IL COLLEZIONISTA DI CARTE – Guglielmo Tell gioca d’azzardo

Credo che il pubblico conosca Oscar Isaac soprattutto per la sua interpretazione del Duca Leto Atreides in “Dune” (Denis Villeneuve – 2021). Nello stesso anno, però, è uscito “Il collezionista di carte” di Paul Schrader. Il film, secondo me, è un capolavoro, e Oscar Isaac, qui protagonista, è strepitoso. Al Festival di Venezia gli avrei fatto vincere il leone d’oro come miglior attore, e a Schrader quello come miglior regista e sceneggiatore.

Il collezionista di carte
Il collezionista di carte

Al di là dei premi, consiglio comunque di recuperare questo film, come tutti i film di Paul Schrader, esponente di spicco della New Hollywood forse un po’ troppo sottovalutato, emerso negli anni Settanta come sceneggiatore del capolavoro di Martin ScorseseTaxi Driver” (1976), con l’indimenticabile Robert De Niro. Il suo film più famoso è “American Gigolo” (1980), con Richard Gere.

Il suo è uno sguardo critico e severo sulla società americana, e nel “Collezionista di carte” non si smentisce.

Curioso il nome del protagonista, William Tell (Guglielmo Tell, come l’eroe nazionale svizzero), talentuoso giocatore d’azzardo, ma con un suo rigoroso codice morale. Conduce una vita sottotono (quasi da monaco), come le sue vincite ai casinò, volutamente modeste per non dare nell’occhio, che gli consentono, però, di mantenere un tenore di vita adeguato alle sue esigenze.
Non vuole la ricchezza. Non vuole il successo. Forse, giocando, cerca solo di dimenticare il passato, di espiare le sue colpe.
Ha imparato a giocare a carte in prigione, diventando l’uomo capace di ricordare tutte le carte che si sono susseguite durante una partita (“The Card Counter” come recita il titolo originale, più comprensibile di quello italiano, decisamente fuorviante).


Uscito di prigione, ha scelto di guadagnarsi da vivere in questo modo: spostarsi quasi quotidianamente in giro per l’America, da un casinò all’altro, da un albergo all’altro.
Ma gli anni da militare, lo spettro di Abu Ghraib e delle torture a cui ha assistito in Iraq lo nauseano al punto che gli anni in carcere sono per lui un piacevole ricordo, una giusta espiazione.
La sua routine viene, però, sconvolta dall’incontro con un ragazzo, che lo fa ripiombare nel passato. Il senso di responsabilità nei suoi confronti lo spinge a entrare nel giro delle scommesse di alto livello e a guadagnare per lui una somma sufficiente a renderlo indipendente e a farlo desistere da ogni desiderio di vendetta nei confronti degli ufficiali dell’esercito, che hanno calpestato i diritti umani durante la guerra in Iraq.
Mentre è facile per William Tell entrare nel giro del gioco d’azzardo (grazie all’aiuto di La Linda, finanziatrice navigata e senza scrupoli), molto più difficile far cambiare idea al ragazzo. Del resto, il desiderio di vendetta è nascosto, ma ancora vivo anche dentro di lui.

Il collezionista di carte
Il collezionista di carte

Toccante la scena finale.
Notevolissima anche la colonna sonora di Robert Levon Been (membro del famoso gruppo rock Black Rebel Motorcycle Club) e Giancarlo Vulcano.

Interessante scoprire che il padre di Robert Levon Been, Michael Been, aveva già lavorato con Schrader alla colonna sonora del film “Lo spacciatore” (1992).

Nei film di Schrader, la colonna sonora è sempre importante, basti pensare a quella di “American Gigolo” (1980), colonna sonora di Giorgio Moroder con la canzone “Call Me” dei Blondie, “Il bacio della pantera” (1982), colonna sonora di Giorgio Moroder con la canzone “Cat People” di David Bowie, “Mishima” (1985), colonna sonora di Philip Glass, “Cortesie per gli ospiti” (1990), “Le due verità” (1999), “Autofocus” (2002), colonne sonore di Angelo Badalamenti, “The Walker” (2007), colonna sonora di Anne Dudley

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