LASSU’ NO – Filippo Scòzzari

Filippo Scòzzari, Lassù no

Se non conoscete Filippo Scòzzari siete messi male. Anzi, no, direi bene comunque, perchè ora, mentre state leggendo queste righe, come in uno scontro frontale con un Tir, potrete incontrare questo autore fondamentale del fumetto italiano. E grazie al volume appena pubblicato da Coconino, stupendo, tutto a colori, formato 21,5 x 29 cm, cartonato con sovraccoperta, profumato di stampa, potrete avere un assaggio della sua folle, disgustosa ed esaltante, volgarissima ed elegantissima opera.

Filippo Scòzzari
Filippo Scòzzari

Gli ossimori sono davvero necessari, per tentare di suggerire chi è Scòzzari e qual è la natura della sua opera. Per collocarlo nella storia del fumetto (che lui in un certo modo salta a piè pari) è necessaria una coordinata temporale. Nato a Bologna nel 1946, comincia a pubblicare nel 1975 su «Re Nudo» (la storica rivista di contrcocultura di Andrea Valcarenghi) e «Il Mago» (importante antologico edito Mondadori), poi su «Linus» e «Alter Alter». Sono gli anni in cui a Bologna così come a Milano e Roma il movimento degli anni sessanta entra in crisi e nasce una nuova onda politica, molto anomala, quella che si realizzerà pienamente nel Movimento del ‘77. In quell’anno nasce una rivista pazzesca: «Cannibale». Il primo numero è il 3, il secondo è il 4, 5, 6, 7, il terzo non ha numero. Per dire la follia… La fondano, insieme a Scòzzari, alcuni autori, oggi tutti leggendari: Andrea Pazienza, Tanino Liberatore, Stefano Tamburini e Massimo Mattioli. Dopo «Cannibale», sopravvissuto pericolosamente fino al 1979, c’è «Il Male», diretto da Vincino, in cui appaiono molte sue cose, tra cui una delle sue creazioni più folli e geniali: “Suor Dentona”. In quegli anni anfetaminici, sei mesi possono significare sei anni e quindi il 1980 è già tempo di una nuova rivista, forse la più importante di tutte quelle fatte negli anni ottanta in Italia. Sto parlando di «Frigidaire», nelle cui pagine, diretti da Vincenzo Sparagna, esploderanno i talenti grafici e narrativi di Stefano Tamburini, Andrea Pazienza, Tanino Liberatore e poi in seguito Giuseppe Palumbo, Massimo Semerano, Igort e molti altri ancora. Negli anni terribili in cui Tamburini e Pazienza muoiono di droga, Scòzzari è lì. È lì che osserva, che odia, che ride, che disegna, che vomita disgusto, che pubblica cose indimenticabili come “La Dalia Azzurra, “Il dottor Gek”, “Primo Carnera, tutti usciti anche in volume e l’adattamento (abusivo!) de “Il Mar delle blatte” di Tommaso Landolfi, uscito a puntate su rivista e mai riproposto in volume.

Filippo Scòzzari - Suor dentona
Filippo Scòzzari – Suor dentona

Nonostante l’opera di Scòzzari sia sempre di altissima qualità e potenza, forse è nei racconti brevi che ha dato il meglio. Ed è proprio di questo materiale che è composta la ricca antologia edita da Coconino. Aperta da un testo di Ratigher che trasuda ammirazione e chiusa da una postfazione di Michele Mari non meno esaltata, il volume ripercorre, con una scelta oculata, gran parte dei pezzi brevi e sparsi dell’autore, provenienti soprattutto dal periodo di «Frigidaire». Ci sono storie indimenticate come “Enzo Ferrari muore” o “Che cosa voglio disegnare” ma anche le ultime storie meno conosciute pubblicate sui numeri di inizio millennio di «Frigidaire».

Sono storie impossibili da riferire. Ci sono invenzioni assolutamente allucinanti e personaggi abbaglianti nella loro follia e ripugnanza grafica e morale, indimenticabili anche se la loro vita conta poche vignette. C’è una scelta cromatica assolutamente personale, accostamenti mai visti e una tendenza ad una psichedelia che solo Scòzzari ha declinato in questo modo. C’è un continuo schizzare in alto verso la liricità di situazioni, atmosfere, amori e odii e poi un precipitare nella lordura più totale, nel buco del nulla e nella ridicola miseria umana. E, insieme ad un’inventiva grafica stupefacente c’è uno stile di scrittura di devastante maniacalità, di comicità assoluta e caustica. C’è solo un altro autore che possa essere accostato alla capacità di rendere l’immondizia morale degli esseri umani: Altan. C’è un rapporto tra i personaggi delle sue storie lunghe e quelli, più surreali, più folli di Scòzzari ma pervasi dalla stessa bassezza e ritratti con simile disprezzo. Lo sguardo dell’autore, però, non si mette mai su un piedistallo, sapendo bene che, come dice Franco Maresco, «in ogni uomo, anche nel migliore, si nasconde sempre un gran pezzo di merda».

Scozzari

La lingua di Scòzzari, tra le cose più geniali mai apparse in campo letterario, è distrutta, è inglesizzata barbaramente, ha le y al posto delle i finali, distorce le parole per dare l’idea dell’istupidimento in cui il nostro pensiero si è ridotto. È mutata come i mostri delle radiazioni.

Il mondo di Scòzzari è un mondo folle e assurdo, sull’orlo del baratro e forse già oltre. Ma è rappresentato in maniera potentissima, con un senso del ritmo e dell’equilibrio grafico e letterario che non ha pari nel fumetto e che addirittura riesce a farci amare quell’inferno.

Una grande occasione, questo “Lassù no”, per recuperare molti dei suoi racconti migliori, per la maggior parte mai raccolti in volume prima. E per aprire gli occhi davanti ad uno dei più grandi fumettisti italiani.

Lassù no
Filippo Scòzzari,
Editore Coconino
pp. 224 – € 25 – 2019

Filippo Scozzari

 

1 thought on “LASSU’ NO – Filippo Scòzzari

  1. Questo Scòzzari Filippo è come un vulcano che erutta magma incandescente, ma anche molti lapilli incendiari e detriti carbonizzati. È una pioggia di diamanti che urtica e taglia come un’esplosione di schegge di vetro. È terrificante come Lautreamont, fornendo però una descrizione fedele di cosa sia il blu violetto del cielo in una giornata di sole a Palermo. E… Che personaggi!

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