2019: vent’anni di BLOODBUSTER. Intervista a MANUEL CAVENAGHI

2019 dopo la caduta di New york - MANUEL CAVENAGHI

Manuel Cavenaghi è, insieme all’inseparabile socio Daniele Magni, titolare di un negozio ormai mitico: Bloodbuster! In via Panfilo Castaldi, 21 a Milano si nasconde un negozio che dal 1999 si dedica interamente al cinema dalla B alla Z!

Oltre all’attività del negozio da tempo Bloodbuster è anche casa editrice. Tra i molti libri, imperdibili, editi negli anni citerei le autobiografie di Enzo G. Castellari, Sergio Martino e Luc Merenda, fonti di piacere assoluto per qualunque appassionato di cinema di genere. Inoltre sono assolutamente da ricordare i Dizionari, guide insostituibili ai generi italiani: si va da “Cinici infami e violenti. Dizionario dei film polizieschi italiani anni ’70” a “Cripte e incubi. Dizionario dei film horror italiani” (scritto interamente da Manuel Cavenaghi), da “Wild Angels – Dizionario dei biker movies” (sempre opera di Cavengahi) a “Matalo! Dizionario dei film western italiani”, da “Cuori matti. Dizionario dei musicarelli anni ’60” fino all’ultimissima uscita imminente ad opera del grandissimo Marco Giusti, ovvero l’attesissimo “Dizionario Stracult della Commedia Sexy all’italiana”!

Bloodbuster edizioni - MANUEL CAVENAGHI
Bloodbuster edizioni

B-SIDES: È uscito in questi giorni, edito da Gremese, il tuo volume dedicato ad un grande film postatomico di Sergio Martino. La domanda obbligatoria è: perchè “2019. Dopo la caduta di New York”?

MANUEL CAVENAGHIManuel Cavenaghi: Nasce da un’idea di Claudio Bartolini, curatore della collana. Insieme abbiamo curato l’autobiografia di Sergio Martino, “Mille peccati… nessuna virtù?” pubblicata per Bloodbuster edizioni e abbiamo stretto un legame molto forte con il regista. E allora un po’ per gioco ha iniziato a delinearsi un’idea: “l’anno prossimo è il 2019, perché non facciamo un libro su 2019. Dopo la caduta di New York?”. Alla re-visione della pellicola la pensata ha preso tutt’altra importanza. 2019 è un film fondamentale per raccontare il grande cinema nostrano. È l’ultima grossa produzione fantascientifica totalmente d’intrattenimento, che vuole competere con il mercato internazionale, realizzata con il meglio del comparto tecnico di allora. Basti scorrere l’elenco degli stuntman coinvolti per capire che un film del genere è impensabile al giorno d’oggi.

2019. Dopo la caduta di New York- MANUEL CAVENAGHI
2019. Dopo la caduta di New York- MANUEL CAVENAGHI

B-SIDES: Per scrivere questo libro hai utilizzato una messe di materiali e di fonti eccezionale. Ce ne vuoi parlare?

Manuel Cavenaghi: Lo ammetto, sono stato un privilegiato. Non capita a tutti di avere accesso a un tale archivio. Martino ci ha messo a disposizione il materiale Dania: una serie infinita di foto di scena, talmente belle che, grazie al supporto del Festival Alto Vicentino, abbiamo realizzato una mostra fotografica, visibile in questi giorni anche a Cinemarcord a Milano. Ma forse la cosa più eclatante è stata il rinvenimento dei tre diversi soggetti di lavorazione. La visione di Ernesto Gastaldi era molto diversa da quella del produttore Luciano Martino e nelle varie riscritture siamo passati da una fantascienza di stampo letterario, con forti connotazioni filosofiche sul ruolo delle religioni, al film d’azione con implicazioni ambientaliste che conosciamo.

B-SIDES: Hai intervistato quasi tutti gli autori, collaboratori e attori del film. È stata un’avventura impegnativa rintracciare tutti? Che soddisfazioni ti ha dato questa ricerca e a cosa ti è servita ai fini della scrittura del libro?

MANUEL CAVENAGHIManuel Cavenaghi: Leggendo in anteprima il libro di Bartolini dedicato a “Sotto il vestito niente” ho capito subito che la grande forza del suo lavoro era la polifonia del punto di vista sul film in questione. Ho trovato una serie di vicende e di riflessioni che non possono essere desunte dal critico di turno né dall’archivista, ma sono custodite solamente nella memoria di chi le ha vissute. Per questo sono partito alla ricerca dei protagonisti di 2019. L’avere agganciato Michael Sopkiw, che ora vive a Los Angeles e dirige un’azienda (e la sua incredibile storia meriterebbe un libro a sé), mi ha caricato. Poi ho contattato, sicuro di un rifiuto, Anna Kanakis, che invece è stata la disponibilità fatta persona, raccontando in lungo e in largo tutta la sua esperienza nel mondo del cinema. A quel punto il gioco era iniziato e non volevo più finirlo.

