mangia tutti i Twilight e le deprimenti, addomesticate derive vampiresche dell’ultimo millennio che inquinano gli scaffali delle librerie tentando di soffocare l’horror vero, quello selvaggio, che scava, fa pensare, illumina. Con quella sua ironia fulminante, De Rossignoli gli fa una recensione in Io credo nei vampiri, attribuendolo a una giovane e promettente scrittrice.

Fabio-CamillettIFabio Camilletti: De Rossignoli gioca molto – non solo in questo caso – sul contrasto fra il titolo italiano e quello dell’inesistente originale anglosassone: spesso, in quell’Italia in cui l’inglese non è ancora moneta corrente, adopera il finto titolo originale per disseminare indizi o suggerire differenti percorsi di lettura.
Ed è il caso di questo romanzo: il titolo italiano ci fa pensare a un mediocre thrilling da edicola (nonostante sia una citazione da Robert Louis Stevenson), ma quello inglese ci dice che stiamo manipolando archetipi.
Di fatto, Il mio letto e una bara e Lilith, benché identici parola per parola, sono due romanzi diversi, come diversi sono il Don Chisciotte di Cervantes e quello di Pierre Menard: da un lato una storia di sangue e sesso un po’ pruriginosa (per l’epoca: oggi I Gialli che turbano potrebbero stare nelle biblioteche dei conventi), dall’altro un fulminante romanzo di vampiri che sembra anticipare le Cronache di Ann Rice.

Emilio De Rossignoli - Lager dolce lager
Emilio De Rossignoli – Lager dolce lager

B-SIDES: La terza parte di questo scrigno misterioso dedicato a De Rossignoli contiene un esempio della sua attività saggistica uscito per Il Formichiere nel 1978, ovvero Gli efferati. Dallo sventratore alla saponificatrice…

massimiliano-boschiniMassimiliano Boschini: A proposito de Il Formichiere, penso ci sarebbe bisogno di un bell’articolo anche su di loro, dopo il successo incredibile de Le venti giornate di Torino di Giorgio De Maria

Tornando a noi, Gli efferati non poteva che finire nel nostro libro, è il simbolo della capacità di De Rossignoli di esser anche saggista. Certo, in questo campo prediligeva trattare di musica e cinema, ma prima o poi doveva anche arrivare a parlarci del macabro, era più forte di lui!

Anna PreianòAnna Preianò: Gli efferati riscrive le storie di serial killer notissimi e meno noti, con una sensibilità particolare per la psicologia dei personaggi. Anche qui c’è un killer “vampiro”, ma si privilegia il racconto dei suoi sogni alla Dalì pieni di croci insanguinate piuttosto che la sua “fame di globuli rossi”, come la chiamava il prosastico Gianni Di Bella nel Museo dei sanguinari, altro libro di serial killer di quegli anni.
Quei sogni, peraltro, sono una rielaborazione delle memorie dell’assassino stesso, pubblicate nell’antologia I vampiri sono tra noi a cura di Ornella Volta e Valerio Riva.

Fabio-CamillettI Fabio Camilletti: De Rossignoli, in fondo, ha sempre girato intorno allo stesso tema, che è poi quello che già si agita in Io credo nei vampiri: la barriera, fragile, che separa l’uomo civilizzato e razionale dalla barbarie. C’è da capirlo: aveva conosciuto i campi di lavoro tedeschi, la Seconda Guerra Mondiale, l’esodo giuliano-dalmata.

Per questo bisogna prenderlo assolutamente sul serio quando dice di credere nei vampiri: perché fra vampiri e umani, vivi e morti, il confine è veramente tenue, e leggendo Lilith – dove gli umani, e i cacciatori di vampiri in modo particolare, fanno veramente una ben misera figura – si finisce per chiedersi chi siano i veri mostri. 

B-SIDES: A proposito dei suoi articoli sull’occulto, quelli pubblicati sulla mitica rivista «Horror» di Alfredo Castelli e Pier Carpi, recentemente celebrata con un volume antologico da Nona Arte, sono rimasti nella memoria di chi li lesse a suo tempo. Sarebbe realizzabile un’antologia di questi e altri pezzi?

massimiliano-boschiniMassimiliano Boschini: Ci abbiamo spesso pensato, sarebbe un’altra opera in grado di far emergere tutta la grandezza di Emilio De Rossignoli. Purtroppo ci siamo sempre arenati per mancanza di tempo, ma mai dire mai, prima o poi De Rossignoli ci darà la giusta spinta per realizzare anche questo progetto.

