STRATAGEMMA TRENTASETTE – Pirati, magia, viaggi nel tempo nel nuovo romanzo di Giulia Abbate
STRATAGEMMA TRENTASETTE il breve romanzo di Giulia Abbate trasuda di filosofia e raffinata cultura orientale: il titolo di ogni capitolo è una citazione
Mare Cinese Meridionale – inizio del XVII secolo d.C.
Ikari, Commodoro mezzosangue al servizio dell’Impero britannico, tenta il suicidio rituale giapponese, mentre la sua nave sta venendo abbordata dai pirati.
La lama affilata affonda dolorosamente nelle sue viscere, quando la porta della cabina si apre e appare la giovane ammiraglia cinese della flotta pirata, che estrae un pistola semiautomatica e spara.
Inizio folgorante!
Come può la piccola pirata cinese Shi Yang essere in possesso di un’arma del XX secolo?
Forse perché questo XVII secolo è attraversato da Gente del Domani, persone catapultate nel passato da un futuro tecnologico imprecisato. Un futuro a cui non possono ritornare perché, probabilmente, il loro viaggio di sola andata è una sorta di ergastolo, che devono scontare gli avanzi di galera e i dissidenti politici.
Per sopravvivere in un tempo che conoscono solo dai libri di storia, contrabbandano tecnologia bellica. Di loro non si fida nessuno, ma le loro “magiche” armi fanno gola a tutti. E in Cina i giochi di potere sono sottili e spietati.
Avvincenti i combattimenti, le trappole e i viaggi per mare che deve affrontare Shi Yang, a capo della sua ciurma di pirati, per salvare se stessa, ma anche l’Impero, da subdoli intrighi, minacce di morte, segreti e doppi giochi, nonché rituali di magia nera nel cuore del Borneo.
Indimenticabili i personaggi: Ikari, il Commodoro anglo-giapponese salvato dalla morte (l’uomo a metà fra Due Regni), verso cui Shi Yang prova un’attrazione sempre più forte (“si sentiva legata a lui da corde di curiosità, aspettativa e desiderio”); Jia Can, la compagna di Shi Yang, giovane ed elegante ragazza-ragazzo, dalla figura delicata, ma micidiale nell’uso delle arti marziali, capace di saltare “di barca in barca” e “da un tetto all’altro con la leggerezza di una gru”; e, naturalmente, l’affascinante e indomita pirata Shi Yang, capace di governare un esercito e di tenere in pugno un impero, attratta da “le cose fluttuanti, i contrasti evidenti, le contraddizioni lasciate nude dal vento del Tao”.
Il breve romanzo di Giulia Abbate trasuda di filosofia e raffinata cultura orientale: il titolo di ogni capitolo è una citazione dall’Arte della guerra, da Trentasei Stratagemmi o dal Codice dei samurai.
Geniale che i protagonisti citino anche opere che, nella loro epoca, non erano ancora state scritte. Il racconto viene, così, costellato di frasi e poesie di Yukio Mishima, di Mao Zedong e perfino di mangaka giapponesi come Hiroaki Samura.
Una delizia che, però, non appesantisce la trama, anzi la ravviva.
L’idea di fondo (la presenza di gente del futuro confinata nel Seicento, che porta con sé meraviglie tecnologiche in grado di cambiare la storia) è presente anche in “Nelson”, il precedente romanzo di Giulia Abbate, che ha come protagonista un altro pirata (quello del titolo) ed è ambientato nell’Oceano Atlantico.
STRATAGEMMA TRENTASETTE
Giulia Abbate
Delos Digital
Pag 140 – 2022
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