La cosa bella che ho riscontrato in tutti gli intervistati è stata il piacere di avere partecipato a quel film. Tutti hanno ricordato un set affiatato, sotto la direzione di regista che cercava il più possibile di alleggerire le tensioni, all’insegna del divertimento.

Michael Sopkiw e Anna Kanakis in "2019 - DOPO LA CADUTA DI NEW YORK" (1983)
Michael Sopkiw e Anna Kanakis in “2019 – DOPO LA CADUTA DI NEW YORK” (1983)

B-SIDES: Qual è la tua visione del genere post-atomico italiano? Quali sono i suoi film più riusciti? E quello più inguardabile?

Manuel Cavenaghi: Il postatomico è stato probabilmente l’ultimo filone con una sua identità forte del nostro cinema. I produttori di allora hanno saputo creare una serie di film di successo perché esasperavano l’estetica tamarra di quegli anni, con il ritmo degli action nostrani. E tutti i registi di allora hanno dato il meglio: Enzo G. Castellari, Bruno Mattei, Aristide Massaccesi, Lucio Fulci hanno sfornato titoli che ancora oggi vengono pubblicati in homevideo in tutto il mondo. Il migliore però penso sia proprio quello di Martino, perché è il più ricco di idee e di film di riferimento uniti tra loro: c’è “1997: Fuga da New York”, ma anche “Mad Max”, ma anche “Il pianeta delle scimmie”, passando per “Blade Runner” e “Alien”… insomma, è una fonte continua di sorprese. Ed è quello che dovrebbe fare ogni buon film. Difficile invece dire del peggiore. Sono troppo affezionato a quell’estetica e persino le ultime, poverissime pellicole realizzate con materiale di recupero hanno un fascino incredibile.

B-SIDES: Cosa pensi dell’impostazione della collana di Gremese I Cult del grande cinema popolare? Credi che possa trasformare il modo di vedere e di studiare il cinema di genere italiano?

MANUEL CAVENAGHIManuel Cavenaghi: Penso di sì. Confesso il mio iniziale scetticismo su monografie di singoli film. Soprattutto se non stiamo parlando di “2001 odissea nello spazio” o di “Quarto potere”. E invece i miei compagni di collana mi hanno fatto cambiare idea. Sono libri che vanno oltre la mera analisi cinematografica e il film in questione viene sì scandagliato (attraverso interessantissimo materiale inedito), ma diventa anche il pretesto per raccontare l’evoluzione del modo di fare cinema.

B-SIDES: Se al posto di 2019 di Sergio Martino ti avessero proposto di scrivere un libro su un Cult d’autore, a quale film ti saresti dedicato?

MANUEL CAVENAGHIManuel Cavenaghi: Domanda difficilissima. Senza pensarci, ti risponderei “Tetsuo” di Shinya Tsukamoto. Però, se è troppo di genere, allora ti direi “Viale del tramonto”. Un ritratto ineguagliato del cinema e allo stesso tempo dell’animo umano. Un film che, dietro una storia solida e scorrevole, pensata per arrivare a un pubblico il più vasto possibile, ha una molteplicità di letture che sarebbe stimolante approfondire. Peccato, in quel caso, non potere contare su chi lo ha realizzato.

Bloodbuster edizioni - MANUEL CAVENAGHI
Bloodbuster edizioni

B-SIDES: Quest’anno Bloodbuster compie 20 anni! E li  avete festeggiati a Cinemarcord, grande evento presso i Frigoriferi Milanesi. Ci parli di questo evento e delle pubblicazioni che avete presentato come Bloodbuster Edizioni?

MANUEL CAVENAGHIManuel Cavenaghi: È stata l’esperienza più incredibile della nostra storia. Approfittando della triplice ricorrenza del nostro anniversario, di quella dei 10 anni della collana cinema di Bietti edizioni e dei 25 anni di Nocturno, abbiamo realizzato insieme la festa dei nostri sogni: un convention che riunisse tutti i piccoli editori di cinema (libri, ma anche colonne sonore) insieme ai venditori di materiale da collezione, abbinato a incontri con i giganti del cinema di genere, da Avati a Vanzina, passando per Bava, Deodato, Martino e molti altri… un sogno. Noi per l’occasione abbiamo ospitato Marco Giusti che ha pubblicato per Bloodbuster edizioni il suo “Dizionario Stracult della commedia sexy”, con copertina e illustrazioni interne del maestro Enzo Sciotti, anche lui presente. Ed è andata meglio di ogni previsione. Cinemarcord è stata una festa nel vero senso della parola, un ritrovo di appassionati come mai si era visto. Nonostante fossimo esausti per l’organizzazione, io, Claudio Bartolini e Daniele Magni (il mio socio) siamo stati alimentati dall’entusiasmo di tutti. A questo punto è quasi un dovere che Cinemarcord ritorni presto…

Ringraziando Manuel Cavenaghi anche io mi auguro che Cinemarcord torni l’anno prossimo, perché è stata una delle manifestazioni di cinema più belle che abbia mai visto.

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