Anna PreianòAnna Preianò: Sì, certo. Stiamo pensando a qualcosa di nuovo dove potrebbero trovare posto.

 

B-SIDES: La quarta e ultima parte del libro contiene alcuni interventi di Fabio Camilletti e Anna Preianò nonchè altri contributi di Danilo Arona, Alfredo Castelli, Luigi Cozzi, Fabio Giovannini e Giuseppe Lippi.

massimiliano-boschiniMassimiliano Boschini: È un aspetto del libro che reputo molto interessante, perché riporta esperienze dirette, talvolta vissute in prima persona, legate alla vita di Emilio.

È frustrante, lo è stato sicuramente nella fase di stesura della sua biografia, non aver mai trovato nessuno che lo avesse conosciuto da vicino. È il mio cruccio più grande e il fatto di aver trovato qualcuno che lo avesse incrociato nell’ambito lavorativo, anche solo una volta, ha lenito il disappunto. Se poi queste persone si chiamano Arona, Castelli, Cozzi, Giovannini e Lippi, il valore aggiunto delle testimonianze è inarrivabile.

Anna PreianòAnna Preianò: È una parte di grande valore e per me addirittura commovente. Ma mi resta la sensazione che qualche voce, da qualche parte, aspetti ancora di essere ascoltata.

FC: Recuperare De Rossignoli non significa solo recuperare un autore, una singola voce: significa riportare in vita un’epoca perduta. È un’operazione necromantica, se vuoi. Ogni operazione storica, del resto – come diceva Carlo Ginzburg – è un viaggio nel mondo dei morti.

B-SIDES: Dopo aver dato alle stampe un libro affascinante come L’uomo che credeva nei vampiri, che sicuramente soddisferà la curiosità degli appassionati di orrore nella storia e nella letteratura, c’è ancora qualcosa di suo che vi pare necessario riportare alla luce?

massimiliano-boschiniMassimiliano Boschini: Emilio scriveva anche su Playboy e mi piacerebbe recuperare questi testi. Mi capita spesso, ai mercatini, di trovare intere annate della rivista e di passare febbrilmente l’indice, alla ricerca del suo nome. Non ci crede mai nessuno, o meglio, il paginone centrale lo guardo solo in un secondo momento…

Anna PreianòAnna Preianò: C’è di sicuro e prima o poi lo troveremo. Con i numeri di Playboy faccio la stessa cosa di Max, con la differenza che, essendo femmina, la cosa suscita perplessità e ilarità. Alcuni numeri con suoi racconti, in effetti, li ho trovati.

Fabio-CamillettIFabio Camilletti: Playboy, certo: e tante riviste femminili, anche. Annabella, Gioia. Di suoi romanzi brevi pubblicati in Gioia ne ho diversi: fra questi, un gioiellino fantapolitico in cui un gruppo terroristico comunica adoperando cassette del Festival di Sanremo. Messaggi in codice dietro alle canzoni di Albano e Romina. Debbo confessare, peraltro, di avere una speciale predilezione per il De Rossignoli anni Ottanta, che ormai scrive quasi esclusivamente per editori e periodici “per signore”.

Con Sonzogno, per dire, pubblica nel giro di pochi anni tre romanzi ‘rosa’ (o, come amo dire, rosa-nero) che sono uno meglio dell’altro. Poi muore prematuramente, ma io credo davvero che, se fosse vissuto ancora, gli anni Ottanta sarebbero stati il suo decennio: crudeli, disincantati, modaioli. Pensiamo a un libro (e poi a un film) come Sotto il vestito niente: è la Milano di De Rossignoli, quella, il mondo della moda, delle riviste femminili, che nasconde abissi.
E avrei voluto anche sapere cosa avrebbe pensato, Emilio De Rossignoli, di un romanzo autenticamente efferato – e di certo nelle sue corde – come American Psycho.

Fabio Camilletti - Italia lunare
Fabio Camilletti – Italia lunare

B-SIDES: Vorrei porre ora qualche domanda a Fabio Camilletti, autore nel 2018 di un saggio che ho trovato illuminante e di grande lucidità intitolato Italia lunare: Gli anni Sessanta e l’occulto edito da Peter Lang.

In quel saggio, che consiglio a chiunque voglia approfondire il tema del fantastico italiano, si indagava come, nell’Italia del boom e delle rivolte studentesche, delle enormi trasformazioni economiche e culturali e protagonista di una modernizzazione inarrestabile, il paese riscoprisse il proprio volto perturbante e lunare, attraverso un vero e proprio boom dell’occulto che investì ogni settore dell’industria culturale.
In un certo senso L’uomo che credeva nei vampiri non è che un’appendice di quel tuo saggio.

Fabio-CamillettIFabio Camilletti: In realtà, cronologicamente, è stato l’inverso: sono usciti quasi in contemporanea, ma a L’uomo che credeva nei vampiri ho lavorato molto prima. Fanno comunque parte, entrambi, di quell’operazione necromantica, hauntologica che menzionavo sopra: l’esplorazione di un cono d’ombra (in tutti i sensi) nel passato prossimo della nazione.

B-SIDES: A cosa attribuisci un certo interesse crescente (ben al di là del periodo da te indagato in Italia lunare) per il weird e altre declinazioni del fantastico in Italia?

Fabio-CamillettIFabio Camilletti: Sicuramente a una democratizzazione dei processi editoriali. Il proliferare dei piccoli editori, il self-publishing, i social network e realtà come Google Books e Archive.org hanno incrinato il monopolio di editor e professionisti della cultura nella selezione del materiale da pubblicare, facendo così cadere assunti critici che erano, in realtà, il riflesso di precise scelte ideologiche: una su tutte, l’idea che l’Italia fosse aliena, per indole e costituzione, dalla letteratura gotica e fantastica.

La disponibilità immediata del vasto corpus del romanticismo nero, il ritorno in ebook dei Racconti di Dracula e del gotico popolare anni Sessanta, il recupero di autori come De Rossignoli, De Maria o Carlo Hakim De’ Medici o l’emergere di una certa vena folk horror, da Eraldo Baldini e Danilo Arona a un manipolo di giovani e meno giovani autori piemontesi, mettono il lettore di fronte a una realtà oggettiva, che è impossibile smentire a meno di continuare a guardare le stelle come Don Ferrante.

B-SIDES: Dopo Italia Lunare intendi proseguire nel tuo lavoro sull’occulto italiano?

Fabio-CamillettIFabio Camilletti: Sì. Ho appena cominciato a lavorare al seguito, che toccherà (ma forse lo si è già capito dalle mie risposte precedenti) proprio gli anni Ottanta. I lunghi anni Ottanta, in realtà, dal 1977 (l’anno del romanzo di De Maria, ma anche del capolavoro della ghost story all’italiana, Fantasma d’amore di Mino Milani) al 1992, quando si scatena la caccia alle streghe contro i fumetti splatter.

È una sfida, per me, specie perché quel periodo – a differenza dell’epoca trattata in Italia lunare – l’ho vissuto: la stagione dei fumetti splatter e dei Dylan Dog Horror Fest addirittura in prima persona. Dovrò quindi muovermi sul crinale fra storia e memoria, obiettività scientifica e ricordi personali: non sarà facile, ma di certo sarà stimolante.

B-SIDES: Ringraziandovi per la vostra disponibilità vi porgo un’ultima domanda: dopo un libro su De Rossignoli, dobbiamo aspettarci altri libri su altre figure chiave dell’epoca? Un saggio-antologia su Pier Carpi, per esempio sarebbe molto interessante.

Anna PreianòAnna Preianò: Sì, potremmo continuare, forse con la lentezza biblica che ci caratterizza, o forse no. Pier Carpi ci tenta molto, ma sarebbe un lavoro complicatissimo per varie ragioni. Tuttavia, se gli va di essere raccontato, ci mostrerà la strada.

Fabio-CamillettIFabio Camilletti: A me piacerebbe. Pier Carpi sarebbe molto interessante, così come Ornella Volta. Altra cosa che mi piacerebbe sarebbe una storia dell’Italia post-bellica attraverso le lettere dei lettori ai periodici dell’insolito, tipo Il Giornale dei Misteri. È tutto molto fluido: per parte nostra, restiamo curiosi, attivi, ricettivi.

L’uomo che credeva nei vampiri. La vita e le opere di Emilio De Rossignoli,
Massimiliano Boschini, Fabio Camilletti e Anna Preianò,
Edizioni Profondo Rosso
pp. 312 , € 29, 2019

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